Per pagarsi gli studi, dovette lavorare come servitore. Dopo la laurea diventò assistente di Robert Boyle e lavorò nel suo laboratorio di Oxford.
Da lì entrò in contatto con l'Invisible College (il precursore della Royal Society) e iniziò a stabilire rapporti coi pensatori più influenti. Fu Boyle ad assicurargli, nel 1662, la posizione di «curatore» degli esperimenti a Londra.
Hooke possedeva un'irrequieta energia e saltava da un entusiasmo a un altro. Non riusciva mai a concentrare l'intera attenzione su qualcosa, e quindi a molti appariva più o meno un dilettante. La sua maggior opera, Micrographia, era fondamentalmente un trattato sulla microscopia, ma includeva anche parecchie teorie originali sulla natura della luce.
Pubblicato nel 1665, era un libro che Newton conosceva bene e in segreto ammirava.
Hooke e Newton furono acerrimi nemici. Possedevano caratteri diversissimi. Hooke amava frequentare i caffè, le chiacchiere con gli amici davanti a una bottiglia di porto, e le attenzioni di un'amante per volta, come minimo. Annotava gli exploit sessuali e la qualità degli orgasmi nel suo diario. Newton conduceva un'esistenza di monacale austerità e isolamento al Trinity College di Cambridge. Al di là di questo, Newton nutriva disprezzo per chiunque sfiorasse un argomento solo in superficie, come Hooke sembrava fare.
Per parte sua, Hooke vedeva in Newton l'aridità di un uomo senz'altro brillante, ma anche ossessivo, sempre convinto di essere nel giusto, con un'immagine troppo rosea di se stesso. I rispettivi ego ingrandirono oltre misura le differenze, per cui entrambi, inconsciamente, difesero il proprio operato e nessuno dei due riuscì a dare credito all'altro.
Rimasero implacabili nemici fino alla morte di Hooke, nel 1703.
Ipazia (circa 380-415)
Come dice Charlie Tucker, Ipazia era «un soggetto notevole». Poco si sa della sua vita. Si ritiene sia nata attorno al 380 d.C. Il padre, Teone, era un insigne matematico che insegnava alla grande scuola della biblioteca di Alessandria.
Si sa che Ipazia viaggiò molto e in seguito divenne una rispettata studiosa, nota soprattutto per il lavoro in campo matematico e della scienza in generale. Le vengono attribuiti tre importantissimi trattati di geometria e algebra e uno di astronomia. Stando ad alcuni resoconti, fu anche l'ultimo direttore della biblioteca di Alessandria.
Ebbe una morte violenta. Sospettata di stregoneria, venne trascinata fuori dalla scuola, in strada, da una folla di cristiani, che la scorticò con gusci d'ostrica.
Era notevolmente moderna nel suo pensiero. Sosteneva che: «Tutte le religioni formali e dogmatiche sono fallaci, non devono mai essere ritenute la verità definitiva da chiunque rispetti se stesso». Ha detto anche: «Riservatevi il diritto di pensare, perché anche pensare in maniera sbagliata è meglio che non pensare affatto».
Non meraviglia che i primi cristiani la odiassero.
Libreria Cooper
William Cooper possedeva una libreria in una zona di Londra chiamata Little Britain, celebre per la sua tradizione letteraria. Isaac Newton la frequentò realmente e si recò a Londra al preciso scopo di acquistare libri lì. William Cooper era una figura rispettata, però era anche noto come mercante di testi occulti illegali. Fu per Newton un contatto importante, gli procurò molti libri proibiti quando lo scienziato cominciò a sperimentare con l'alchimia, attorno al 1670.
Isaac Newton (1642-1727)
Pensando a Isaac Newton, di solito lo si associa a una mela che cade da un albero e fa scattare la scintilla della sua teoria della gravità. In realtà, prove molto convincenti suggeriscono che non sia arrivato alla teoria in quel particolare momento. In effetti, la vera ispirazione che lo avviò sulla strada di una delle più importanti teorie scientifiche gli venne dall'interesse per l'occulto.
Isaac Newton nacque nel 1642 da una famiglia relativamente ricca che viveva nel paese di Woolsthorpe, vicino a Grantham, nel Lincolnshire. Fu sempre un ragazzo piuttosto distaccato, introverso, che non se la cavava particolarmente bene a scuola, finché, all'età di quattordici anni, non venne notato dal suo preside, Henry Stokes.
Entrò all'università di Cambridge nel 1661 e ben presto finì sotto l'influenza di docenti che videro qualcosa in lui e lo incoraggiarono.
Importantissimi furono due insegnanti di Cambridge, Henry More e Isaac Barrow, entrambi studiosi di scienza ma anche adepti dell'antica arte dell'alchimia, un interesse che trasmisero a Newton.
Per lui, l'alchimia era un mezzo per raggiungere un fine. Era un puritano che credeva nell'idea della parola e dell'opera di Dio. In altri termini, era devoto agli insegnamenti della Bibbia e riteneva proprio dovere svelare l'enigma della vita, indagare su tutto ciò che è possibile conoscere del mondo, cioè studiare l'opera di Dio.
Ai suoi tempi, l'alchimia era un'attività fuorilegge, punibile con la morte.
E lasciar trapelare quell'interesse avrebbe distrutto la sua reputazione accademica. Comunque, dedicò alla ricerca alchemica molto più tempo che alla pratica scientifica ortodossa. Alla sua morte, nel 1727, si scoprì che possedeva la maggior biblioteca di letteratura occulta mai esistita e che lui stesso aveva scritto oltre un milione di parole sull'argomento.
Mentre studiava l'alchimia, seguiva anche una normale carriera scientifica. Divenne il secondo professore lucasiano di matematica a Cambridge (cattedra oggi occupata dal professor Stephen Hawking), succedendo all'amico e mentore Isaac Barrow nel 1669, alla giovane età di ventisette anni. Dal 1670 in poi cominciò a guadagnarsi fama all'esterno dell'università di Cambridge e venne accettato come membro della Royal Society.
Stando ai testi di storia, il suo maggior successo, la scoperta della legge di gravità nel 1666, ebbe luogo mentre si trovava a casa della madre, a Woolsthorpe. È vero che Newton, assieme al resto della comunità accademica, lasciò Cambridge negli anni della pestilenza, 1665-66, e che tornò a vivere con la madre nella casa rurale. È persino possibile che un giorno si sia trovato seduto sotto un melo, mentre rifletteva sul significato della gravità, e che abbia visto cadere una mela. L'evento potrebbe aver stimolato le sue riflessioni, ma è ridicolo credere che l'intero concetto della gravità si sia materializzato di botto nella sua mente. Probabilmente, Newton inventò quella storia per nascondere il fatto di aver usato l'alchimia per arrivare alla sua famosa teoria.
Elaborare la teoria della gravità gli richiese quasi vent'anni. La formulazione definitiva cominciò a prendere corpo solo quando egli pose mano al suo grande libro, i Principia Mathematica, pubblicato nel 1687.
Nei due decenni fra la prima scintilla dell'ispirazione nel giardino di Woolsthorpe e l'apparizione di quell'opera, molte influenze contribuirono alla teoria.
In primo luogo, la matematica. Newton era un matematico eccelso. A ventiquattro anni era il più avanzato dei tempi. Era anche uno scienziato sperimentale nato e aveva assorbito l'intero canone scientifico esistente.
All'inizio della pestilenza, nel 1665, al ritorno in campagna, aveva già superato i grandi pensatori dell'epoca, compresi Robert Boyle e René Descartes, e iniziava a formulare idee proprie. Grazie a quei talenti, fu in grado di cominciare a capire che la gravità è responsabile dei moti dei pianeti. Riuscì anche a suggerire un rapporto fra la distanza che separa due corpi (pianeti, ad esempio) e la forza di gravità tra loro: la legge dell'inverso dei quadrati.
All'epoca, l'idea che un oggetto potesse influenzare il movimento di un altro senza toccarlo era inimmaginabile. Questo comportamento è oggi chiamato «azione a distanza» e lo diamo per scontato, ma a quei tempi nessuno riusciva a capirlo. Era ritenuto una proprietà magica o occulta.
Attraverso gli esperimenti alchemici, Newton riuscì ad accostarsi alla gravità con mentalità più aperta di molti suoi colleghi. Cominciò a studiare l'alchimia attorno al 1669. Si recò a Londra, ad acquistare libri proibiti da altri alchimisti, e condusse esperimenti in privato, nascondendoli alle autorità e ai rivali della comunità scientifica. I suoi primi tentativi furono semplicissimi, ma dopo aver letto tutto il possibile sull'alchimia superò i limiti fissati dai predecessori. Da vero scienziato, affrontò ogni esperimento ricorrendo a logica ed estrema precisione. Scrisse meticolosamente tutto ciò che scopriva. Mentre gli alchimisti del passato avevano proceduto alla cieca per anni, senza realmente sapere cosa facessero, Newton adottò un approccio sistematico.
Un'altra grande differenza tra lui e i predecessori fu che a Newton non interessò mai produrre l'oro. Il suo unico scopo nello studio dell'alchimia era scoprire quelle che riteneva le leggi fondamentali che governano l'universo. Forse non si rese conto che sarebbe giunto alla teoria della gravità tramite l'alchimia e altre pratiche occulte, però pensava esistessero leggi basilari, ovvero conoscenze antiche nascoste, che avrebbe potuto individuare con le sue ricerche.
L'alchimia lo aiutò quando, osservando i materiali nel crogiolo, si rese conto che agivano sotto l'influenza di forze. Vide particelle attirate da altre, e particelle respinte da altre, senza che tra loro ci fossero contatti fisici o legami tangibili. In altre parole, vide l'azione a distanza nel crogiolo alchemico. Cominciò allora a capire che anche la gravità avrebbe potuto agire in quel modo e che quanto accadeva nel microcosmo del crogiolo e del fuoco dell'alchimista poteva forse accadere anche nel macrocosmo, nel mondo di pianeti e stelle.
Ma erano in gioco anche altre influenze occulte. Dal 1675 circa, quando Newton era sulla trentina, fino alla morte nel 1727, fu ossessionato dalla religione e dedicò anni allo studio della Bibbia. Riteneva che l'origine di ogni vera conoscenza derivasse dai popoli descritti nell'Antico Testamento. Riteneva re Salomone l'autorità assoluta.
Lo definì «il più grande filosofo del mondo» e trascorse anni a studiare la struttura del tempio di Salomone com'è descritta nel libro di Ezechiele dell'Antico Testamento.
Eretto attorno al 1000 avanti Cristo, su un luogo già sacro agli ebrei, il tempio di Salomone era il simbolo di saggezza e fede più venerato molto prima che Newton ne fornisse la sua personale interpretazione. Dall'epoca della costruzione fino all'Illuminismo, quasi tremila anni dopo, il tempio fu riverito come lo erano state le piramidi o Stonehenge dai fedeli pagani.
Newton pensava che Salomone avesse codificato la sapienza degli Antichi, che sta alla base dell'Antico Testamento, nella struttura del tempio. Credeva inoltre che analizzando la Bibbia, usando come chiave la disposizione del tempio, si potessero profetizzare eventi futuri. Stando a lui, la struttura dell'edificio era una chiave interpretativa: le dimensioni e la sua geometria fornivano indizi sui tempi e su ciò che avevano detto i grandi profeti biblici (soprattutto Ezechiele e Daniele).
Combinando la struttura architettonica del tempio con le proprie interpretazioni delle sacre scritture, Newton elaborò un dettagliato profilo di una «cronologia mondiale» alternativa. Al suo interno stabilì date per avvenimenti, per esempio il secondo avvento e il giorno del giudizio.
Ma la configurazione del tempio di Salomone lo aiutò anche in altri modi. Newton descrisse l'antico edificio come “... un fuoco per offrire sacrifici [che] ardeva perennemente al centro di un luogo sacro” e visualizzò il centro del tempio come un fuoco attorno al quale si riunivano i fedeli. Definì quel tipo di struttura prytaneum.
L'immagine del fuoco al centro del tempio, coi discepoli disposti in cerchio attorno alla fiamma, agì da nuova scintilla per la formulazione del concetto della gravità universale. L'idea basilare fu questa: anziché semplicemente vedere i raggi di luce che si irradiavano dal fuoco verso l'esterno, era possibile visualizzarli anche come una forza che attirava i fedeli verso il centro. In questo schema, i parallelismi tra sistema solare e tempio sono evidenti: i pianeti erano simboleggiati dai discepoli, e il fuoco (talora chiamato «il fuoco nel cuore del mondo«) era il modello del sole.
Unendo quello schema all'azione delle forze che aveva osservato nel crogiolo e alla scoperta della legge dell'inverso dei quadrati, riuscì a elaborare l'idea che esista una forza invisibile che agisce fra tutti gli oggetti, la cui intensità diminuisce allontanando gli oggetti l'uno dall'altro.
Il cambiamento della forza è governato sempre dalla legge dell'inverso dei quadrati.
Queste influenze, combinate con gli esperimenti che Newton conduceva nelle sue stanze e le osservazioni di pianeti e comete, lo convinsero della sua teoria. Il suo lavoro giunse a maturazione nei Principia, considerati oggi forse il più importante trattato scientifico mai scritto. Ironicamente, è un libro che uscì non solo dal genio scientifico di Newton ma anche dalla sua ossessione per l'occulto e le conoscenze degli Antichi.
Isaac Newton era un uomo molto sgradevole, segnato dall'infelicità infantile. Il padre morì prima che lui nascesse, e quando Isaac aveva tre anni, la madre, alla quale era legatissimo, si risposò e lo lasciò dai nonni.
Non superò mai quel rifiuto (o così lo vedeva lui). Divenne un individuo introverso, chiuso, per il quale era quasi impossibile instaurare amicizie.
Nel 1692, a cinquant'anni, subì un collasso nervoso. Si verificò quasi subito dopo l'inizio del profondo coinvolgimento nell'occulto e la fine di una relazione omosessuale con Nicolas Fatio du Duillier. Newton abbandonò la scienza quasi da un giorno all'altro. Nel 1696 lasciò la casa a Cambridge e si trasferì a Londra. Diventò direttore della zecca reale e spedì molti al patibolo per il reato di tosatura (che consisteva nel sottrarre metallo dai bordi delle monete per poi fondere oro e argento). Divenne membro del parlamento per l'università di Cambridge. Fu una figura molto influente e ricca dell'establishment, famoso e lodato per i suoi contributi alla scienza e allo Stato. I suoi interessi occulti rimasero segreti fino alla morte e oltre.
Ordine della Sfinge Nera
Come i Guardiani, l'Ordine della Sfinge Nera è frutto d'invenzione.
Comunque, entrambe le organizzazioni sono basate su vere società segrete e gruppi occulti che esistono da molti secoli.