Gai-Jin (222 page)

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Authors: James Clavell

Tags: #Fiction, #Action & Adventure

BOOK: Gai-Jin
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La correttezza gli imponeva di sigillare le lettere di André, scrivere un rapporto riservato con la descrizione degli avvenimenti e le varie testimonianze, sigillare anche questo rapporto e mandare tutto a Londra lasciando che fossero gli altri a decidere. Le loro camere blindate e i loro archivi contengono montagne di segreti. Che scelgano loro se mantenere la questione segreta oppure no.

Bene, questa sarebbe la procedura corretta, l'unica possibile.

Sicuro di aver preso la decisione giusta raccolse le pagine e le gettò a una a una nel camino; le osservò con soddisfazione mentre si arricciavano, si annerivano e poi s'infiammavano.

Non è un gesto avventato.

Non contengono alcuna prova certa e in ogni caso la povera ragazza è stata una vittima delle circostanze, André era un pericoloso e attivo agente segreto di una potenza nemica e se soltanto avesse commesso la metà dei crimini elencati nel dossier avrebbe meritato di andare all'altro mondo decine di volte.

Che queste pagine siano vere o false adesso la polvere torna alla polvere.

Quand'ebbe finito alzò il bicchiere in un brindisi all'indirizzo della miniatura.

“L'ho fatto per te, mia cara” disse.

E si sentì felice.

Capitolo 62


 

Intorno a mezzanotte Tyrer finalmente riuscì a lasciare la Legazione per dirigersi verso la banchina della Struan.

Gli doleva la testa come mai prima d'allora, non aveva avuto il tempo di cenare né di pensare a Hiraga e a Fujiko, non si era occupato d'altro che di lavorare.

Portava la cartella ufficiale dei dispacci del governo di Sua Maestà e in tasca aveva la traduzione redatta all'ultimo momento alla quale avrebbe invece voluto dedicare molta più attenzione. Affrettò il passo.

La banchina era affollata.

Qualcuno era li per dare l'addio agli ultimi passeggeri, ma la maggior parte dei presenti circondava il commissario di bordo della Belle per consegnargli l'ultima posta diretta alle sedi di Hong Kong e Shanghai, agenti di assicurazione, fornitori, spedizionieri e banche, tutti coloro che potevano aver bisogno di conoscere l'ammontare dei danni causati dall'incendio.

Tyrer vide che Angélique stava parlando con Gornt. Al di là del folto gruppo Pallidar parlava con alcuni ufficiali che si stavano imbarcando come passeggeri e in fondo al molo sir William conversava con Maureen Ross. Vedendo la ragazza si ricordò all'improvviso di Jamie e Hiraga, e di aver promesso a Jamie di informare il suo superiore della presenza a bordo degli “studenti”.

Si fece largo tra la folla.

“Buonasera, signorina Maureen, scusatemi sir William, ma forse vorrete prendere visione di questo.” Gli porse la traduzione. “Mi assicurerò di affidare i dispacci in mani sicure.”

Si diresse subito verso il commissario di bordo per evitare l'inevitabile scoppio d'ira. Il commissario, un uomo basso di statura e irascibile, era ancora preso d'assalto da una lunga coda di persone che si contendevano la sua attenzione.

Tyrer le superò incurante delle imprecazioni, “Aspetta il tuo dannato turno”, dicendo: “Mi dispiace, ordini di sir William, affari di Sua Maestà. Una ricevuta, per favore”.

“Va bene, va bene, cosa c'è di tanto urgente?” Mentre il commissario prendeva diligentemente nota sul suo libro del plico consegnatogli Tyrer lanciò un'occhiata a sir William che, avvicinatosi a una lampada, scorreva il foglio.

Il volto contorto in una smorfia, si lasciò sfuggire alcune imprecazioni che destarono lo stupore di quanti gli erano vicini, non tanto per il linguaggio quanto perchè era uno scoppio di rabbia inaspettato.

Dopo aver mormorato alcune parole incomprensibili diede le spalle alla folla.

Il breve documento, privo delle solite frasi cerimoniali, proveniva dal Roju, era firmato tairò Nori ed era sfrontatamente indirizzato Al Capo dei Gai-jin. Tyrer lo aveva tradotto meglio che poteva rispettandone il tono e inserendovi qualche parola in più solo quando necessario: Il Roju si congratula con voi e con gli altri gai-jin per come avete salvato le vostre vite e poco altro dall'incendio appiccato da facinorosi rivoluzionari.

Domani il Governatore di Kanagawa vi manderà 500 coolie per aiutarvi nell'evacuazione da Yokohama, chiaramente annunciata dagli dèi e confacente ai desideri che l'Imperatore vi ha espresso più volte.

Quando tornerete, se mai tornerete, datecene notizia con largo anticipo. Un gruppo selezionato di gai-jin potrà insediarsi a Deshima, nel porto di Nagasaki, da dove, come in passato, svolgerà i suoi commerci. Con cordialità.

“Phillip!” Tyrer finse di non sentire e non si voltò, limitandosi a prendere la ricevuta dal commissario. Gli uomini intorno lo sollecitavano con modi rudi e sbrigativi: “Veloce, per Dio, quanto tempo ti ci vuole... muoviti, sta arrivando!”.

La lancia vuota di ritorno dalla Belle stava attraccando. Tyrer vide che Jamie non era a bordo. Il nostromo si sporse dalla cabina e gridò: “Tutti a bordo!”.

Nella confusione che segui Maureen lo raggiunse. “Phillip, quando torna Jamie?”

“Sicuramente con l'ultimo viaggio della lancia, se non prima” rispose lui chiedendosi se Jamie le avesse confidato il loro piano. “Manca almeno un'ora alla partenza.”

“Tyrer!”

“Perdonatemi, devo andare. Sissignore?” gridò.

Prese un lungo respiro, si fece coraggio e si avviò.

“Tra mezz'ora, Phillip” cominciò sir William quasi strabico per la rabbia, “Tra mezz'ora voglio che traduciate per me la risposta e in modo molto accurato, per Dio.”

“Sissignore, a proposito...”

“Andate a chiamare... ah, eccolo, credo di averlo visto.” Vedendo l'espressione dipinta sul volto del ministro gli uomini si ritrassero ammutoliti e divennero tutt'orecchi. “Pallidar, radunate i dragoni, voglio che portiate un messaggio cordiale al governatore di Kanagawa... subito.”

“Questa sera, signore?” A Pallidar bastò un'occhiata per aggiungere: “Oh!

Sissignore, scusate, signore, all'istante, signore”.

“Per favore, sir William” si affrettò a dire Tyrer prima che il ministro se ne andasse, “non ho avuto il tempo di parlarvene prima ma ho acconsentito alla richiesta di due studenti giapponesi che vogliono viaggiare e visitare l'Inghilterra di salire a bordo. Mi hanno salvato la vita ieri notte, spero che vada bene.”

“Che vi abbiano salvato la vita? Ne dubito.” Lo trapassò con lo sguardo. “Se avete approfittato del tempo di Sua Maestà per trasformarvi in un agente di viaggio credo che mi dobbiate una spiegazione soddisfacente. Pallidar, presentatevi da me in forze tra un'ora e preparatevi a portare il mio messaggio con la necessaria durezza, per Dio!” E' così dicendo se ne andò.

Pallidar si soffiò il naso perchè soffriva ancora di un forte raffreddore.

“Che cosa diavolo gli succede?” Tyrer gli si avvicinò e gli raccontò dell'ultimatum. “Mio Dio, allora non c'è da stupirsene. Che sfrontatezza!

In realtà sono contento se si vedrà un pò d'azione, tutto questo temporeggiare sta facendo infiammare il collo e le emorroidi del generale.”

Rise più per il nervosismo che per la battuta.

Sopraggiunse Hoag. Indossava ancora la divisa da chirurgo macchiata sulle maniche e sul petto di sangue rappreso, e ansimando trascinava pacchi e valigie e il cilindro. “Credevo di non farcela. Perché ridete?”

“C'è ancora tempo” rispose Tyrer chiedendosi, come anche Pallidar, quale fosse il contenuto della lettera di Angélique notificata da sir William che Hoag portava a Hong Kong in risposta all'altra lettera, anch'essa segreta, che era stata consegnata quando si era saputo che non portava in grembo il figlio di Malcolm.

Dal giorno del ritorno di Floag i punti essenziali dell'ultimatum di Tess erano di dominio pubblico e oggetto di appassionate discussioni. “Vi auguro un buon viaggio. Andrete in India, vero?”

“Sì, dovrei arrivarvi il mese prossimo.” Il volto poco attraente del dottore si aprì in un sorriso. “Non vedo l'ora, venitemi a trovare, vi piacerà.” Pallidar disse: “Non è escluso, mi hanno appena comunicato che sono stato trasferito proprio nell'Hindu Kush, nella zona di frontiera, al passo di Khaiber”.

Sebbene ne parlasse con indifferenza, Pallidar odiava l'idea di partire per l'India. Troppi morti in quell'inferno, troppi assassinii, proiettili vaganti e pugnali che sbucavano dal buio, pozzi avvelenati e nessuna gloria, soltanto la fatica di combattere e di salvarsi la pelle in un paesaggio di rocce aspre e deserte dove cresceva solo la morte.

Eppure era una postazione vitale per l'Impero perchè era il luogo da cui erano passati gli invasori mongoli, persiani e russi. Assalito da una oscura premonizione fu costretto ad aggiungere: “Là non si seppellisce in mare, dottore”.

“No” rispose Hoag fraintendendolo. Gli posò la mano sulla spalla con un gesto affettuoso. “Siete una brava persona, Settry, se avrete bisogno di me non vi sarà difficile trovarmi. L'India vi piacerà, buona fortuna!” Si allontanò per salutare Angélique e Gornt.

“Di che cosa stavate parlando?” chiese Tyrer. Non gli era sfuggito l'improvviso cambiamento di umore di Pallidar.

Pallidar alzò le spalle maledicendosi per aver tradito l'ansietà e per l'improvvisa invidia che provava per Hoag.

“Il dottor Hoag ha detto che non gli piacciono le sepolture in mare, ha detto di essere contento di non aver presenziato alla cerimonia funebre per Malcolm a Hong Kong.”

Piegò le labbra in un sorriso. Dopo che aveva raccontato a sir William dello strano comportamento di Hoag con le bare a Kanagawa riferitogli dal sergente, dietro suo ordine e mantenendo il più segreto riserbo aveva controllato le bare e le aveva scambiate di nuovo. Erano praticamente identiche.

Così la bara inviata a Hong Kong con la Prancing Cloud conteneva davvero la salma di Malcolm Struan e, come sir William aveva ordinato, quella che Hoag, Angélique, Jamie e Skye avevano sepolto in mare conteneva invece il corpo dell'indigeno.

“E un peccato che Malcolm sia morto” disse con voce roca. “La vita è strana, vero? Non si sa mai cosa può accadere.” Tyrer annuì. Non aveva mai visto Pallidar tanto depresso. Quell'uomo gli piaceva, quindi cercò di essere cordiale. “Qualcosa non va, amico?”

“Niente. Ieri notte siete stato molto fortunato a scampare a...” Il volto di Tyrer fu attraversato da un'ombra e Pallidar si maledì per la propria stupidità. “Mi dispiace, Phillip. Non intendevo turbarvi. Questa sera non so davvero che cosa mi abbia preso.”

“Avete sentito di... di...” Tyrer non riuscì a pronunciare il nome di Fujiko, era una sofferenza bruciante che lo trascinava in abissi per lui inesplorati.

Sforzandosi di apparire forte disse: “Di fronte a una circostanza tanto terribile il mio vecchio era solito... una mia sorella è morta di morbillo a sette anni, era una bambina molto bella, le volevamo tutti bene...

Il mio vecchio diceva sempre: “Queste sono prove mandate dal cielo. Tu piangi e ti disperi... poi ti fai coraggio e ti convinci che è stata la volontà di Dio e cerchi di non odiarlo”.

Sentì che le lacrime gli solcavano il viso ma non se ne preoccupò. Si allontanò verso la spiaggia e finalmente solo con le onde e il cielo e la notte si abbandonò al pensiero di Fujiko e la ricordò con immensa passione, poi sigillò quel ricordo nel segreto del suo cuore.

 

A bordo dell'Atlanta Belle il capitano Twornast stava dicendo: “Va bene, Jamie, concedo loro un passaggio, qualsiasi cosa decida la signora Struan, ma la conosci, non è un esempio di generosità”.

“Consegnale la mia lettera non appena arriverai a Hong Kong.”

Jamie aveva detto a Twornast la verità su Otami e il cugino perchè non voleva mettere l'amico nei guai e gli aveva assicurato il rimborso del loro viaggio di andata e ritorno nel caso Tess non accettasse la sua proposta: di anticipare loro il denaro per il viaggio e di munirli di prudenti lettere di presentazione in Inghilterra e in Scozia in cambio di una compartecipazione del cinquanta per cento negli affari che gli avrebbero garantito al loro ritorno.

La lettera diceva:

 

So che è una grande scommessa, signora Struan, ma Otami è un ragazzo molto intelligente, gode di ottime relazioni e rappresenta il futuro del Giappone. Nel caso voi non foste d'accordo vi prego di dedurre il costo del loro viaggio dal generoso dono che mi avete concesso. Albert MacStruan si sta comportando bene, i vostri beni e i vostri immobili non sono stati danneggiati dall'incendio e tutto fa presagire un futuro roseo.

Se MacStruan me la chiederà gli assicurerò la mia collaborazione. Infine vorrei invitarvi a fare attenzione al nuovo direttore della Brock, Edward Gornt. E' un uomo coraggioso ma un rivale pericoloso.

 

“Ti costerebbe molto, Jamie” disse Twomast. Era un uomo esile e basso di statura, con un volto duro da marinaio, capelli scuri, occhi neri e pelle coriacea.

“Almeno un centinaio di sterline. Vale la pena rischiare?”

“La nave è della Struan, a lei il viaggio non costerebbe niente.”

“Sai bene quanto sia parsimoniosa. Ma non importa, la decisione tocca a lei. Se non coprirà le spese incasserò il tuo assegno a Londra. Sei sicuro che i tuoi giapponesi abbiano capito che mi devono ubbidire?”

“Sì. Ho spiegato loro che a bordo tu sei come un re, un daimyo. Ti devono ubbidire e devono rimanere a bordo fino a quando non li sbarcherai a Londra. Ma Johnny, trattali come gentiluomini. Ne sarai ricompensato.” Twornast rise.

“Sì, in paradiso. Non importa, devo ricambiarti almeno un paio di vecchi favori, lo farò.”

“Grazie.” Jamie si guardò intorno. La cabina era piccola, con una cuccetta, un tavolo per le carte nautiche e un altro per quattro persone, ordinata, spartana e adatta al mare, come Johnny Twomast, originario della Norvegia e cugino di Sven Orlov il gobbo, il capo della flotta Struan dopo Dirk Struan. L'Atlanta Belle, un vapore mercantile di mille tonnellate di stazza, poteva trasportare quattro passeggeri di prima classe, dieci di seconda e cinquanta di terza oltre a un carico notevole. “Dove li sistemerai?”

“Con l'equipaggio, dove se no?”

“Non hai una cabina, anche piccola?”

“Siamo al completo. Con l'equipaggio impareranno in fretta le nostre abitudini, saranno costretti.”

“Mettili in una cabina almeno fino a Hong Kong, non voglio che li riconoscano.” Johnny Twomast disse: “Posso metterli nella cabina del terzo ufficiale, ha due cuccette.

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