Gai-Jin (62 page)

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Authors: James Clavell

Tags: #Fiction, #Action & Adventure

BOOK: Gai-Jin
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Dopo qualche tempo lo spioncino si riaprì lasciando intravedere Raiko.

“Ah, buonasera Taira-san, vuoi che parliamo giapponese, giusto?” gli chiese con un sorriso prima di lanciarsi in un monologo in giapponese ben cadenzato di cui lui non capì una sola parola eccetto il nome di Fujiko ripetuto diverse volte e che il discorso terminava con “spiacente”.

“Come? Oh, spiacente? Spiacente perchè Raiko-san? Buonasera, ho un appuntamento con Fujiko... Fujiko.“

“Ah, spiacente” ripeté la donna con pazienza, “ma Fujiko questa sera non è libera nemmeno per pochi minuti. Spiacente ma non c'è niente che io possa fare. Ti manda a dire che se ne rammarica, ovviamente, spiacente ma tutte le mie altre ragazze sono occupate. Molto spiacente.”

Non riuscì a capire tutte le parole neanche questa volta ma comprese tuttavia il senso del discorso. Capì comunque che Fujiko non era disponibile anche se non ne comprese la ragione. “Ma la lettera, ieri, il mio messaggero, Nakama, ti ha portato, sì?”

“Oh sì! Nakama-san portato e come io gli ho detto pensavo che tutto sarebbe stato perfetto ma, spiacente, adesso non è possibile accontentarti.

Spiacente Taira-san, grazie per aver onorato la nostra casa. Buonanotte.”

“Aspetta” gridò Tyrer in inglese mentre lo spioncino cominciava a chiudersi.

“Avete detto che non c'è... che non è qui, giusto? Aspetta, te ne prego, Raiko-san” implorò. “Domani... scusa, domani Fujiko, sì?” Raiko scosse il capo con tristezza. “Ah spiacente, anche domani non è possibile, però mi addolora molto dirlo. Spero che tu capisca, spiacente.

“ Tyrer era sbalordito. “Domani no? E dopodomani sì?” Raiko esitò, poi sorrise e fece un altro piccolo inchino. “Forse, Taira-san, forse, ma spiacente non posso promettere niente. Per favore chiedi a Nakama-san di venire qui di giorno e glielo dirò. Capisci? Mandami Nakama-san. Buonanotte.”

Senza capire più nulla Tyrer fissò la porta, imprecò con violenza, agitò i pugni con un grande desiderio di rompere qualcosa.

Gli ci volle qualche minuto per riprendersi dal disappunto ma infine, abbattuto, si allontanò.

 

Hiraga aveva osservato tutta la scena attraverso un buco nello steccato.

Quando Tyrer scomparve dietro l'angolo ripercorse il tortuoso sentiero attraverso il giardino, profondamente immerso nei suoi pensieri.

Per un'illusione ottica il giardino sembrava molto più spazioso di quanto non fosse e fitti arbusti nascondevano le casette.

Hiraga si immerse nella boscaglia e bussò a un pannello nella staccionata.

La porta si aprì senza far rumore. Il domestico si inchinò, Hiraga annuì e imboccò un sentiero che conduceva a un edificio analogo. Quasi tutte le locande disponevano di uscite segrete o nascondigli o passaggi comunicanti con le locande vicine e quelle che davano asilo agli shishi prestavano particolare attenzione all'aspetto della sicurezza.

Quella parte della Casa delle Tre Carpe era per ospiti molto speciali e disponeva di servitù e cucine separate ma le cortigiane erano le stesse. Sulla veranda si sfilò i geta, gli zoccoli, e fece scivolare lo shoji. “Che cosa ha fatto?”

“Se ne è andato con la coda tra le gambe. Strano.”

Hiraga scosse il capo stupito e sedette di fronte a Ori. Rispose al profondo inchino di Fujiko con un breve cenno di saluto.

Il giorno prima, dopo aver consegnato la lettera di Tyrer, con la divertita complicità di Raiko aveva chiesto i servizi di Fujiko per la notte.

“Posso chiedertene la ragione, Hiraga-san?” aveva chiesto Raiko.

“Soltanto per irritare Taira.”

“Eeeh, credo che abbia lasciato la sua verginità qui, Taira, con Ako.

Poi ha provato Meiko e poi Fujiko. Fujiko gli fa perdere la testa.” Hiraga aveva riso con Raiko ma nel vedere Fujiko era rimasto stupito che il suo nemico la trovasse tanto attraente.

Era una ragazza banale, con i capelli banali, e tutto in lei era banale eccetto gli occhi che erano spiacevolmente grandi.

Ciononostante tenne per sé la sua opinione e si complimentò con Raiko per aver acquisito un simile fiore che dimostrava sedici anni benché ne avesse trentuno e lavorasse come cortigiana già da quindici anni.

“Grazie, Hiraga-san.” Raiko aveva sorriso. “In effetti è un buon investimento perchè per qualche ragione ai gai-jin piace molto. Ti prego di non dimenticare che Taira è nostro cliente e che i gai-jin non sono come noi.

Hanno la tendenza ad affezionarsi a una ragazza sola. Ti prego di incoraggiarlo, i gai-jin sono ricchi e a quanto pare questo è un ufficiale importante e potrebbe fermarsi qui qualche anno.”

“Sonno-joi!”

“Questo è un problema vostro. Voi prendetevi pure le loro teste, ma promettimi di non farlo qui così io mi prendo i loro soldi.”

“Permetti a Ori di restare?”

“Ori-san è uno strano giovane” rispose lei con esitazione, “molto forte, molto arrabbiato, molto sconvolto, infiammabile. Ho paura di lui.

Posso nasconderlo qui per un giorno o due ma... per favore tienilo a bada mentre è mio ospite. Abbiamo già abbastanza guai nel Mondo dei Salici senza andarli a cercare.”

“Sì. Hai qualche notizia di mio cugino, Akimoto?”

“E' al sicuro a Hodogaya. La Sala da tè della Prima Luna.”

“Mandalo a chiamare.” Hiraga estrasse un oban d'oro dalla tasca segreta e notò che gli occhi di Raiko brillavano. “Questo ti ripagherà delle spese per Akimoto e Ori e per il messaggero, nonché, ovviamente, per i servizi di Fujiko domani.”

“Naturalmente.” La moneta, un prezzo piuttosto generoso, svanì nella sua manica. “Ori-san resterà fino a quando io non riterrò giunto il momento di allontanarlo, spiacente, poi se ne dovrà andare, sei d'accordo?”

“Sì.”

“Altra cosa, spiacente, shishi, ma devo dirti che qui per te è molto pericoloso. Questo è stato mandato a tutte le Barriere.” Raiko spiegò sotto gli occhi di Hiraga un ritratto, un'incisione di circa trenta centimetri di lato. Era il suo ritratto. La didascalia diceva: La Bakufu offre la taglia di due koku per la testa di questo assassino choshu conosciuto con molti nomi tra cui quello di Hiraga.

“Baka!” sibilò Hiraga tra i denti. “Mi assomiglia? Com'è possibile?

Nessuno mi ha mai fatto un ritratto.”

“Non so che dirti. Gli artisti hanno la memoria lunga, Hiraga-san.

Magari è stato uno dei samurai dello scontro. A meno che il traditore non sia ancora più vicino a te. Inoltre è grave il fatto che ti stiano cercando anche persone importanti. Anjo prima e adesso Toranaga Yoshi.”

Hiraga rabbrividì e si chiese se la cortigiana Koiko era tradita o traditrice. “Perché proprio lui?” Raiko si strinse nelle spalle. “E' lui la testa del serpente, che ti piaccia o no. Sonno-joi, Hiraga-san, ma non portarmi qui i nemici della Bakufu.

Voglio tenermi la testa attaccata al collo, io.” Era tutta la sera che Hiraga pensava al ritratto e al da farsi. Accettò un'altra tazza di sakè da Fujiko. “Questo Taira mi diverte, Ori.”

“Perché perdere tempo con lui? Uccidilo.”

“Non subito. Stare a osservarli, metterli alla prova, cercare di indovinare le loro reazione è come una partita di go in cui le regole cambiano in continuazione, è affascinante... una volta superato il disgusto per la loro puzza.”

“Avremmo dovuto fare come dicevo io, ucciderlo e scaraventare il suo corpo vicino alla baracca delle sentinelle e lasciare che incolpassero loro.” Irritato Ori si passò la mano destra sulla peluria che già gli ricopriva il cranio e le guance. Aveva il braccio sinistro ancora fasciato e legato al collo.

“Domani mi raderanno un'altra volta e mi sentirò di nuovo come un samurai. Raiko ha un barbiere fidato, ma rasato o no, Hiraga, questa inattività forzata mi sta facendo impazzire.”

“E la tua spalla?”

“La ferita è pulita. Prude ma è un buon prurito.” Ori alzò il braccio.

“Non riesco a spingerlo più in su ma ogni giorno lo forzo un pò. Non riuscirei a usarlo in uno scontro.

Karma. Ma quel gai-jin Taira, se l'avessimo ucciso, né noi né la Casa avremmo corso alcun rischio, hai detto che è stato così discreto da non raccontare a nessuno che viene qui?”

“Sì, ma può aver cambiato idea e averlo detto, è una cosa che infatti non capisco. Sono imprevedibili. Continuano a cambiare idea, dicono una cosa e fanno l'esatto opposto ma non con calcolo come facciamo noi, non come noi.”

“Sonno-joi!

Ucciderlo avrebbe provocato i gai-jin. Lo dobbiamo fare la prossima volta che viene.”

“Sì, lo uccideremo, ma a tempo debito, Ori, per il momento è troppo importante. Ci rivelerà i loro segreti, come sottometterli, come ucciderli a centinaia di migliaia quando li avremo usati per umiliare e annientare la Bakufu.”

Hiraga protese di nuovo la tazza del sakè e prontamente Fujiko gliela riempì con un sorriso. “Sono stato addirittura nell'ufficio del Capo di tutti gli inglesi, a cinque passi da lui, sono proprio al centro dell'autorità gai-jin! Peccato che non possa parlare meglio la loro lingua.”

Era troppo cauto per rivelare a Ori la sua reale conoscenza dell'inglese o per raccontargli come avesse convinto Tyrer a metterlo in salvo, soprattutto davanti a quella Fujiko.

Mentre nel corso della serata riempiva le loro tazze, sorridendo, sempre attenta e senza mai interrompere, Fujiko ascoltava avidamente e avrebbe desiderato fare centinaia di domande, ma era troppo ben addestrata per farlo.

“Tu limitati ad ascoltare, a sorridere e a fingere di essere sciocca, una bambola e basta” le aveva insegnato la mama-san, “ben presto ti racconteranno tutto quello che vuoi sapere senza che tu l'abbia dovuto chiedere.

Ascolta e sorridi e osserva e lusinga e rendili felici perchè solo allora saranno generosi. Non dimenticare mai che la felicità equivale all'oro e che l'oro è il nostro solo obiettivo e la nostra unica sicurezza.”

“A Edo” stava dicendo Hiraga “questo Taira è stato piuttosto coraggioso, stasera sembrava un codardo.

Fujiko, com'è a letto?” Sorridendo la ragazza nascose la sua sorpresa davanti a tanta indelicatezza.

“Come tutti i giovanotti, Hiraga-san.”

“Certo, ma com'è? E' proporzionato... Uomo alto, lancia lunga?”

“Ah, spiacente” rispose lei in tono modesto, abbassando gli occhi, “ma le signore del Mondo dei Salici non discutono mai di un cliente con un altro cliente, chiunque egli sia.”

“Le nostre regole si applicano anche ai gai-jin? Veramente?” chiese Hiraga.

Ori ridacchiò.

“Non otterrai niente da lei, da nessuna di loro. Ci ho già provato io. Raiko-san mi ha molto sgridato per aver osato domandare!

“Gai-jin o no, le antiche regole dello Yoshiwara valgono sempre” mi ha detto. “Possiamo parlare in generale, ma non di un cliente particolare...

Baka-neh!” era piuttosto arrabbiata.”

I due uomini risero ma Fujiko vide che gli occhi di Hiraga restavano seri. Fingendo di non averlo notato, ansiosa di piacergli e al tempo stesso piena di curiosità su ciò che avrebbe dovuto fare per lui durante la notte, disse: “Spiacente, Hiraga-san, ma la mia esperienza non è molta, né con giovani, né con anziani o uomini di mezza età.

Ma le signore con più esperienza dicono che le dimensioni non garantiscono la soddisfazione né per l'uomo né per la donna ma che i giovani sono sempre i clienti migliori perchè danno più soddisfazioni”.

Tra sé Fujiko rise di quella bugia.

Mi piacerebbe dirti la verità per una volta: che i giovani sono i clienti peggiori, i più esigenti e quelli che soddisfano meno. Siete tutti impazienti, avete vigore in abbondanza, richiedete molte penetrazioni, avete laghi di sperma e siete poco contenti dopo, e di rado siete generosi. E ancora peggio, per quanto una ragazza provi a difendersi, prima o poi succede che si innamori di un giovane particolare e ciò conduce ad altra infelicità, altri disastri e a volte al suicidio.

Un vecchio è venti volte meglio.

“Alcuni giovani” riprese per rispondere a Hiraga in modo indiretto, “sono incredibilmente timidi anche se ben dotati.”

“Interessante. Comunque, Ori, non riesco ancora a credere che questo Taira sia stato così mansueto da allontanarsi.”

Ori si strinse nelle spalle. “Mansueto o no, avrebbe dovuto essere morto e io avrei dormito meglio. Cos'altro poteva fare poi?”

“Qualsiasi cosa. Avrebbe dovuto abbattere la porta a calci... Un appuntamento è un appuntamento e il fatto che Raiko non avesse una sostituta pronta rappresentava un insulto ancora più grave.”

“Ma la porta e lo steccato sarebbero robusti anche per noi.”

“Allora avrebbe dovuto tornare sulla strada principale e raccogliere cinque, dieci o venti dei suoi e tornare qui con loro e abbattere tutto; è un ufficiale importante, ufficiali e soldati alla Legazione gli ubbidiscono.

Una simile reazione avrebbe certamente costretto Raiko a prostrarsi per un anno e più e gli avrebbe garantito il servizio che voleva in qualsiasi momento.

Per di più noi saremmo stati costretti a filarcela. Così mi sarei comportato io al suo posto.” Hiraga sorrise e Fujiko represse un brivido. “Si trattava di non perdere la faccia. Eppure capiscono molto bene questo concetto. Avrebbero difeso la loro stupida Legazione fino all'ultimo uomo e la flotta era pronta a radere al suolo Edo.”

“E non è quello che noi vogliamo?”

“Sì” Hiraga rise. “Ma non se sei disarmato e umiliato nel ruolo di giardiniere... Come mi sentivo nudo!” Un'altra tazza di sakè.

Hiraga guardò Fujiko. In condizioni normali anche con una ragazza non particolarmente attraente la sua virilità e il sakè l'avrebbero eccitato. Ma quella sera era tutto diverso.

Quello era lo Yoshiwara gai-jin, Fujiko aveva dormito con loro e quindi era contaminata. Forse piaceva a Ori, pensò guardandola e poi le sorrise per non essere scortese. “Ordina del cibo, Fujiko. Quanto di meglio la casa possa fornire.”

“Subito, Hiraga-san” rispose la ragazza prima di scappare via.

“Sta' a sentire, Ori” sussurrò Hiraga quando furono soli, “c'è un grande pericolo.” Gli mostrò il manifesto ripiegato.

Ori era sbalordito. “Due koku? Una grossa tentazione per chiunque.

Sembri tu, non sei identico ma una guardia della Barriera potrebbe fermarti per un controllo.”

“Raiko ha detto la stessa cosa.” Ori lo guardò. “Joun non era un cattivo artista.”

“L'avevo immaginato che fosse stato lui, e ancora mi chiedo in che modo l'abbiano catturato e come siano riusciti a farlo collaborare.

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