Paradiso (56 page)

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Authors: Dante

BOOK: Paradiso
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E poi che, per la sete del martiro,   

               
ne la presenza del Soldan superba

102
         
predicò Cristo e li altri che ’l seguiro,

               
e per trovare a conversione acerba

               
troppo la gente e per non stare indarno,

105
         
redissi al frutto de l’italica erba,

               
nel crudo sasso intra Tevero e Arno   

               
da Cristo prese l’ultimo sigillo,

108
         
che le sue membra due anni portarno.

               
Quando a colui ch’a tanto ben sortillo   

               
piacque di trarlo suso a la mercede

111
         
ch’el meritò nel suo farsi pusillo,   

               
a’ frati suoi, sì com’ a giuste rede,

               
raccomandò la donna sua più cara,

114
         
e comandò che l’amassero a fede;

               
e del suo grembo l’anima preclara

               
mover si volle, tornando al suo regno,

117
         
e al suo corpo non volle altra bara.

               
Pensa oramai qual fu colui che degno   

               
collega fu a mantener la barca

120
         
di Pietro in alto mar per dritto segno;

               
e questo fu il nostro patrïarca;

               
per che qual segue lui, com’ el comanda,

123
         
discerner puoi che buone merce carca.

               
Ma ’l suo pecuglio di nova vivanda   

               
è fatto ghiotto, sì ch’esser non puote

126
         
che per diversi salti non si spanda;

               
e quanto le sue pecore remote

               
e vagabunde più da esso vanno,

129
         
più tornano a l’ovil di latte vòte.

               
Ben son di quelle che temono ’l danno

               
e stringonsi al pastor; ma son sì poche,

132
         
che le cappe fornisce poco panno.

               
Or, se le mie parole non son fioche,   

               
se la tua audïenza è stata attenta,

135
         
se ciò ch’è detto a la mente revoche,

               
in parte fia la tua voglia contenta,   

               
perché vedrai la pianta onde si scheggia,   

               
e vedra’ il corrègger che argomenta   

139
         
‘U’ ben s’impingua, se non si vaneggia.’ ”   

PARADISO XII

               
Sì tosto come l’ultima parola   

               
la benedetta fiamma per dir tolse,

3
             
a rotar cominciò la santa mola;   

               
e nel suo giro tutta non si volse   

   

               
prima ch’un’altra di cerchio la chiuse,

6
             
e moto a moto e canto a canto colse;   

               
canto che tanto vince nostre muse,   

               
nostre sirene in quelle dolci tube,

9
             
quanto primo splendor quel ch’e’ refuse.   

               
Come si volgon per tenera nube   

   

               
due archi paralelli e concolori,   

12
           
quando Iunone a sua ancella iube,

               
nascendo di quel d’entro quel di fori,   

               
a guisa del parlar di quella vaga   

15
           
ch’amor consunse come sol vapori,

               
e fanno qui la gente esser presaga,

               
per lo patto che Dio con Noè puose,

18
           
del mondo che già mai più non s’allaga:   

               
così di quelle sempiterne rose

               
volgiensi circa noi le due ghirlande,

21
           
e sì l’estrema a l’intima rispuose.

               
Poi che ’l tripudio e l’altra festa grande,   

               
sì del cantare e sì del fiammeggiarsi

24
           
luce con luce gaudïose e blande,

               
insieme a punto e a voler quetarsi,

               
pur come li occhi ch’al piacer che i move   

27
           
conviene insieme chiudere e levarsi;

               
del cor de l’una de le luci nove

               
si mosse voce, che l’ago a la stella

30
           
parer mi fece in volgermi al suo dove;

               
e cominciò: “L’amor che mi fa bella   

               
mi tragge a ragionar de l’altro duca

33
           
per cui del mio sì ben ci si favella.

               
Degno è che, dov’ è l’un, l’altro s’induca:   

               
sì che, com’ elli ad una militaro,   

36
           
così la gloria loro insieme luca.

               
L’essercito di Cristo, che sì caro   

   

               
costò a rïarmar, dietro a la ’nsegna   

39
           
si movea tardo, sospeccioso e raro,

               
quando lo ’mperador che sempre regna   

   

               
provide a la milizia, ch’era in forse,

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per sola grazia, non per esser degna;

               
e, come è detto, a sua sposa soccorse   

               
con due campioni, al cui fare, al cui dire   

45
           
lo popol disvïato si raccorse.

               
In quella parte ove surge ad aprire   

   

               
Zefiro dolce le novelle fronde   

48
           
di che si vede Europa rivestire,

               
non molto lungi al percuoter de l’onde   

               
dietro a le quali, per la lunga foga,

51
           
lo sol talvolta ad ogne uom si nasconde,

               
siede la fortunata Calaroga   

               
sotto la protezion del grande scudo   

54
           
in che soggiace il leone e soggioga:

               
dentro vi nacque l’amoroso drudo   

               
de la fede cristiana, il santo atleta   

57
           
benigno a’ suoi e a’ nemici crudo;   

               
e come fu creata, fu repleta   

               
sì la sua mente di viva virtute

60
           
che, ne la madre, lei fece profeta.

               
Poi che le sponsalizie fuor compiute

               
al sacro fonte intra lui e la Fede,   

63
           
u’ si dotar di mutüa salute,   

               
la donna che per lui l’assenso diede,   

               
vide nel sonno il mirabile frutto

66
           
ch’uscir dovea di lui e de le rede;

               
e perché fosse qual era in costrutto,   

   

               
quinci si mosse spirito a nomarlo   

69
           
del possessivo di cui era tutto.

               
Domenico fu detto; e io ne parlo

               
sì come de l’agricola che Cristo   

   

72
           
elesse a l’orto suo per aiutarlo.

               
Ben parve messo e famigliar di Cristo:

               
ché ’l primo amor che ’n lui fu manifesto,   

75
           
fu al primo consiglio che diè Cristo.

               
Spesse fïate fu tacito e desto   

               
trovato in terra da la sua nutrice,

78
           
come dicesse: ‘Io son venuto a questo.’

               
Oh padre suo veramente Felice!   

               
oh madre sua veramente Giovanna,   

81
           
se, interpretata, val come si dice!

               
Non per lo mondo, per cui mo s’affanna   

   

               
di retro ad Ostïense e a Taddeo,

84
           
ma per amor de la verace manna

               
in picciol tempo gran dottor si feo;

               
tal che si mise a circüir la vigna

87
           
che tosto imbianca, se ’l vignaio è reo.   

               
E a la sedia che fu già benigna   

   

               
più a’ poveri giusti, non per lei,

90
           
ma per colui che siede, che traligna,

               
non dispensare o due o tre per sei,   

               
non la fortuna di prima vacante,

93
           
non
decimas, quae sunt pauperum Dei,
   

               
addimandò, ma contro al mondo errante

               
licenza di combatter per lo seme   

96
           
del qual ti fascian ventiquattro piante.   

               
Poi, con dottrina e con volere insieme,   

               
con l’officio appostolico si mosse   

99
           
quasi torrente ch’alta vena preme;

               
e ne li sterpi eretici percosse

               
l’impeto suo, più vivamente quivi   

102
         
dove le resistenze eran più grosse.

               
Di lui si fecer poi diversi rivi   

               
onde l’orto catolico si riga,

105
         
sì che i suoi arbuscelli stan più vivi.

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