Paradiso (49 page)

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Authors: Dante

BOOK: Paradiso
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Parere ingiusta la nostra giustizia   

               
ne li occhi d’i mortali, è argomento

69
           
di fede e non d’eretica nequizia.

               
Ma perché puote vostro accorgimento   

               
ben penetrare a questa veritate,

72
           
come disiri, ti farò contento.

               
Se vïolenza è quando quel che pate   

               
nïente conferisce a quel che sforza,

75
           
non fuor quest’ alme per essa scusate:

               
ché volontà, se non vuol, non s’ammorza,

               
ma fa come natura face in foco,   

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se mille volte vïolenza il torza.

               
Per che, s’ella si piega assai o poco,

               
segue la forza; e così queste fero

81
           
possendo rifuggir nel santo loco.

               
Se fosse stato lor volere intero,   

               
come tenne Lorenzo in su la grada,

84
           
e fece Muzio a la sua man severo,

               
così l’avria ripinte per la strada

               
ond’ eran tratte, come fuoro sciolte;

87
           
ma così salda voglia è troppo rada.

               
E per queste parole, se ricolte

               
l’hai come dei, è l’argomento casso   

90
           
che t’avria fatto noia ancor più volte.

               
Ma or ti s’attraversa un altro passo   

               
dinanzi a li occhi, tal che per te stesso

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non usciresti: pria saresti lasso.

               
Io t’ho per certo ne la mente messo   

               
ch’alma beata non poria mentire,

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però ch’è sempre al primo vero appresso;

               
e poi potesti da Piccarda udire

               
che l’affezion del vel Costanza tenne;

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sì ch’ella par qui meco contradire.

               
Molte fïate già, frate, addivenne   

               
che, per fuggir periglio, contra grato

102
         
si fé di quel che far non si convenne;

               
come Almeone, che, di ciò pregato

               
dal padre suo, la propria madre spense,

105
         
per non perder pietà si fé spietato.

               
A questo punto voglio che tu pense

               
che la forza al voler si mischia, e fanno

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sì che scusar non si posson l’offense.

               
Voglia assoluta non consente al danno;   

               
ma consentevi in tanto in quanto teme,

111
         
se si ritrae, cadere in più affanno.

               
Però, quando Piccarda quello spreme,

               
de la voglia assoluta intende, e io

114
         
de l’altra; sì che ver diciamo insieme.”

               
Cotal fu l’ondeggiar del santo rio   

               
ch’uscì del fonte ond’ ogne ver deriva;

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tal puose in pace uno e altro disio.

               
“O amanza del primo amante, o diva,”   

               
diss’ io appresso, “il cui parlar m’inonda

120
         
e scalda sì, che più e più m’avviva,

               
non è l’affezion mia tanto profonda,

               
che basti a render voi grazia per grazia;   

123
         
ma quei che vede e puote a ciò risponda.

               
Io veggio ben che già mai non si sazia

               
nostro intelletto, se ’l ver non lo illustra

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di fuor dal qual nessun vero si spazia.

               
Posasi in esso, come fera in lustra,

               
tosto che giunto l’ha; e giugner puollo:

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se non, ciascun disio sarebbe
frustra
.

               
Nasce per quello, a guisa di rampollo,   

               
a piè del vero il dubbio; ed è natura

132
         
ch’al sommo pinge noi di collo in collo.

               
Questo m’invita, questo m’assicura

               
con reverenza, donna, a dimandarvi

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d’un’altra verità che m’è oscura.

               
Io vo’ saper se l’uom può sodisfarvi   

               
ai voti manchi sì con altri beni,

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ch’a la vostra statera non sien parvi.”

               
Beatrice mi guardò con li occhi pieni   

               
di faville d’amor così divini,

               
che, vinta, mia virtute diè le reni,

142
         
e quasi mi perdei con li occhi chini.

PARADISO V

               
“S’io ti fiammeggio nel caldo d’amore   

   

   

   

               
di là dal modo che ’n terra si vede,

3
             
sì che del viso tuo vinco il valore,

               
non ti maravigliar, ché ciò procede

               
da perfetto veder, che, come apprende,

6
             
così nel bene appreso move il piede.   

               
Io veggio ben sì come già resplende   

               
ne l’intelletto tuo l’etterna luce,

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che, vista, sola e sempre amore accende;

               
e s’altra cosa vostro amor seduce,   

               
non è se non di quella alcun vestigio,   

12
           
mal conosciuto, che quivi traluce.

               
Tu vuo’ saper se con altro servigio,   

               
per manco voto, si può render tanto

15
           
che l’anima sicuri di letigio.”

               
Sì cominciò Beatrice questo canto;   

               
e sì com’ uom che suo parlar non spezza,

18
           
continüò così ’l processo santo:

               
“Lo maggior don che Dio per sua larghezza   

               
fesse creando, e a la sua bontate

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più conformato, e quel ch’e’ più apprezza,

               
fu de la volontà la libertate;

               
di che le creature intelligenti,   

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e tutte e sole, fuoro e son dotate.

               
Or ti parrà, se tu quinci argomenti,   

               
l’alto valor del voto, s’è sì fatto

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che Dio consenta quando tu consenti;

               
ché, nel fermar tra Dio e l’omo il patto,

               
vittima fassi di questo tesoro,

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tal quale io dico; e fassi col suo atto.

               
Dunque che render puossi per ristoro?

               
Se credi bene usar quel c’hai offerto,

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di maltolletto vuo’ far buon lavoro.

               
Tu se’ omai del maggior punto certo;   

               
ma perché Santa Chiesa in ciò dispensa,

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che par contra lo ver ch’i’ t’ho scoverto,

               
convienti ancor sedere un poco a mensa,

               
però che ’l cibo rigido c’hai preso,

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richiede ancora aiuto a tua dispensa.

               
Apri la mente a quel ch’io ti paleso

               
e fermalvi entro; ché non fa scïenza

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sanza lo ritenere, avere inteso.

               
Due cose si convegnono a l’essenza   

   

               
di questo sacrificio: l’una è quella

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di che si fa; l’altr’ è la convenenza.

               
Quest’ ultima già mai non si cancella   

               
se non servata; e intorno di lei

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sì preciso di sopra si favella:

               
però necessitato fu a li Ebrei   

               
pur l’offerere, ancor ch’alcuna offerta

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si permutasse, come saver dei.   

               
L’altra, che per materia t’è aperta,   

               
puote ben esser tal, che non si falla

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se con altra materia si converta.

               
Ma non trasmuti carco a la sua spalla

               
per suo arbitrio alcun, sanza la volta

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e de la chiave bianca e de la gialla;   

               
e ogne permutanza credi stolta,

               
se la cosa dimessa in la sorpresa

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come ’l quattro nel sei non è raccolta.

               
Però qualunque cosa tanto pesa

               
per suo valor che tragga ogne bilancia,

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sodisfar non si può con altra spesa.

               
Non prendan li mortali il voto a ciancia;   

   

               
siate fedeli, e a ciò far non bieci,

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come Ieptè a la sua prima mancia;   

               
cui più si convenia dicer ‘Mal feci,’

               
che, servando, far peggio; e così stolto

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ritrovar puoi il gran duca de’ Greci,

               
onde pianse Efigènia il suo bel volto,   

               
e fé pianger di sé i folli e i savi

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ch’udir parlar di così fatto cólto.

               
Siate, Cristiani, a muovervi più gravi:   

               
non siate come penna ad ogne vento,   

75
           
e non crediate ch’ogne acqua vi lavi.

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