Gai-Jin (106 page)

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Authors: James Clavell

Tags: #Fiction, #Action & Adventure

BOOK: Gai-Jin
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“Magari, Phillip.” Malcolm fu colto da un improvviso moto di invidia. “Ho sentito che Nakama sta passando a voi e a sir William ogni genere di informazione” disse brusco.

Il sorriso sul volto di Tyrer si spense. “Sì, suppongo di sì.”

“Eravamo d'accordo che avreste tenuto me e Jamie informati. Di tutto. Non è vero?”

“Ecco, sì. Ma sir William... sta cercando di scoprire quale sia la politica dei giapponesi e ...”

“La politica di un paese e il commercio sono come un paio di guanti, Phillip.

Che ne direste di fare un salto da noi domani prima di colazione?

Mi piacerebbe conoscere le novità.” Si sforzò di sorridere. “Vi prego di portare i miei saluti a sir William. A domani.” Si avviò zoppicando lungo la strada, rimproverandosi quel tono tagliente, e terribilmente stanco di doversi trascinare in quel modo.

Salì le scale del palazzo Struan e si diresse verso le sue stanze. La schiena e lo stomaco gli dolevano in modo allarmante. Non più del solito, pensò irritato, e comunque non per questo avrebbe dovuto aggredire Phillip, che voleva solo essere gentile.

Non importa, un sorso dell'elisir di Ah Tok e mi sentirò di nuovo bene. Inviterò Phillip a cena e...

“Tai-pan!”

“Ah, eccovi, Jamie.” Malcolm si fermò sulle scale. “Avete sentito che l'Ocean Witch salpa prima del previsto, forse già con la marea di questa sera?”

“Era proprio quello che stavo per dirvi. Quando l'ho sentito, sono andato subito a chiederne conferma a Norbert, ma era occupato. Come sta Angélique?”

“Bene” rispose Malcolm assente. “Ci conviene finire subito la nostra corrispondenza, per il caso che la Witch parta prima.”

“Preparerò la mia e passerò a raccogliere la vostra non appena mi sarò accertato se la nave parte davvero.” Jamie si accigliò notando la distrazione di Malcolm.

“Mandate qualcuno da Angélique, anche lei ha posta.” Alludeva alla lettera per sua madre, scritta e riscritta finché entrambi ne erano stati completamente soddisfatti. E' una bella lettera, pensò.

“Angélique sta davvero bene, tai-pan?”

“Magnificamente.” Malcolm sorrise dimenticando per un attimo il dolore e la Witch. L'aveva trovata bellissima, nel suo letto, fresca nonostante il pallore, attenta, lucida e molto felice di vederlo. “Mi ha detto che per domani sera si sarà ripresa completamente, Jamie. Perché non organizziamo una grande cena in suo onore? Oltre a noi, potremmo invitare Dmitri, Babcott, e anche Marlowe, se è libero, e Pallidar. Sono due brave persone, anche se le saltellano attorno come burattini.”

“E Phillip e sir William?”

“Phillip sì, ma non sir William... no, meglio escluderli entrambi.

Che ne direste del conte Zergeyev, è sempre di buona compagnia...”

“Se invitate lui, dovete invitare tutti i ministri, e ci sarebbe difficile lasciar fuori sir William.”

“Avete ragione. Organizzate una cena per pochi, inviteremo i ministri un'altra volta.”

“Me ne occupo subito” disse Jamie contento che si parlassero di nuovo in modo amichevole. Si avviarono insieme verso la suite del tai-pan.

Tutti i danni causati dall'incendio erano stati riparati, sebbene nell'aria aleggiasse ancora un leggero odore di fumo. “Che ne pensate di Ketterer?”

“Se non difenderà i nostri interessi, lo cacceremo via.” Malcolm si sedette alla scrivania e cominciò a radunare la posta che voleva spedire.

“Mia madre avrà già incontrato il governatore, e spiegato come stanno le cose.”

“Sì.” Avvertendo una strana intonazione in quel sì, Malcolm alzò lo sguardo.

“Siamo entrambi sicurissimi che lei interverrà per risolvere questa faccenda, ma non altrettanto che io riesca a convincerla ad approvare il mio matrimonio. Curioso, vero?” disse dopo una pausa.

“Non saprei come rispondervi, tai-pan” replicò triste Jamie, “se la vostra è una domanda.” Malcolm scosse il capo lentamente. Osservò il volto forte e maturo dell'altro, il suo corpo duro e asciutto e si chiese se a trentanove anni, tra diciannove anni, lui avrebbe avuto altrettanta forza. “Avete ricevuto un'altra lettera da mia madre?”

“Si. L'Ocean Witch mi ha portato notizie tutt'altro che belle.”

“Oh? Sedete, Jamie. Cosa dice?”

“Mi dispiace, mi ha di nuovo ordinato di organizzare con il dottor Hoag il vostro immediato ritorno a Hong Kong, confermando che sarò licenziato alla fine del mese.”

“Dimenticatevene.

Le avete scritto, come vi ho detto, che siete agli ordini del tai-pan, ai miei ordini e non ai suoi?”

“Sì.”

“Bene, l'ho fatto anch'io, la questione è chiusa. Le nostre lettere devono aver incrociato la sua.” Malcolm si accese un sigaro e notò che gli tremavano le mani. “Avete mai fumato, Jamie?”

“No, ci ho provato e non mi è piaciuto.”

“Dimenticate questa fesseria del licenziamento. Quali sono le altre cattive notizie?”

“Ho raccolto tutta la corrispondenza e i ritagli di giornale per quando avrete tempo di darci un'occhiata. Gli affari vanno male dovunque.

La Racing Cloud probabilmente è affondata, il suo arrivo a San Francisco era previsto già molto tempo fa.”

“Accidenti!” La Racing Gloud era una delle ventidue golette della flotta Struan.

Le golette a tre alberi erano le regine del mare, molto più veloci nelle lunghe traversate delle ingombranti navi a vapore, costrette a stivare e trasportare il carbone. Questa caricava tè, seta e spezie, tutte merci da sempre remunerative ma ora di valore incalcolabile grazie alla guerra civile americana, soprattutto se dirette al Sud. “L'assicurazione non ci rimborserà, vero?”

“Temo di no. Non lo fa mai, nemmeno i Lloyd's. Per non pagare possono anche ricorrere alla clausola che esclude le perdite in caso di guerra, perchè la nave è affondata in una zona bellica.”

“Ayeeyah! Ci costerà una barca di soldi, oltre al dolore per l'equipaggio.

Chi era al comando, Caradoc?”

“Sì. Devono essere incappati in un uragano, ne sono stati avvistati parecchi al largo delle Hawaii; quest'anno sono arrivati in ritardo.

L'ufficiale in seconda era mio cugino, Duncan McGregor.”

“Oh, mi dispiace.” Sempre più depresso, Struan allungò lo sguardo verso il comò dove teneva l'elisir. Chissà se quelle tempeste si sono ingoiate anche la Savannah Lady, con il giovane Pedrito Vargas e il nostro ordine di cinquemila fucili, pensò assente. “I cannoni della baia di Mirs” chiese poi per associazione di idee, “non li abbiamo venduti noi, vero?”

“No, che io sappia” lo rassicurò Jamie, come richiedeva la circostanza.

Erano entrambi al corrente delle grosse partite di armi vendute ai mercanti cinesi che rappresentavano il governo Manciti. Ma dove finissero le armi scaricate a Canton o a Shanghai era una questione che non li riguardava.

Scommetterei cinquanta dollari messicani contro uno che erano nostri, in un modo o nell'altro, pensò Malcolm.

Era uno dei segreti della Struan: tra la Nobil Casa e la flotta del Loto Bianco di Wu Choi esistevano alterne relazioni di amicizia-inimicizia, nate con suo nonno e proseguite con suo padre.

E io, come mi devo comportare io? si chiese improvvisamente disgustato di Yokohama, bruciando dal desiderio di assumere il pieno comando, di conoscere tutti i segreti del nonno e di affrontare la madre.

“Lo farò, tra qualche settimana” mormorò.

“Sì, tai-pan?”

“Niente. Avete altro da riferirmi, Jamie?” McFay cominciò una litania sulla caduta dei prezzi delle merci che vendevano e sull'impennata di quelli delle merci che invece dovevano acquistare, sulle richieste di indennizzi speciali da parte dei loro marinai, molti dei quali erano di origine angloamericana e correvano il rischio di essere imbarcati con la forza sulle navi da guerra, del nord e del sud, che scorrazzavano sulle loro rotte.

“L'elenco potrebbe continuare all'infinito, tai-pan. La Russia e la Francia sono sul piede di guerra, così l'Europa rischia di andare in fiamme da un momento all'altro. In tutta l'India i musulmani e gli indù si stanno uccidendo tra loro e si bruciano i raccolti a vicenda. Il mondo sta impazzendo.” Esitò. “Ma c'è una questione più urgente, la Victoria Bank ha scritto di nuovo per le promesse di pagamento sul nostro debito in Giappone. Scadono il...”

“Lo so già, che vadano all'inferno. La Victoria è controllata dai Brock, quei vermi ci hanno mollato per finanziare il colpo di mano della Brock sullo zucchero hawaiano e tentano di farei fare bancarotta. Che vadano tutti all'inferno, per Dio” sbottò Malcolm con voce più greve, colto da una fitta alla pancia.

“Ora mi devo occupare della posta, nel caso la Witch salpi con la prossima marea. Perché mai inverte la rotta così presto?” Dopo una pausa, Jamie alzò le spalle. “Non lo so, ma condivido la vostra preoccupazione: ogni novità che riguarda la Brock è sempre cattiva.”

La riunione del circolo si trasformò ben presto nella solita bolgia di uomini che tra un bicchiere e l'altro gridavano, imprecavano, si insultavano e parlavano senza ascoltare intorno a un unico argomento: “Che Dio maledica tutti i governi, tutti i maledetti esattori, tutti gli ammiragli e i generali dal culo pesante che si danno le arie e non fanno quello che devono: ascoltare la comunità dei mercanti, per Dio, fare quello che diciamo noi e ricordare che tutto tornerà a posto!”.

“Bravo, Lunkchurch. Propongo...” La proposta dell'oratore fu anticipata dal clamore delle grida. “Denunciamo Zia Willie ...”

Esasperato, Norbert Greyforth abbandonò l'angolo del bar da cui aveva dato inizio alla riunione e si fece largo tra la folla dirigendosi verso Malcolm Struan, seduto accanto alla porta con Jamie. Dmitri gridò: “Non concludi, Norbert?”.

“Cosa ti aspetti, Dmitri? Le conclusioni toccano ai tai-pan, come è sempre stato. Su, Jamie, tu e...” stava per provocare Malcolm chiamandolo giovane Struan, ma si trattenne, memore del severo ammonimento di sir William di non provocarlo in pubblico e ancor più della lettera di Tyler Brock che gli bruciava in tasca.

Abbassò lo sguardo su Malcolm e disse cortesemente: “Volete seguirmi per un colloquio privato? Dmitri, ti aggreghi a noi?”.

“Certo” rispose Malcolm che si aspettava solo un cenno di saluto.

“Dove, fuori?”

“Nel mio ufficio, se non vi dispiace.” I tre uomini lo seguirono guardinghi. “La Ocean Witch partirà con la marea?” chiese Malcolm.

“Sì.”

“Perché un ritorno così rapido, Norbert?” intervenne Dmitri.

“Ordini di Tyler.” Norbert notò l'ombra improvvisa sul volto di Struan e sorrise tra sé.

In attesa che fossero completate le riparazioni dei piani superiori devastati dall'incendio, aveva trasferito il suo ufficio al pianterreno. La scala principale era annerita, in alcuni punti mancava il tetto e gli squarci erano stati provvisoriamente coperti con dei teli. “Proprio brutto, quell'incendio, ma pazienza, capita a tutti. Per fortuna, come già ho detto, le casseforti non sono state danneggiate, e nemmeno i libri contabili e i magazzini.” Indicò tre poltrone di pelle.

“Mettetevi comodi.”

Il capo dei suoi inservienti era pronto a servirli, in piedi, accanto alla credenza carica di bicchieri e di alcolici: whisky, cognac, gin, vino di annata e una bottiglia di champagne già nel secchiello del ghiaccio. Si insospettirono ancora di più.

“Cosa desiderate?” chiese Greyforth.

“Champagne” rispose Malcolm, seguito dagli altri. Ora si sentiva bene, come sempre l'elisir oltre a sedare il dolore gli infondeva coraggio.

Quando i bicchieri furono riempiti, Norbert fece un segno con il pollice all'inserviente perchè sparisse. “Salute!” brindò non appena l'uomo si fu ritirato con un inchino. Gli altri risposero al brindisi senza entusiasmo. Poi Norbert, alto, asciutto e sicuro di sé, si sedette sul bordo della scrivania.

“Qui siamo al riparo da orecchie indiscrete” esordì. “Prima di tutto, in quanto rappresentanti delle tre compagnie più importanti, dovremmo scrivere insieme una lettera di protesta a Zia Willie, anche se non servirà a molto, e all'ammiraglio, che, concordiamo tutti, ci è d'intralcio.

Anche tu, Dmitri, dovresti dargli una stoccata, la Cooper-Tillman ha molto da perdere, come noi.

Contemporaneamente, noi e la Struan daremo l'avvio a una campagna in Parlamento per definire una volta per tutte la nostra presenza in Giappone, se schiacciare i giapponesi e metterli al loro posto, o andarcene da qui.”

“Noi dal Giappone non ce ne andremo” disse Malcolm, inducendo McFay a rilassarsi un pò.

“Nemmeno noi” precisò Norbert con freddezza, “è solo una manovra per spaventare quei bastardi in Parlamento.”

Prese un plico dalla scrivania immacolata e ne estrasse un foglio.

“Questo dispaccio segreto mi è stato spedito con la Ocean Witch da un nostro cane da guardia di Londra, è datato 16 settembre.”

“Accidenti che veloce” commentò Jamie per tutti.

“Ci teniamo al corrente, Jamie. Tyler mi ha ordinato di comunicarne parte a voi tre.

Lo leggo:

 

Ieri il primo ministro e il cancelliere dello Scacchiere si sono segretamente accordati per aumentare nel prossimo bilancio l'imposta sul tè di 4 pence alla libbra, quella sulla birra di un penny per ogni pinta, quella sugli alcolici e i vini d'importazione di uno scellino e di raddoppiare l'imposta sul tabacco...”

 

Tutti sobbalzarono.

 

“E di raddoppiare la tassa doganale sul cotone...”

 

“Dannazione!” esplose Dmitri.

“E' una follia! Il cotone e il tabacco sono gli unici raccolti che abbiamo al Sud! Se lo faranno, che ne sarà della nostra guerra, e delle vostre dannate fabbriche del Lancashire?”

“A differenza della Struan, noi non possediamo fabbriche di cotone.

Ma c'è di più: Per imbavagliare certe potenti fazioni presenti in tutti i partiti, stanno per ordinare la distruzione di tutte le nostre piantagioni d'oppio in Bengala, da sostituirsi...”.

“Cristo!” Struan era inorridito, Jamie rosso di rabbia e Dmitri stupefatto. “Per Dio, e cosa commerceremo con la Cina? L'oppio si scambia con l'argento...”

“Il Parlamento se ne fotte del nostro Triangolo del Cielo” disse duro Norbert, “e anche dell'Asia, della Cina e del commercio: loro cercano solo di mantenere la carica. Vogliono sostituire l'oppio con il tè.”

Rimise il foglio nella cartellina e tornò a sedersi sulla scrivania, sapendo benissimo quanto gli altri avrebbero voluto accertarsi della veridicità del documento e chiedere cos'altro contenesse.

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