Moll Flanders (Collins Classics) (24 page)

Read Moll Flanders (Collins Classics) Online

Authors: Daniel Defoe

Tags: #Fiction, #Classics

BOOK: Moll Flanders (Collins Classics)
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2. Balia per i trenta giorni, uso di biancheria e merletti.

2
10

3. Prete per il battesimo, ecc. come sopra.

2


4. Cena, con dolciumi.

3
3

Suo onorario come sopra.

5
5

Cameriera personale.

1


totale sterline

26
18

Quella era la lista per la seconda tariffa. La terza, mi disse, era di livello più alto, con partecipazione del padre o di amici:

St.

sc.

1 Tre mesi di vitto e alloggio, con due stanze e soffitta per la cameriera.

30


2 Balia per i trenta giorni, e corredo di biancheria di prima qualità.

4
4

3. Prete per battesimo, ecc.

2
10

4. Cena, con vino fornito dai signori.

6


Suo onorario, ecc.

10
10

Cameriera, oltre quella personale, solo


10
totale sterline
53
14

Io osservai i tre conti, sorrisi, e le dissi che da quanto vedevo erano le sue richieste ben ragionevoli, tutto considerato, e per il resto non avevo alcun dubbio che il suo servizio fosse ottimo.

Lei disse che quello l’avrei potuto giudicare di persona. Io dissi che purtroppo temevo di dover essere cliente sua alla tariffa più bassa. “E forse, signora,” dissi, “a quella tariffa mi accoglierete con minore entusiasmo.”

“No, nient’affatto,” disse lei, “perché al posto di una della terza tariffa io ne posso avere due della seconda e quattro della prima, e così prendo da ciascuna in proporzione; ma se voi avete qualche dubbio circa la cura che avrò per voi, io permetterò che qualsiasi persona vostra amica venga a controllare se siete trattata bene oppure no.”

Poi mi spiegò i particolari del conto. “In primo luogo, signora,” disse, “vi faccio osservare che qui c’è il mantenimento per tre mesi; vi costa solo dieci scellini la settimana; mi sento di affermare che non vi lamenterete della mia cucina. Scommetterei,” dice, “che attualmente non spendete meno; o mi sbaglio?”

“No, davvero” dico io, “non spendo meno, perché pago sei scellini la settimana di pigione per la stanza, e penso da me al vitto, che viene a costarmi molto di più.”

“E poi, signora,” dice lei, “se il bambino non dovesse sopravvivere o dovesse nascer morto, come sapete che qualche volta avviene, si risparmia la spesa del prete; e se non avete amici da invitare, potete risparmiare la spesa della cena; tolte perciò quelle spese, signora,” dice, “il parto vi costerà in tutto soltanto cinque sterline e tre scellini più di quel che avreste speso per il vostro normale tenore di vita.”

Questa era la cosa più ragionevole che avessi mai sentito; perciò sorrisi e le dissi che sarei divenuta sua cliente; ma le dissi anche che siccome mi mancavano ancora due mesi, poteva che mi servisse fermarmi da lei più di tre mesi e volevo sapere se lei non avrebbe dovuto mandarmi via prima del momento giusto. No, disse quella; la sua casa era grande, e inoltre lei non mandava mai via nessuna persona che aveva partorito lì prima che fosse lei stessa a volersene andare; e se per caso aveva richieste da più signore, siccome era tutt’altro che malvista dal vicinato, era in grado di trovare sistemazione per venti, se occorreva.

Io trovai che era a suo modo una donna d’eccezione; e, in breve, accettai di mettermi nelle sue mani e glielo promisi. Lei parlò allora d’altro, s’informò del modo in cui ero sistemata lì, criticò il fatto che mi mancavano parecchie comodità, e disse che non sarebbe stato così a casa sua. Io le dissi che avevo riguardo a parlarne, perché la padrona di casa mi trattava con distacco, da estranea, o così m’era parso, dal momento in cui ero caduta ammalata, perché aspettavo un figlio; e temevo che potesse arrivare a comportarsi con me in modo offensivo, col pretesto che io non le avevo raccontato i fatti miei.

“Oh, cara,” disse quella, “sua signoria non è poi tanto estranea a cose del genere; ha fatto più volte la prova a tener in casa signore nelle vostre condizioni, ma non è mai riuscita a metter le cose a posto con la parrocchia; e non è poi quella signora che voi credete; comunque, visto che ve ne andate, è meglio che non le diate confidenza, farò io in modo che finché resterete qui siate trattata un po’ meglio di quel che vedo, e questo non vi costerà un soldo di più.”

Io non ci capii nulla; la ringraziai, però, e così ci salutammo. La mattina dopo mi mandò un pollo arrosto caldo, una bottiglia da una pinta di sherry, e mi fece dire dalla cameriera che aveva l’ordine di badare a me tutto il giorno finché restavo lì.

Era un gesto curiosamente gentile e buono, e l’accettai molto volentieri. La sera lei mandò ancora a chiedere se avevo bisogno di qualche cosa e come stavo, e ordinò alla cameriera di andare da lei la mattina dopo a prendere il mio pranzo. La cameriera ebbe l’incarico di prepararmi la cioccolata al mattino prima di uscire, e così fece, e a mezzogiorno mi portò un pasticcio di petto di vitello, intero, e un piatto di zuppa per pranzo; e a questo modo colei mi assisteva da lontano, tanto che io ero tutta contenta e stavo benissimo, perché per la verità la mia prostrazione precedente era stata la causa principale della mia malattia.

Io m’aspettavo, com’è frequente il caso con quella gente, che la serva che lei m’aveva mandato fosse una qualche giovane svergognata della razza di Drury Lane, e mi sentivo molto a disagio nell’averla con me; perciò non volli a nessun costo farla dormire in casa quella notte e le tenni gli occhi spalancati addosso come se avessi avuto a che fare con una ladra patentata. La mia signora subito indovinò come stavano le cose e me la rimandò con un bigliettino, dicendo che potevo fidarmi dell’onestà della sua cameriera; potevo esser certa di lei sotto ogni riguardo; lei non prendeva in casa servitori se non era più che sicura della loro lealtà. Io allora mi sentii assolutamente tranquillizzata; e per la verità il modo in cui si comportava quella cameriera era la testimonianza migliore, perché mai capitò in una famiglia una ragazza più educata, tranquilla e brava, come in seguito ebbi modo di comprendere.

Appena stetti bene tanto da poter uscire, andai con la cameriera a vedere la casa e l’appartamento che avrei avuto; tutto era così bello, pulito e in ordine che, a farla breve, io non trovai nulla da ridire, ma fui soltanto magnificamente soddisfatta e lieta di quel che mi capitava, il che, considerato in quale triste situazione mi trovavo, era molto più di quel che io pretendevo.

Ci si potrebbe aspettare che io dessi qualche conto della natura dell’attività perversa di quella donna, nelle cui mani ero adesso caduta; ma sarebbe troppo grande incitamento al vizio il far conoscere al mondo a quali sbrigativi mezzi si faceva ricorso colà per sbarazzare le donne dal non gradito fardello di un figlio avuto segretamente. Quella autorevole matrona aveva diversi sistemi, ed uno in particolare era che, se nasceva un bambino, anche non in casa sua (infatti aveva frequenti occasioni di lavoro in case private), lei aveva sottomano delle persone che per pochi soldi si prendevano il bambino, togliendo ogni preoccupazione a lei e alla Parrocchia; e quei bambini, diceva lei, c’era chi onestamente pensava a mantenerli e ne aveva cura. Che fine facessero tutti quei bambini, considerando quanti erano quelli di cui lei si occupava, è una cosa che io non saprei immaginare.

Ebbi più volte occasione di discorrere con lei di quell’argomento; ma lei era preparata a rispondere che salvava in quel modo la vita di tanti agnellini innocenti, così diceva, che altrimenti sarebbero stati trucidati; e di tante donne che, disperate nella sciagura, avrebbero altrimenti tentato di uccidere i loro bambini e sarebbero finite sulla forca. Io ammettevo che questo era vero, e che era cosa molto lodevole, a patto che i poveri bambini finissero poi in buone mani e non fossero invece maltrattati, fatti morir di fame, derelitti dalle balie che li crescevano. Lei rispondeva che di ciò lei si prendeva sempre gran cura, e non lavorava mai con balie che non fossero persone brave e oneste, e delle quali ci si poteva fidare.

Io non potevo ribatter nulla, ed ero perciò costretta a dire: “Signora, non metto in dubbio che voi facciate onestamente la parte vostra, ma il problema vero è quel che faranno poi quelle persone,” e lei di nuovo mi chiudeva la bocca dicendo che lei ci badava moltissimo.

La sola cosa che mi accorsi di accogliere con repulsione durante quelle conversazioni su tali argomenti fu che una volta, mentre si parlava del fatto che ero già avanti con la gravidanza e stava per giungere l’atteso momento, lei disse qualcosa che aveva l’aria di significare che lei poteva, se io lo desideravo, aiutarmi a liberarmi del mio fardello anche prima; ovvero, in parole chiare, che poteva darmi qualcosa per farmi abortire, se avevo voglia di porre termine in quel modo ai miei fastidi; ma io subito le feci capire che l’idea mi ripugnava; e va detto che lei si tirò indietro così brillantemente che io non avrei potuto dire se davvero me l’aveva proposto o se aveva soltanto accennato a quell’uso come ad una cosa orribile; lei infatti sapeva giocare così bene con le parole, e capiva così in fretta le mie intenzioni, che disse tutto il contrario prima ancora che io riuscissi a spiegarmi.

Per tener questa parte entro i più stretti limiti possibili, dirò che lasciai il mio alloggio a St. Jones e andai dalla mia nuova governante, poiché così la si chiamava in casa, e lì venni trattata con tanta cortesia, fatta segno a tali attenzioni, provveduta talmente di ogni cosa, e il tutto così bene, che non riuscivo sulle prime a capire che convenienza vi trovasse la mia governante; ma mi resi conto in seguito che lei diceva di non guadagnare nulla sul vitto delle pensionanti, e in verità ben poco profitto avrebbe potuto trarne, ma il guadagno le veniva da altre voci della sua attività, e di lì incassava molto, ve lo assicuro; è da non credere infatti quanto lavoro avesse, in casa e fuori, tutto in un certo giro privato, e cioè, in parole chiare, nel giro delle puttane.

Durante il tempo che io rimasi in casa sua, che fu di quasi quattro mesi, furono ricoverate da lei in casa non meno di dodici donne di piacere, e io credo che altre trentadue, all’incirca, ne tenesse in cura fuori casa, e una alloggiava proprio dalla mia vecchia padrona di casa a St. Jones, anche se costei aveva fatto tanto la difficile con me.

Era quella una strana testimonianza dell’avanzata del vizio in quel tempo, al punto che io, per quanto corrotta potessi esser stata fino a quel momento, ne restai intimamente sconvolta. Incominciai a provar disgusto per il luogo dove mi trovavo e, soprattutto, per quell’ambiente di corruzione; eppure devo dire che mai, per tutto il tempo che vi rimasi, vidi colà, né credo vi fosse da vedere, il minimo spettacolo d’indecenza in casa.

Non si vide mai nemmeno un uomo salir di sopra, se non per visitare le donne nei trenta giorni, e sempre erano accompagnati dalla vecchia, che considerava un punto d’onore per la sua casa il fatto che nessun uomo toccasse una donna, neanche se era sua moglie, durante i trenta giorni; e non permetteva a nessun uomo di coricarsi in casa, per nessun motivo, nemmeno se sapeva con certezza che si trattava di sua moglie; diceva sempre che non le importava quanti bambini venissero alla luce in casa sua, ma che non voleva che nemmeno uno fosse incominciato lì, se poteva evitarlo.

Può darsi che esagerasse in questo un po’ più del necessario, ma, se era uno sbaglio, non era uno sbaglio inutile, perché in tal modo lei salvava la reputazione, per quel che era, del suo mestiere, e si presentava come un personaggio che, pur occupandosi delle donne nel momento della loro perdizione, non era tuttavia strumento del loro modo di perdersi; e tuttavia era un ben tristo commercio il suo.

Mentr’ero lì, e prima di mettermi a letto, ricevetti una lettera del mio fiduciario in banca, piena di cose gentili e affettuose, che insisteva perché io tornassi a Londra. Era già vecchia di un paio di settimane quando mi giunse, perché era stata prima inviata nel Lancashire e poi rimandata a me. Lui concludeva dicendomi che aveva ottenuto un decreto, credo che così si dicesse, contro la moglie, ed era pronto a mantenere il suo impegno con me, se io ero disposta a sposarlo, e aggiungeva molte dichiarazioni di affetto e di devozione, quali si sarebbe ben guardato dal fare se avesse saputo in che condizioni mi trovavo io, e quali certamente io ero ben lontana dal meritare.

Scrissi rispondendo a quella lettera, misi la data di Liverpool, ma spedii la lettera per mezzo di un messo, asserendo che l’avevo mandata sotto busta a un amico in città. Mi rallegrai con lui per la sua riacquistata libertà, ma avanzai alcune riserve sulla legittimità di un suo nuovo matrimonio, e gli dissi che supponevo avrebbe voluto riflettere su quel punto molto seriamente prima di prendere una decisione, visto che vi potevano essere conseguenze troppo gravi perché un uomo come lui si buttasse avventatamente in una storia simile; conclusi facendogli tutti i miei auguri per quel che avrebbe deciso, senza dargli la minima idea di quel che avevo in mente io e senza rispondere alla sua richiesta di tornare a Londra da lui, ma espressi vagamente la mia intenzione di ritornare verso la fine dell’anno, e la mia lettera era datata aprile.

Mi misi a letto verso la metà di maggio, ebbi un altro bel maschio, e secondo il mio solito andò tutto bene, come le altre volte. La mia governante fece il mestiere suo di levatrice con abilità e destrezza, molto meglio di quanto mi fosse mai capitato di sperimentare.

La cura che ebbe per me durante il travaglio, e, in seguito, durante la convalescenza, fu tale che, fosse stata mia madre, non avrebbe potuto far di più. Che nessuno però si lasci incoraggiare a brutte imprese dall’attività di quell’abilissima donna, perché colei a quest’ora è passata nel mondo dei più e io posso dire che non ve ne sarà mai un’altra uguale.

Credo che ero a letto da ventidue giorni quando ricevetti un’altra lettera dal mio amico della banca, con la sorprendente notizia che aveva ottenuto una sentenza definitiva di divorzio contro la moglie, e gliel’aveva fatta notificare il tal giorno, e poteva ora dare a tutte le mie obiezioni circa il suo nuovo matrimonio una risposta che io certo non m’attendevo e che non era stato lui a desiderare: la moglie, infatti, che già prima aveva sofferto di rimorsi per il modo in cui l’aveva trattato, appena saputo che lui aveva vinto la causa, s’era penosamente uccisa la sera stessa.

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