Gai-Jin (82 page)

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Authors: James Clavell

Tags: #Fiction, #Action & Adventure

BOOK: Gai-Jin
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Quando sarà il momento non mancheranno, vedrai, le giovani tra le quali scegliere.

Ho inviato con il medesimo postale una lettera al dottor Hoag, e una a McFay nella quale esprimo il mio sconcerto nei suoi confronti per aver permesso che questo stupido fidanzamento avesse luogo.

In attesa di abbracciarti tra pochi giorni, con affetto, la tua affezionata madre.

 

Quasi subito Jamie si era precipitato nella stanza di Malcolm, pallido in volto.

“E' venuta a saperlo!”

“Lo so. Non importa.”

“Gesù Cristo, Malcolm, non potete dire solo così, non importa!” esclamò McFay balbettando per l'agitazione.

Con mano tremante gli allungò la lettera.

“Ecco, leggete voi stesso.”

La missiva non portava nessuna intestazione ed era firmata solo Tess Struan.

 

A meno che non siate in grado di fornirmi una spiegazione convincente del perchè avete permesso a mio figlio (sapete che sebbene futuro tai-pan è ancora minorenne) di impegnarsi in un fidanzamento senza la mia approvazione (che VOI SICURAMENTE, sapete non giungerà mai per un'unione così deprecabile), alla fine dell'anno sarete dimesso dall'incarico di capo della Struan in Giappone.

Affidate provvisoriamente la direzione al signor Vargas e tornate con mio figlio per chiarire la questione.

 

Struan gli restituì la lettera irritato.

“Non intendo ancora partire per Hong Kong. Ci andrò quando vorrò io.”

“Gesù Cristo, Malcolm, se ci ordina di tornare faremmo bene a ubbidirle.

Ci sono ragioni...”

“No! “ sbottò lui. “E' chiaro? NO!”

“Per l'amor di Dio, rendetevi conto.” rispose McFay infiammandosi a sua volta.

“Voi siete minorenne ed è lei a comandare la compagnia, lo fa da anni. Siamo ai suoi ordini e...”

“Io non sono ai suoi ordini, non sono agli ordini di nessuno. Uscite!”

“Mi rifiuto. La sua è una richiesta saggia, non una punizione. Saremo di ritorno qui entro due o tre settimane, avete comunque bisogno del suo consenso, è meglio cercare di ottenerlo subito, rasserenerà l'atmosfera intorno a voi e potremo lavorare...”

“No! E... i suoi ordini sono annullati, gli ordini lì do io! Sono io il tai-pan della Struan!”

“Cristo, sapete che non posso mettermi contro di lei!” Struan quasi inciampò ricordando la terribile fitta al bacino che lo aveva assalito quando si era alzato di colpo dalla sedia e aveva gridato a McFay: “Ascoltatemi, dannazione! Avete fatto sacro giuramento di servire il tai-pan, il tai-pan, per Dio, chiunque egli sia... Il tai-pan, e non la sua fottuta madre! Ricordate?”.

“Ma, io...”

“A chi ubbidirete, Jamie? A me o a mia madre?”

Tra di loro si era aperto un abisso, in un crescendo di ostilità e di parole, ma alla fine aveva vinto lui.

Non era possibile contestarlo, perchè quella clausola era scritta in ogni contratto di incarico, firmato e sottoscritto sotto solenne giuramento in accordo con le istruzioni del fondatore.

“Va bene, accetto!” disse McFay stringendo i denti. “Ma pretendo... scusate, vi chiedo di poterle scrivere spiegandole che ora sono ai vostri ordini.”

“Fatelo pure, con il postale, e già che ci siete, ditele che il tai-pan vi ha ordinato di fermarvi qui, e che solo io posso licenziarvi, e lo farò per Dio, se mi creerete dei problemi. Ditele anche che se mi voglio fidanzare, minorenne o no, sono affari miei.”

Poi brancolando era tornato a sedersi, piegato su se stesso dal dolore.

“Dio mio, tai-pan” sussurrò McFay, “mi licenzierà, che lo vogliate o no. Sono finito.”

“No. Fino a che non lo dirò io, è nel nostro statuto.”

“Forse. Ma che ci piaccia o meno, lei è in grado di farci passare le pene dell'inferno, a tutti e due.”

“No, voi state solo ubbidendo ai miei ordini. Siete sotto la legge di Dirk, ed è la legge di Dirk a governare lei, alla fine” disse Malcolm ricordando le infinite volte in cui la madre aveva fatto il nome di Dirk Struan a suo padre, a lui e ai suoi fratelli, che si trattasse di affari, di morale o della loro vita.

E papà e mamma non mi hanno forse ripetuto migliaia di volte che dopo di lui sarei diventato io tai-pan, non ne erano tutti convinti, in particolare zio Gordon? Le formalità possono aspettare, lei sta solo accampando delle scuse per tenermi a freno. Cristo, ho passato la vita a prepararmi per questo incarico, e so come trattarla, e so cosa non va qui sul lavoro.

Io sono il tai-pan, per Dio, e ora... se mi volete scusare, ho alcune faccende da sbrigare.” Non appena solo, Malcolm aveva chiamato Ah Tok.

Ayeeyah, in quel momento si, avevo davvero bisogno della medicina, funziona così bene, mi ha risparmiato molto dolore, molta angoscia, mi ha dato coraggio e, più tardi, una serata splendida con Angélique.

Ah, angelo mio, sei finalmente tornata a vivere nella suite accanto alla mia, grazie a Dio, sei così squisitamente vicina e calda, vicina... Cristo, vorrei che il dolore non ricominciasse non appena penso a lei, e che non sfociasse in quelle fitte lancinanti... ma non è neppure mezzogiorno, devo ancora affrontare un noioso sermone e il pranzo, e più di otto ore fino alla prossima...

“Mi dispiace per ieri” gli disse McFay. “Mi dispiace molto.”

“A me no, ha portato le cose in superficie e le ha messe in chiaro” rispose Malcolm con strana decisione. “Ora la compagnia ha un vero capo.

Concordo pienamente che mio padre non avesse polso, che negli ultimi anni fosse sempre ubriaco, che mia madre si sia fatta carico di tutto nel migliore dei modi, e anche sul fatto che queste circostanze ci hanno fatto perdere la supremazia sulla Brock.

Siamo onesti, ora loro sono più forti, più ricchi e più potenti di noi, potremo considerarci fortunati se riusciremo a superare questa tempesta. Il Giappone, per esempio, il Giappone ripaga appena le spese.”

“Sì, a breve termine, ma a lungo termine diventerà redditizio.”

“Non nel modo in cui lo avete gestito fino a oggi. I giapponesi non comprano niente da noi che ci assicuri un profitto. Noi da loro compriamo seta e bachi da seta, qualche gingillo di lacca e che altro? Niente di valore.

Non hanno nessuna industria e non dimostrano di volerne.”

“E' vero, ma anche la Cina ci ha messo anni ad aprirsi come mercato.

E ora c'è il triangolo dell'oppio, del tè e dell'argento.”

“La Cina è diversa, è colta, ha una civiltà antica. E poi in Cina abbiamo amici e, come dite voi, un sistema commerciale. Quello che intendo è che in questo posto, per sopravvivere, dobbiamo affrettare i tempi, altrimenti chiuderemo bottega.”

“Non appena sir William avrà convinto la Bakufu...

“Al diavolo!” La voce di Struan si indurì. “Sono stanco di starmene in panciolle a sentire che dobbiamo aspettare che sir William ordini alla flotta e all'Esercito di fare quello che avrebbe già dovuto essere fatto. Al prossimo incontro con la Bakufu voglio essere presente... o meglio, potreste organizzare subito un incontro privato con loro.”

“Ma, tai-pan...”

“Fate come ho detto, Jamie. E' quello che voglio. Fatelo subito.”

“Non saprei come.”

“Chiedete consiglio a quel samurai ammaestrato di Phillip Tyrer, Nakama.

Meglio se l'incontro avviene in segreto, per non mettere Phillip nei guai.”

McFay gli aveva passato l'informazione ricevuta da “Nakama”.

“E una buona idea” disse poi convinto, rincuorato dall'aria decisa e dalla foga di Struan. Forse, pensò, è arrivato finalmente qualcuno che sa muovere le cose. “Cercherò Phillip dopo la funzione.”

“Quando partirà la prossima nave per San Francisco?”

“Tra una settimana, il mercantile confederato Savannah Lady.” Per non farsi sentire dal gruppo di altri mercanti che passavano accanto, McFay abbassò la voce. “Il nostro ordine per i choshu viaggia con lei.”

“Di chi potremmo fidarci per una missione speciale?” chiese Struan avviando il suo piano.

“Vargas.”

“No, abbiamo bisogno di lui qui.” Struan si fermò di nuovo perchè gli dolevano le gambe, poi zoppicò fino al muretto che fiancheggiava la passeggiata, soprattutto per riposare ma anche per poter proseguire indisturbato la conversazione. “Chi altro? Dev'essere una persona in gamba.”

“Suo nipote, Pedrito. E' un ragazzo sveglio, sembra più portoghese di Vargas, non si direbbe che ha sangue cinese nelle vene. Parla portoghese, spagnolo, inglese e cantonese e sa far di conto. Lo accetterebbero sia nel Nord che nella Confederazione. Cosa avete in mente?”

“Procurategli un passaggio su quella nave. Voglio che parta con il nostro ordine, quadruplicato, e che ordini anche ...”

“Quattromila fucili?” McFay lo fissò incredulo.

“Sì, e mandate anche una lettera alla fabbrica con il postale di domani per annunciare il suo arrivo. La Savannah incontrerà il piroscafo diretto in California davanti a Hong Kong.”

“Ma il nostro acconto in oro copre solo il pagamento di duecento fucili” disse McFay esitante, “e la prassi della fabbrica impone di coprire l'ordine per intero. Non vi sembra sia un impegno eccessivo?”

“Qualcuno potrebbe pensarlo. Io no.”

“Anche con un carico di duemila... l'ammiraglio dà in escandescenze contro ogni importazione di armi e di oppio. So che la legge non glielo consente” disse McFay d'un fiato, “ma se vuole può sequestrare il carico con la scusa dell'emergenza nazionale.”

“Basta che vi muoviate bene e non li troverà, né saprà della loro esistenza fino a quando non sarà troppo tardi per intervenire. Nel frattempo scrivete una lettera di accompagnamento all'ordine e inviatene una copia con il postale; scrivetela voi stesso, Jamie. Nella lettera chiederemo alla fabbrica condizioni speciali per questa fornitura nonché un'agenzia esclusiva per l'Asia.”

“Questa è un'ottima idea, tai-pan, ma raccomanderei caldamente di non aumentare l'ordine.”

“Fate un ordine di cinquemila fucili e sottolineate la nostra disponibilità a offrire condizioni di assoluto vantaggio. Non voglio che Norbert ci batta sul tempo.” Struan riprese a camminare e registrò che il dolore era aumentato. Non aveva bisogno di guardare McFay per intuirne i pensieri. “Non serve consultare prima Hong Kong. Fate come vi dico. Firmerò io sia la lettera che l'ordine” disse tagliente.

Dopo una pausa McFay annuì. “Come desiderate.”

“Bene.” La riluttanza dell'altro convinse Struan a esporre il suo piano. “In Giappone dobbiamo cambiare politica. Ai giapponesi piace uccidere, giusto?

Secondo le informazioni di questo Nakama molti dei loro re sono pronti a ribellarsi contro quelli della Bakufu, che sicuramente non sono nostri amici. Bene, li aiuteremo nel loro proposito.

Venderemo loro tutto ciò che vorranno: fucili, un pò di navi, persino qualche fabbrica di armi, in quantità crescente. In cambio di oro e argento.”

“E se usassero le armi contro di noi?”

“Una volta soltanto e impareranno la lezione, come è successo in tutto il mondo. Venderemo loro moschetti e fucili a retrocarica, ma non le armi automatiche, né i cannoni di grande gittata o le moderne navi da guerra. Daremo al nostro cliente quello che chiede.”

Angélique si inginocchiò, sistemò nel minuscolo confessionale le ampie gonne come meglio poté e cominciò il rituale. Come tutti coloro che non sapendo leggere né scrivere il latino avevano imparato a memoria fin da bambini le preghiere e le risposte della messa, pronunciava le parole tutte insieme.

“Mio Dio, mi pento e mi dolgo...”

Dall'altra parte della grata, Padre Leo era più attento del solito. In genere ascoltava distrattamente, sicuro che i penitenti mentissero, che non confessassero i loro veri peccati, di certo tantissimi e gravi, come negli altri insediamenti in Asia, e che le penitenze che dispensava venissero eseguite meccanicamente o non eseguite affatto.

“Così, figliola, avete peccato” disse in un francese dal forte accento straniero ma con il suo tono più suadente. Gesuita portoghese, corpulento e barbuto, aveva cinquantacinque anni, era stato ordinato sacerdote ventisette anni prima e si accontentava delle briciole di vita che, a suo parere, Dio aveva la bontà di concedergli.

“Quali peccati avete commesso questa settimana?”

“Ho dimenticato di chiedere perdono alla Madonna nelle mie preghiere, una sera” rispose lei perfettamente calma, fedele al suo patto.

“Ho fatto molti brutti pensieri, molti incubi, e ho avuto paura, dimenticando di essere nelle mani di Dio...”

A Kanagawa, il giorno dopo quella sera, dopo aver riflettuto sul modo per uscire dalla catastrofe che si era abbattuta su di lei, si era inginocchiata davanti al piccolo crocifisso che portava sempre con sé. “Madre di Dio, tu sai cosa mi è successo e di quale terribile offesa sono stata vittima” implorò in lacrime con tutto il fervore di cui era capace, “sai che non ho nessuno a cui rivolgermi, che ho disperato bisogno del tuo aiuto e che non posso confidarmi con nessuno, nemmeno in confessione. Non posso confessare apertamente ciò che è accaduto. Non posso, distruggerebbe l'unica possibilità...”

“Per favore, ti prego in ginocchio, facciamo un patto: quando nel confessionale dirò: ho dimenticato di chiedere perdono alla Madonna nelle mie preghiere, significa che sto confessando e raccontando tutto quello che già ti ho detto e che tu hai visto accadere, oltre alle piccole bugie che probabilmente sarò costretta a dire per difendermi.

Ti chiedo perdono per una richiesta del genere e imploro il tuo aiuto, sei l'unica a cui posso rivolgermi. So che mi perdonerai e mi capirai perchè sei la Madre di Dio e sei una donna, tu capirai e mi assolverai...” Intravedeva oltre la grata il profilo di Padre Leo e ne sentiva l'alito puzzolente di vino e di aglio. Sospirò e ringraziò la Madonna con tutto il cuore per averla aiutata.

“Perdonatemi, Padre, perchè ho peccato.”

“I vostri peccati non mi sembrano molto gravi, figliola.”

“Grazie, Padre.” Lei trattenne uno sbadiglio e aspettò di ricevere la consueta piccola penitenza. Poi si sarebbe fatta il segno della croce e avrebbe ricevuto l'assoluzione, lo avrebbe ringraziato e se ne sarebbe andata. Il pranzo al circolo con Malcolm e Seratard, la siesta nelle bellissime stanze accanto a quelle di Malcolm, la cena alla Legazione russa...

“Quali cattivi pensieri avete fatto?”

“Oh, sono stata impaziente” rispose lei senza pensare, “dimenticando di essere nelle mani di Dio.”

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