Gai-Jin (109 page)

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Authors: James Clavell

Tags: #Fiction, #Action & Adventure

BOOK: Gai-Jin
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Il cortile, circa cento metri quadrati, era protetto da mura di legno leggero, facili da sfondare, e anche la caserma a un solo piano e le grandi scuderie erano di un legno ormai scurito dal tempo. Mentre le guardie delle due fazioni si schieravano ai loro posti, altre portarono quattro sedie pieghevoli e le disposero con cura al centro del cortile.

Ogama e Yoshi scesero insieme dai palanchini, si avvicinarono lentamente alle sedie e vi presero posto.

Accanto a loro si accomodarono poi il generale Akeda e Basuhiro, il capo consigliere di Ogama. Basuhiro, un uomo sui quarant'anni dagli occhi sottili, era un dotto samurai la cui famiglia da generazioni era a capo della burocrazia di Choshu.

Dopo gli inchini formali, i due capi si scrutarono.

Yoshi aveva ventisei anni, due meno di Ogama, e un fisico assai diverso: era alto e aveva il mento rasato, mentre Ogama, basso e tarchiato, portava una bella barba corvina. Il suo lignaggio era più nobile, sebbene quello di Ogama fosse non meno antico e famoso, ma i due uomini si equivalevano per spietatezza, ambizione e segretezza.

Si scambiarono i dovuti complimenti di rito e le domande formali, con calma e con distaccata ironia. In attesa di cominciare ambedue tenevano la mano posata sull'elsa della spada. “Il tuo arrivo è una piacevole sorpresa, principe Yoshi.”

“Sono venuto di persona per assicurarmi che le strane voci a me giunte non corrispondessero al vero.”

“Di quali voci parli?”

“In particolare di quella secondo cui le forze choshu ostacolano la presenza dei legali rappresentanti dello shògunato nelle loro posizioni intorno alle Porte.”

“Si tratta di una misura necessaria a protezione della Divinità.”

“Non è necessaria ed è contro la legge.” Ogama rise. “La Divinità preferisce la mia protezione all'infido Consiglio degli Anziani che ha firmato i Trattati dei gai-jin contro la sua volontà e contro la sua volontà continua a intrattenere commerci con loro anziché espellerli come richiesto.” Si rivolse a Basuhiro.

“Mostrali al principe Yoshi, prego.” Nel rotolo, firmato dall'imperatore, si chiedeva “al Signore di Choshu di assumere il comando delle Porte finché la penosa questione dei gai-jin non sia risolta”.

“Non è nella sfera dei poteri della Divinità decidere di questioni temporali. E' la legge. Sono obbligato a chiederti di ritirarti.”

“La legge? Intendi la legge dei Toranaga, la legge dello shògunato, che il capostipite del tuo lignaggio ha imposto con la forza negando all'imperatore l'antico diritto di governare sancito dal Cielo?” Le labbra di Yoshi si strinsero in una linea sottile. “Il Cielo ha accordato all'imperatore il diritto di intercedere tra noi mortali e gli dei e di dirimere le questioni spirituali.

Le questioni temporali appartengono da sempre alla sfera dei mortali, degli shògun. L'imperatore ha concesso allo shògun Toranaga e ai suoi discendenti il diritto perpetuo di gestire le questioni temporali.”

“Ripeto che quell'imperatore era stato costretto...”

“E io ripeto che questa è la legge della nostra terra, che ha mantenuto la pace nel paese per due secoli e mezzo.”

“Non è più valida.” Ogama agitò il documento. “Ciò che un precedente imperatore è stato costretto a concedere, questo imperatore è libero di cancellare.“

“Un errore momentaneo” disse Yoshi in tono più basso, più minaccioso.

“Un errore momentaneo. Perché il Figlio del Cielo si renderà presto conto di essere stato mal consigliato da persone scontente e mosse solo da interessi personali.”

“Mi stai accusando?” I quattro strinsero la presa sulle else.

“Mi limito a puntualizzare, principe Ogama, che il tuo documento è stato ottenuto in seguito a informazioni false e non rispetta la legge.

La Presenza è ed è sempre stata circondata da uomini, e da donne, ambiziosi.

E questa la ragione per la quale Egli ha accordato allo shògun Toranaga e agli shògunati successivi il diritto perpetuo di guidarlo in tutte le questioni e...” Fu interrotto da una risata roboante, che rese ancora più nervoso ogni uomo presente nel recinto.

“Guidarlo? Hai detto guidare? La Divinità dovrebbe essere guidata da Anjo Nori, Toyama, Adachi e adesso da quel mentecatto bavoso di Zukumura? Da idioti incompetenti che ti scavalcano a loro piacimento e fanno stupidi patti con i vili gai-jin contro la volontà di tutti i daimyo, consegnando la Terra degli Dei e tutti noi alla distruzione?”

L'ira gli deformò il volto. “o dovrebbe Egli aspettare la guida dell'infante Nobusada per togliere le castagne dal fuoco?”

“Tu e io, Ogama-dono, non abbiamo bisogno di aspettare” disse Yoshi con voce melliflua, consapevole del fatto che il suo unico punto di forza era la calma. “Discutiamone in privato, io e te soli.” Ogama lo fissò. Una leggera brezza fece ondeggiare gli stendardi.

“Quando?”

“Adesso.” Momentaneamente spiazzato, Ogama esitò. Guardò Basuhiro. L'ometto sorrise solo in superficie. “Non che il mio modesto consiglio possa contare, sire, ma pensavo che le questioni importanti andassero discusse in pubblico. Gli accordi privati possono venir fraintesi, da ambo le parti. Era questa la regola del vostro onorato padre.” Gli occhi di Ogama tornarono a fissarsi su Yoshi.

“La visita dello shògun all'imperatore, per inchinarsi a lui e “chiedere consiglio” per la prima volta da che si è insediata la dinastia dei Toranaga, nega il fondamento stesso della struttura Toranaga, non è vero? E quel che è peggio, minaccia qualsiasi intesa futura tra il Figlio del Cielo e... i futuri capi, perchè ovviamente saranno sempre i mortali a comandare, vero?”

“In privato, Ogama-dono.” Ogama esitò e i suoi occhi scuri si fecero piccoli nel volto segnato dal tempo. Malgrado sapesse che quell'uomo era l'unico nel paese in grado di raccogliere forze sufficienti a contrastare il suo piano, lo scontro lo divertiva, lo divertiva l'idea di un dialogo a quattr'occhi. Con un gesto congedò Basuhiro, che pur disapprovando ubbidì all'istante. Akeda, ancora più sospettoso del collega, si allontanò a sua volta con un inchino.

Aveva avvisato il suo principe di stare in guardia contro un avversario sicuramente sleale.

“So ka?” Yoshi si chinò e parlò sottovoce, senza quasi muovere le labbra per evitare che Basuhiro ne leggesse i movimenti nonostante la lontananza.

“Il Consiglio ha votato quattro a uno contro di me in favore della visita dello shògun. E chiaro che questa visita è un grave errore, ma Anjo non può e non vuole rendersene conto. L'attuale Consiglio voterà su qualsiasi argomento secondo il suo volere. Nobusada è solo una marionetta finché non compirà diciotto anni, tra due, quando formalmente potrà apportare molti cambiamenti e, se lo vorrà, creare dei problemi.

Questo risponde a tutte le tue domande?” Ogama si accigliò, stupito che l'avversario parlasse in modo così aperto.

“Hai detto “in privato”, Yoshi-dono. Di quale questione, che poi naturalmente comunicheremo entrambi ai nostri consiglieri, vuoi discutere in privato?”

“Meglio che alcuni segreti rimangano tra i capi...

“ precisò Yoshi con intenzione, “anziché essere condivisi con certi funzionari.”

“Come? Cosa intendi?”

“Ci sono tue spie, tuoi funzionari, all'interno delle mie porte, neh?

Altrimenti come avresti potuto prevedere con tanta precisione il mio arrivo? Credi forse che io non abbia a mia volta delle spie tra le tue mura?” Il volto di Ogama si incupì. “Quali segreti?”

“Segreti che dovremmo tenere per noi. Per esempio, Anjo è molto malato e morirà entro l'anno, o comunque sarà costretto a dimettersi.” Yoshi notò negli occhi impassibili di Ogama un involontario guizzo di interesse. “Se ne desideri la prova, posso suggerirti quali conferme chiedere alle tue spie.”

“Bene, grazie” disse Ogama, riservandosi di dare seguito alla notizia senza attendere consigli. “Mi piacerebbe avere elementi per comprovare una notizia così gradita. Allora?” Yoshi impostò la voce su un tono ancora più basso. “Entro quest'anno, se ci alleassimo, potremmo agevolmente ottenere che tu venga nominato Anziano. Poi, insieme, sceglieremo gli altri tre.”

“Dubito che tu e io, Yoshi-dono, potremmo mai trovarci d'accordo sulla formazione di un Consiglio” commentò Ogama con un mezzo sorriso, “o su chi di noi due debba diventare il tairò, il capo.”

“Ah, ma io voterò per te.”

“Perché dovresti essere così stupido?” chiese Ogama sorpreso. “Sai bene che abbatterei subito il vostro shògunato.”

“Così com'è, sì. Sono d'accordo con te, lo dovremo abbattere: lo abbatterei volentieri subito. Se fossi al potere lo abbatterei subito e procederei a varare le riforme con l'aiuto di un Consiglio che riunisse tutti i daimyo, compresi i principi esterni.” Dal crescente stupore di Ogama capì che stava guadagnando terreno. “Però non posso, devo aspettare che Anjo dia le dimissioni, o muoia.”

“Perché non affrettare i tempi? Se per te Anjo è un ascesso sulle palle, incidilo! Vivete tutti e due nel castello di Edo, no?”

“Se lo facessi si scatenerebbe la guerra civile, né io né alcun daimyo la desideriamo. E' vero, lo shògunato e la Bakufu andrebbero riorganizzati in modo radicale, il mio punto di vista e il tuo sono molto vicini.

Senza il tuo aiuto non potrò riformarli.” Yoshi alzò le spalle. “E' difficile crederci, ma la mia è un'offerta.”

“Se metti Anjo fuori gioco, puoi fare quello che vuoi. Puoi tirare Sanjiro o quell'idiota di Tosa dalla tua parte, o anche tutti e due” disse Ogama. “Con voi tre alleati contro di me, sarei probabilmente un uomo morto e il mio feudo verrebbe distrutto. Poi dividi gli altri due e vai al potere.” Le sue labbra si piegarono ancora in quel sorriso che non era un sorriso. “Oppure, più verosimilmente, loro rimangono uniti e dividono te.”

“Infatti, è molto più verosimile. Meglio tenere il potere per noi che cederlo a loro. Come prima azione comune, annientiamo Tosa.” Ogama commentò quell'uscita con una risata breve e secca.

“Non è facile, non con Sanjiro e le sue legioni pronte a correre in aiuto di Tosa.

Non ci permetterebbe mai di annientare Tosa, perchè poi rimarrebbe isolato in nostro potere. Una nostra alleanza lo allarmerebbe subito, non consentirebbe neanche a me da solo di cominciare un'azione ostile contro Tosa che prima o poi vincerei. E' impossibile dividere Satsuma e Tosa, per quanto si odino tra loro.

Impegnandoci, alla lunga li sconfiggeremmo, ma né tu né io possiamo permetterci di affrontare ostilità prolungate, certo non finché i gai-jin occupano le nostre coste e sono in agguato per sfruttarci.”

“Lasciamo perdere i gai-jin per ora, se non per dire che sono contrario ai Trattati, che voglio che tutti i gai-jin vengano espulsi, voglio, con tutte le mie forze, che la richiesta dell'imperatore venga soddisfatta e voglio sostituire gli Anziani e congedare la maggior parte della Bakufu.” Ogama lo fissò nuovamente, incapace di credere alle proprie orecchie.

“Questi pensieri così privati e fatali, dichiarati così apertamente, non rimarranno segreti a lungo. Sempre che siano sinceri.”

“Sono sinceri. Li esprimo in privato, tra noi. Sto rischiando con te.

Ma ho uno scopo: il Giappone. Ti propongo un'alleanza segreta: insieme ci impadroniremo di tutto il potere. Tu sei un buon capo, hai il controllo sullo stretto di Shimonoseki, ma i tuoi cannoni non sono in grado di fermare le navi dei gai-jin finché non compreremo o costruiremo una flotta pari alla loro e non ci doteremo di armi moderne.

Ci occorrono soltanto le navi, i cannoni e le armi da fuoco dei gai-jin. Sei abbastanza forte e intelligente per capire i problemi che dobbiamo affrontare.”

“E sarebbero?”

“Sono principalmente questi cinque: primo, uno shògunato debole, stupido e vecchio sostenuto da una ancor più stupida Bakufu; secondo, la nazione divisa; terzo, i gai-jin e la necessità di modernizzare le nostre forze prima che le loro navi, i loro cannoni e i loro fucili ci sottomettano come hanno sottomesso la Cina; quarto, come distruggere gli shishi la cui influenza cresce nonostante lo scarso numero di affiliati. E quinto, la principessa Yazu.”

“Sui primi quattro sono d'accordo con te. Non capisco in che modo la principessa rappresenti un problema.”

“Nobusada è un ragazzino piagnucoloso e sprovveduto, si, e credo che rimarrà tale. Lei invece è forte, colta e furba, molto più furba di quanto vorrebbe la sua età.”

“Ma è pur sempre una donna” tagliò corto Ogama irritato, “senza esercito né denaro, e quando sarà madre tutte le sue energie verranno consumate dai figli. Tu vedi il fuoco in una ciotola d'acqua.”

“Poniamo che suo marito sia impotente.”

“Cosa?”

“Così mi hanno riferito i medici. E poniamo anche che lui penda dalle sue labbra.

Credimi, questa ragazza ha l'arguzia e le risorse di un kami-lupo! La visita è un'idea sua, l'inizio del suo piano: mettere Nobusada, e grazie a lui lo shògunato, nelle grinfie dei sicofanti di corte, che non hanno esperienza temporale, e che consigliando male la Divinità porteranno noi tutti alla rovina.”

“Non ci riuscirà mai” disse Ogama con stizza, “per quanto furba sia, nessun daimyo accetterebbe una follia del genere.”

“Primo passo: la visita; secondo passo: lo shògun trasferisce la residenza stabilmente nel palazzo.

A partire da quel momento le decisioni, sostenute dalle richieste dell'imperatore, fratello della principessa, passano al vaglio dei suoi amici fidati, uno dei quali è il vostro principe Fujitaka.”

“Non posso crederci!”

“Lui non lo ammetterà mai. Tra breve sarò in grado di fornirti la prova che non lavora per te ma contro di te.

“ Yoshi manteneva un tono di voce basso e sincero. “Non appena Nobusada si sarà stabilito nel palazzo, lei governerà. Ecco perchè Yazu rappresenta un problema.” Ogama sospirò e si appoggiò contro lo schienale della sedia, valutando ciò che l'avversario aveva detto, in gran parte vero, e chiedendosi quanta fiducia potesse accordargli. Non era da escludersi un'alleanza segreta, se garantiva un profitto abbastanza alto.

“La soluzione di questo problema è rompere il matrimonio” disse piattamente. “Per sposarsi avevano chiesto l'approvazione dell'imperatore, vero? Forse l'imperatore sarà felice di chiedere l'annullamento.

Così lei verrebbe neutralizzata e si otterrebbe il sostegno di tutti quelli che considerano il legame con i Toranaga una grande impertinenza... non è una mia opinione” aggiunse subito, notando la rapida reazione di disappunto di Yoshi. Non voleva arrivare a uno scontro frontale, non prima di aver ascoltato e considerato il da farsi.

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