“Cristo!” Marlowe lo precedette con ansia lungo il barcarizzo e a poppa. “Come diavolo avete fatto a uscirne vivo?”
“Camminando. Mi hanno lasciato passare in mezzo senza dire neanche una parola, mi hanno lasciato passare e basta. Non mi vergogno di dirvi che ero spaventato a morte; sono ovunque eccetto dentro la Legazione e sul molo.” La sentinella davanti alla porta della cabina salutò. “Buongiorno signore!”
“Dispaccio urgente per l'ammiraglio.” Dall'interno la replica non si fece attendere.
“Allora portatemelo, per l'amor del cielo! Un dispaccio da chi?” Marlowe sospirò e aprì la porta. “Da sir William, signore.”
“Cosa diavolo ha fatto quell'idiota che...” L'ammiraglio Ketterer si interruppe quando vide Tyrer. “Oh, voi siete il suo aiutante, non è vero?”
“Apprendista interprete, signore, Phillip Tyrer.”
Gli tese la lettera.
“Con... ehm... i saluti di sir William, signore.”
L'ammiraglio aprì la lettera. Indossava una lunga camicia da notte di flanella e un berretto con le nappe.
Infilò un paio di occhiali dalla montatura sottile e cominciò a leggere muovendo le labbra mentre compitava le parole:
Ritengo che sia per voi assai meglio evitare di presenziare all'incontro odierno insieme al generale e ai ministri. Siamo completamente circondati da centinaia, per non dire migliaia, di samurai armati fino ai denti.
Fino a questo non hanno compiuto alcun gesto ostile né ci hanno impedito di uscire. Certamente hanno il diritto di far stare i loro soldati dove più gli aggrada e forse è soltanto un bluff per cercare di farci saltare i nervi. Per sicurezza tuttavia tratterò da solo con la Bakufu, se si faranno vivi.
(Se ciò accadrà farò issare uno stendardo azzurro e cercherò di tenervi informato sugli sviluppi.) Qualora la Bakufu non si presentasse aspetterò un altro giorno o due e poi mi troverò costretto a ordinare una ignominiosa ritirata. Nel frattempo se vedrete la bandiera ammainata significherà che siamo stati sopraffatti. Prendete qualsiasi decisione vi sembrerà appropriata. Resto, signore, il vostro obbediente servitore.
L'ammiraglio rilesse la lettera una seconda volta e poi in tono secco disse. “Signor Marlowe, chiedete al capitano e al generale di venire subito da me. Inviate a tutte le navi il seguente messaggio: “Recarsi immediatamente sui luoghi di combattimento. Tutti i capitani a rapporto sull'ammiraglia a mezzogiorno”.
Mandate un segnale ai ministri invitandoli a raggiungermi al più presto.
Signor Tyrer, fate colazione e poi tenetevi pronto a tornare con la mia risposta alla Legazione entro pochi minuti”.
“Ma signore, non credete...”
L'ammiraglio stava già gridando verso la porta chiusa.
“Johanson” Il suo inserviente aprì immediatamente la porta.
“Il barbiere sta arrivando, signore, la vostra uniforme è stirata, la colazione sarà pronta nel momento in cui siederete a tavola, il porridge è bello caldo!” Lo sguardo di Ketterer si posò su Marlowe e Tyrer. “Che cosa diavolo state aspettando voi due?”
Intanto a Yokohama la lancia della Struan, l'unica barca a motore di quel Porto, beccheggiava davanti al molo. Jamie McFay, ne scese agilmente e, percorsa la banchina di buon passo, si diresse verso l'edificio a due piani che dominava High Street.
Benché fossero soltanto le otto era già uscito incontro al postale, che arrivava ogni quindici giorni alle prime luci dell'alba, a ritirare la posta, i dispacci e gli ultimi giornali, che il mio assistente cinese stava già ammucchiando su un carretto.
McFay stringeva tra le mani due buste, una aperta e l'altra ancora sigillata, “'Giorno Jamie.” Gabriel Nettlesmith lo intercettò e, abbandonando il gruppetto di mercanti assonnati in attesa delle loro barche, gli si avvicinò.
Era un uomo piccolo e pienotto Gabriel Nettlesmith, con gli abiti stazzonati che puzzavano lontano un miglio d'inchiostro e sporcizia e dei sigari che fumava senza sosta.
Era direttore nonché editore dello “Yokohama Guardian”, il giornale dell'Insediamento, uno dei molti quotidiani di proprietà della Struan. “Cosa succede?”
“Un sacco di cose.
Fammi il favore, raggiungimi a colazione. Scusa ma adesso non posso fermarmi.” Benché la flotta fosse a Edo, nel porto l'attività sembrava frenetica; le lance che facevano servizio per una cinquantina di mercantili andavano e venivano senza sosta, e altre circondavano il postale. Jamie era stato come sempre il primo a ritirare la posta e sbarcare; lo faceva in parte per principio e in parte per convenienza dato che i prezzi di alcuni prodotti essenziali potevano fluttuare in modo considerevole a seconda delle notizie arrivate con la posta.
La nave a vapore che seguiva la rotta Hong Kong Yokohama arrivava in nove giorni, quella che faceva tappa a Shanghai undici, tempo permettendo.
La posta dall'Inghilterra arrivava in otto, dodici settimane, tempo e pirati permettendo. E il giorno dell'arrivo del postale era sempre denso di aspettative, bello o tremendo ma sempre atteso con ansia.
Norbert Greyforth della Brock and Sons, principale rivale della Struan, osservava con il cannocchiale McFay, a un centinaio di metri dalla riva. McFay si rese conto d'essere spiato ma non se ne curò.
Quell'infame lo saprà presto, se non ne è già venuto a conoscenza, pensò, e sentì un brivido di paura.
Non gli capitava spesso d'essere spaventato, ma quel giorno lo era, per Malcolm Struan, per la compagnia, per se stesso, per il futuro e per Paijin, la donna che amava e che lo aspettava paziente nella loro casetta, Accelerò il passo. Tre o quattro ubriaconi giacevano sul marciapiede di High Street come vecchi sacchi di carbone e altri dormivano sulla spiaggia.
Inciampò in un uomo addormentato, evitò un gruppo di marinai vocianti che in preda ai fumi dell'alcool non riuscivano più a trovare la loro nave, imboccò di corsa i gradini che conducevano al grande ingresso del palazzo, poi percorse le scale fino al pianerottolo e infine il corridoio che correva lungo il magazzino finendo nell'appartamento di Malcolm.
Aprì una porta senza far rumore e sbirciò all'interno.
“Buongiorno Jamie” disse Malcolm Struan dal letto.
“Oh, salve Malcolm, buongiorno. Non ero sicuro che foste già sveglio.” Chiudendo la porta dietro di sé notò che quella che comunicava con l'appartamento attiguo era accostata. Si avvicinò all'enorme letto di tek col baldacchino, fatto arrivare appositamente da Hong Kong o dall'Inghilterra come tutti gli altri mobili del palazzo. Adagiato su molti cuscini, Malcolm Struan sembrava pallido ed esausto; sebbene il dottor Barbcott l'avesse fatto dormire per tutto il tragitto e i marinai avessero cercato di rendergli il viaggio meno faticoso possibile, il tragitto in nave da Kanagawa aveva consumato gran parte delle sue forze.
“Come vi sentite quest'oggi?” Struan lo guardò con quegli occhi azzurri sprofondati in due occhiaie profonde e scure.
“Le notizie da Hong Kong non sono buone, vero?” L'approccio diretto non dava a McFay nessuna possibilità di tergiversare.
“Si, mi dispiace. Avete sentito il segnale?” Quando veniva avvistato il postale la tradizione voleva che il capitano del porto sparasse un colpo di cannone per avvisare l'Insediamento. Era una procedura seguita in tutto il mondo, ovunque vi fosse un insediamento britannico.
“Si, l'ho sentito” rispose Struan. “Prima di darmi le cattive notizie chiudete la porta di Angélique e passatemi il vaso da notte.”
McFay obbedì. Dietro la porta c'era un salotto e oltre si intravedeva un camera da letto.
Era il miglior appartamento del palazzo, e di solito veniva occupato dal tai-pan. Al loro arrivo Malcolm aveva insistito perchè ci si installasse Angélique, e la ragazza era stata felice di accettare l'offerta.
Le voci su quella sistemazione nel palazzo avevano percorso l'Insediamento alimentando altri pettegolezzi sul conto di Angélique nel ruolo di nuova Florence Nightingale, ed erano in molti a scommettere che ormai lei era diventata proprietà di Malcolm Struan. Non c'era nessuno all'Insediamento che non avrebbe desiderato infilarsi nel suo letto.
“Siete matti” aveva ribattuto McFay al circolo la sera prima.
“Il poveretto è in uno stato pietoso.”
“Si rimetterà in piedi prima che ve ne accorgiate” intervenne il dottor Babcott.
“Suoneranno le campane nuziali, per Dio!” disse qualcuno.
“E' la casa offrirà da bere a tutti” gridò un altro. “Benone, avremo un matrimonio tutto nostro all'Insediamento, il nostro primo matrimonio.”
“Ne abbiamo avuti già molti, Charlie; dimentichi le nostre musume?”
“Quelle non contano, per Dio, io parlavo di un vero matrimonio in chiesa e di un bel battesimo e...”
“Per Geova che saltella, stai forse insinuando che ce ne sia già uno in pentola?”
“Si dice che sulla nave fossero sempre avvinti come l'edera... non che io lo condanni, se è per questo.
“Ma se non sono nemmeno fidanzati, per Dio! Ripetilo un'altra volta, fai altre insinuazioni sul conto di Angélique e te la faccio vedere io!”
McFay sospirò.
Una scazzottata tra ubriachi e qualche bottiglia rotta, poi i due uomini erano stati allontanati dal circolo dove avevano fatto ritorno un'ora dopo accolti da un chiassoso benvenuto.
Prima di andare a dormire McFay si era affacciato nella stanza di Malcolm per dargli un'occhiata e l'aveva trovato profondamente addormentato. Angélique sonnecchiava su una poltrona accanto al letto.
L'aveva svegliata con delicatezza.
“E' meglio che andiate a farvi un buon sonno, signorina Angélique, adesso non si sveglierà.”
“ Si, grazie, Jamie. “ L'aveva osservata stiracchiarsi come un giovane felino, voluttuosa e felice, semiaddormentata, con i capelli sciolti sulle spalle nude, l'abito stretto sotto il seno che ricadeva in mille pieghe nello stile in voga cinquant'anni prima e preferito dall'imperatrice Giuseppina e che alcuni sarti parigini cercavano di reintrodurre. Ogni centimetro del suo corpo pulsava di una forza vitale che attraeva irresistibilmente gli uomini. Nel suo appartamento affacciato sul corridoio McFay quella notte stentò a prender sonno.
Struan era immerso in un bagno di sudore. Lo sforzo era troppo grande per lui e troppo doloroso, e per di più l'unico risultato che ottenne fu qualche goccia di urina piena di sangue. “Allora Jamie, che cattive notizie mi portate?”
“Oh be', vedete...”
“Per amor di Dio, sbrigatevi!”
“Vostro padre è deceduto nove giorni fa, lo stesso giorno in cui il vapore ha lasciato Hong Kong diretto qui senza fare scalo a Shanghai. I funerali erano previsti per tre giorni dopo. Vostra madre mi chiede di organizzare al più presto il vostro ritorno.
Il vapore con le notizie della vostra disgrazia arriverà a Hong Kong solo tra quattro o cinque giorni, nella migliore delle ipotesi. Mi dispiace” aggiunse debolmente.
Struan aveva sentito soltanto la prima frase di quel discorsetto. Benché non lo cogliesse impreparato, la notizia sembrò colpirlo con violenza nel fianco già ferito. Era allo stesso tempo felice e triste, entusiasta che infine fosse giunto il momento di dirigere la compagnia, che da anni ormai si stava indebolendo e tuttavia era stata tenuta a galla dalla madre che dietro le quinte aveva persuaso, convinto, guidato e aiutato il padre nei tempi difficili.
Erano stati quasi sempre tempi difficili per Culum Struan, soprattutto a causa dell'alcol, che usava come medicamento contro le insopportabili emicranie e gli attacchi della malattia di Happy Valley, la malaria, quella misteriosa febbre assassina che aveva decimato la prima popolazione di Hong Kong e che adesso qualche volta veniva tenuta sotto controllo dall'estratto di una corteccia, il chinino.
Non riesco a ricordare un solo anno in cui mio padre non dovesse trascorrere lunghi periodi a letto, a volte con i brividi per almeno un mese, delirando per giorni e giorni.
Nemmeno le infusioni di quella preziosa corteccia di china che il nonno aveva portato dal Perù erano servite a curarlo. Comunque avevano impedito che la febbre lo uccidesse, e che uccidesse anche altri. Ma non aveva salvato la piccola Mary, morta a quattro anni.
Io ne avevo solo sette allora, ma da quel giorno non ho mai smesso di pensare alla morte, avevo capito che cosa significasse e che era senza ritorno.
Sospirò con gravità.
Grazie a Dio niente ha mai toccato mamma, né le epidemie o le febbri, né il passare degli anni o l'aria insalubre.
E' una donna giovane, a trentotto anni ha ancora una bella figura malgrado i sette figli ed è il sostegno di noi tutti, capace di superare ogni difficoltà, ogni tempesta, anche l'amara, eterna ostilità che la divide da suo padre, maledetto Tyler Brock... anche la tragedia dell'anno scorso, quando i poveri gemelli Rob e Dunross annegarono al largo di Shek-O dove abbiamo la casa delle vacanze. E adesso il povero papà. Quanti morti.
Tai-pan, adesso sono tai-pan della Nobil Casa.
“Come? Cos'avete detto, Jamie?”
“Ho detto soltanto che mi dispiace, tai-pan, e che... ecco, qui c'è una lettera di vostra madre.” Struan prese la busta con uno sforzo. “Qual è il mezzo più veloce per tornare a Hong Kong?”
“La Sea Cloud, ma non l'aspettiamo che tra due o tre settimane. Gli unici mercantili in porto sono lenti e nessuno parte per Hong Kong prima di otto giorni. Il postale è il più veloce, ma deve passare da Shanghai.
Comunque potremmo fargli invertire la rotta immediatamente.” L'idea di affrontare nove giorni di mare, con molta probabilità agitato, se non addirittura sotto un tifone, terrorizzava Malcolm.
L'esperienza del giorno prima, il breve viaggio da Kanagawa, gli era bastata.
Ciò nonostante disse: “Parlatene con il capitano. Convincetelo a tornare direttamente a Hong Kong. Che altro c'era nella posta?”.
“Non ho ancora controllato tutto ma... ecco...” Preoccupato per l'improvviso pallore di Struan, MeFay gli tese l'Hong Kong Observer a malincuore.
“Nient'altro che cattive notizie, temo: la guerra civile americana si sta inasprendo. Ci sono state decine di migliaia di morti... battaglie a Shiloh, Fair Oaks, in dozzine di posti, un'altra a Bull Run con l'esercito dell'Unione... decimato.
La guerra è cambiata in modo drastico ormai, con i fucili a retrocarica, le mitragliatrici e i cannoni portatili.
Con il sud bloccato dall'Unione, il prezzo del cotone è salito alle stelle. Un altro motivo di panico alle borse di Londra e Parigi è la voce secondo cui la Prussia sta per invadere la Francia. Dalla morte del principe consorte in dicembre, la regina Vittoria non è ancora comparsa in pubblico, si dice che si strugga per la disperazione.