Per tre volte tornando a terra ho cercato di dirglielo.
Non è vero, ho cercato di raccontargli una parte della storia, la parte degli orecchini, ma ogni volta la sua felicità mi ha travolto e me l'ha impedito perchè voleva raccontarmi di sua madre e delle sue lettere, di Paradiso Skye, di padre Leo e del prete inglese, dell'ammiraglio e sir William, di come era stato messo alle corde ma alla fine aveva vinto... “Ho avuto la meglio su tutti, mia adorata moglie.
Ti ho avuta e adesso nessuno ti porterà via da me...” C'erano stati abbracci e lacrime appassionate.
Dio mi è testimone, lo so che lo avrei ucciso dicendogli la verità, e una volta cominciato a parlare so anche che non sarei più riuscita a tacere il resto. E a quel punto lui sarebbe morto. Povero caro. E lui è davvero caro, davvero caro, l'uomo più gentile che abbia mai incontrato.
Adesso so di amarlo, nessuno ha mai affrontato tante fatiche per me, si è mai liberato di tanti ostacoli. Io l'amo, eppure...
Che cosa devo fare? .
Vide il proprio volto riflesso nello specchio. Non le piacque vedersi così indifesa e abbassò gli occhi. Osservò le mani giocherellare con l'anello, le dita girarlo avanti e indietro, come faceva sempre André con il suo.
L'anello di Malcolm era d'oro massiccio e recava inciso lo stemma degli Struan: il leone di Scozia intrecciato al drago cinese. Rappresentano il bene e il male? si domandò, e all'improvviso rabbrividì.
Prese a spazzolarsi con vigore i capelli per distrarsi da quei pensieri, ma non vi riuscì.
Cupe considerazioni la perseguitavano, le tornarono alla mente immagini di fatti e persone che avrebbe voluto dimenticare e soprattutto lui, il samurai.
I pensieri si trasformarono in una ripugnante nausea di cui liberarsi.
Sì sentì venir meno e premette entrambe le mani contro le tempie.
“No... devi essere forte... devi essere forte, perchè sei sola, devi...” Tacque quando un pensiero improvviso scacciò tutti gli altri. “Ma non sei sola” disse a voce alta, “adesso siete in due perchè c'è Malcolm e Malcolm ha bisogno di te... Due, tu e Malcolm, e ha bisogno di te, Malcolm, tuo marito.”
A quel punto lo sentì chiamare dal pianterreno, e con una voce talmente felice: “Angel, svelta, è tempo di andare... svelta!”.
Senza affrettarsi Angélique andò a inginocchiarsi davanti alla statuetta della Beata Vergine e le aprì il suo cuore. “Madre di Dio, perdona questa peccatrice. Ho peccato gravemente e imploro il tuo perdono.
Ho peccato gravemente e vivo nella menzogna, ma giuro che sarò la migliore delle mogli per tutto il tempo che mi sarà consentito perchè amo quest'uomo con tutto il mio cuore, come amo te...”
“Che piacere vederti, Raiko-chan” disse Meikin con un sorriso, inginocchiandosi di fronte all'altra. “E' da troppo tempo che non ci vediamo.” In quanto mama-san della Casa del Glicine, Meikin era la padrona del contratto di Koiko ed era andata a trovare Raiko nel suo appartamento privato.
“Sì, grazie, è un onore per me” rispose Raiko, felice di rivedere la vecchia amica. Tuttavia era stata non poco sorpresa che Meikin rispondesse con tanta solerzia al suo invito a discutere di affari. “Prego, serviti pure, l'anguilla è particolarmente delicata. Sakè o brandy gai-jin?”
“Prima sakè, prego.”
E Meikin accettò la bevanda tiepida da una zelante cameriera. Gli affari devono andare bene, pensò notando i costosi arredi di quell'isolata e sicura dimora entro le mura delle Tre Carpe.
“I tempi sono difficili ma per fortuna i gai-jin hanno le idee poco chiare sul valore del denaro.
E per quanto siano uomini disgustosi consentono alti guadagni mentre il costo dell'acqua calda, degli asciugamani puliti e dei profumi è rimasto basso.”
Le due donne risero e si limitarono a osservarsi in silenzio.
Meikin assaggiò il delizioso sushi e ne mangiò in notevole quantità per una donna così minuta.
Il suo kimono da viaggio era volutamente mediocre perchè chiunque, vedendola, la scambiasse per l'umile moglie di un mercante di poco conto, e non ciò che era, ovvero una delle più ricche mama-san di Edo, proprietaria della più costosa casa di piacere della città, nel più grande Yoshiwara del paese, ricostruita e riarredata di recente dopo l'incendio dell'anno prima, mama-san di dieci delle geishe più dotate, di venti delle più apprezzate cortigiane nonché proprietaria del contratto di Koiko il Giglio. Osservò l'appartamento di Raiko riservato alle occasioni speciali ammirandone le sete preziose, i cuscini e i tatami, senza mai smettere di chiacchierare e di mangiare e di domandarsi il perchè di quella convocazione.
Terminato il pranzo, congedate le cameriere, Raiko riempì due tazzine con il suo miglior brandy. “Alla salute e al denaro!”
“Al denaro e alla salute!” Quel liquore era migliore di quello che possedeva Meikin. “I gai-jin hanno i loro pregi.”
“Quando si tratta di vini e alcolici sì, non quando si tratta delle loro appendici” disse Raiko saggiamente. “Ti prego di accettarne una bottiglia.
Tra i miei clienti c'è Furansu.”
“Ti ringrazio. Sono lieta che gli affari ti vadano bene, Raikochan.”
“Potrebbero andare meglio. Come sempre.”
“E Hinodeh?” domandò Meikin che era proprietaria di metà del suo contratto. Quando Hinodeh si era recata da lei le aveva trovato una sistemazione presso una cugina, la mama-san di un'altra casa di sua proprietà.
Più tardi aveva sentito parlare per caso della richiesta assai poco ortodossa di Raiko. Era stato facile accordarsi: Raiko era una vecchia amica che conosceva e stimava da anni, dall'epoca in cui erano state prima maiko insieme e poi cortigiane. “Gli accordi sono sempre soddisfacenti?”
“Ho un altro pagamento per te anche se il cliente è un pò lento.” Meikin rise. “Non mi stupisce. Tu sei una negoziatrice straordinaria.” Si chinò per ringraziare.
“Ha promesso che tra pochi giorni porterà una cifra maggiore. Forse altri orecchini.”
“Ah!” Meikin si era occupata dell'altro paio con profitto. “Un ottimo affare.” L'anticipo dato dal cliente per il contratto di Hinodeh era più che sufficiente a coprire tutti i costi per almeno un anno. “Come sta?” Raiko fece un resoconto degli incontri di Hinodeh e Meikin l'ascoltò trattenendo il respiro.
“Ha ragione a chiamarlo la bestia” disse.
“Non è un cattivo uomo, ma a volte penso che la malattia lo faccia diventare matto. Almeno lei è al corrente del peggio e accetta che lui sia il suo karma.”
“Posso chiedere se non sono comparsi ancora... ancora i segni?”
“No, niente. Ma tutti i giorni mi costringe a esaminare quelle parti che non riesce a vedere nemmeno con l'aiuto di uno specchio.”
“Strano, Raiko-chan.” Meikin sistemò un pettine tra i capelli.
“Quando e se apparirà qualcosa che non possa essere celato credi che cercherà la lama?” Raiko si strinse nelle spalle. “Nessuno può saperlo con certezza.”
“Ti ha raccontato perchè ha accettato questo karma?”
“No. Non una parola. Ma la ragazza mi piace e faccio quello che posso per aiutarla. Sì, è strano che non ce ne parli, vero?” Raiko sorseggiò il suo brandy incantata dal calore che scorreva nelle sue vene e dal grande piacere di intrattenersi con la sua più vecchia e fidata amica.
Erano state due maiko inseparabili, amanti in giovinezza e sempre confidenti.
“Questa notte andrà da lei. Se vuoi puoi guardarli.”
Meikin ridacchiò. “E' da molto tempo che non sono più interessata né eccitata dagli amplessi altrui, per quanto violenti o appassionati possano essere, nemmeno quelli dei ben dotati gai-jin.” Era troppo felice d'essere con la sua vecchia amica per raccontarle la triste storia di Gekko e Shin Komoda, che aveva insistito per conoscere prima di mandarle Hinodeh.
Quando Hinodeh sarà morta, Raiko-chan, pensò, ti racconterò tutto e verseremo una lacrima sui dolori che noi donne dobbiamo sopportare. Fino a quel giorno il segreto di Hinodeh è al sicuro, come il nome di suo figlio e del luogo dove vive.
Si illuminò a quel pensiero perchè amava i segreti e il gioco della vita.
“Dunque Hinodeh è sistemata. Bene. Veniamo a noi?”
“Quanto a noi” cominciò Raiko abbassando il tono di voce, “potrei disporre di informazioni importanti sui piani di battaglia dei gai-jin.” Meikin si fece tesa, come l'amica, e le sue guance si imporporarono: “Contro Edo?”.
“Sì.”
“Potrebbe essere un'informazione importante ma, spiacente, anche pericolosa.”
“Sì, e ancor più pericoloso sarebbe affidarla a qualcuno, anche se, nel caso si trattasse della persona giusta, potrebbe avere un grande valore.” Meikin asciugò una goccia di brandy, forse sudore. “E una volta che una simile informazione viene passata e si dimostra giusta o sbagliata le teste hanno l'abitudine di cadere.”
“E' esatto.” Raiko comprendeva il pericolo, tuttavia da molti anni non si sentiva tanto eccitata. Non si era mai trovata nel mezzo delle questioni politiche della città, ma la conoscenza di Hiraga e il fatto di averlo sentito parlare degli shishi, e d'aver saputo dallo shoya del legame tra lui e Ori, le aveva risvegliato l'appetito.
A tutto ciò bisognava sommare la sua relazione con Furansu-san, e quello che da lui aveva imparato sui gai-jin, paradossalmente fonte della sua ricchezza e al tempo stesso nemici della loro sacra terra degli dei
Inoltre non poteva non nutrire dell'astio nei confronti della Bakufu e di Anjo, colpevole dell'uccisione di un'altra vecchia amica, Yuriko, mama-san della Casa dei Quarantasette Ronin, colpevole di aver ospitato degli shishi.
Tremò al pensiero della sua testa infilzata su una lancia, insieme spaventata e affascinata. Yuriko era già stata immortalata nelle stampe ukiyo-e del Mondo Fluttuante e il suo nome era diventato il favorito delle geishe e ben presto sarebbe stata l'eroina di un dramma del teatro Noli.
“Hai ragione” sussurrò, “ma vi sono alcune informazioni che possono valere il rischio. E se... se io venissi in possesso di importanti dati segreti su ciò che... che alti ufficiali stanno segretamente progettando contro i gai-jin? Credo che potrei trovar loro una collocazione con vantaggio per entrambe.” Gocce di sudore si erano raccolte all'estremità dell'elaborata parrucca. Le asciugò con un fazzolettino di carta rosa.
“Caldo, neh?”
“Non così caldo come il fuoco in cui potremmo gettarci.”
“Quanto potrebbe valere il giorno dell'attacco e il piano di battaglia dei gai-jin?” Quel mattino Furansu-san le aveva dato abbastanza dettagli da spingere anche l'acquirente più scettico a non badare a spese.
Meikin sentì il cuore fermarsi.
Accettando l'invito di Raiko aveva sperato proprio in qualcosa del genere.
Negli ultimi due anni aveva nutrito quella speranza sollecitata anche dal sensei Katsumata per il quale ogni informazione sui gai-jin era di valore. E anche perchè recentemente erano state impartite istruzioni segrete a tutte le spie della Bakufu con promessa di ricchi premi e la richiesta di concentrarsi su Yokohama, di scoprire i segreti dei gai-jin e chi stava passando al nemico informazioni proibite su questioni giapponesi.
Che fosse stata Raiko a fare la prima mossa era di importanza cruciale perchè lei era l'unica persona al mondo di cui avrebbe potuto fidarsi in un gioco tanto pericoloso.
“Tra quanto scateneranno l'attacco?”
“Ritieni di poter ottenere qualche segreto importante da scambiare con questa informazione?” Meikin rifletté a lungo.
Sì, di Raiko ci si poteva fidare completamente fino a quando non era la sua incolumità a essere messa in gioco. Si, uno scambio di informazioni non avrebbe soltanto un valore economico ma sarebbe anche utile alla causa, sonno-joi, che sosteneva con tutta se stessa.
E per finire poteva anche essere un'occasione per passare ai gai-jin informazioni volutamente false.
A bassa voce disse: “Raiko, vecchia amica, non dubito che il tairò Anjo o Yoshi pagherebbero assai caro per conoscere queste date e altri dettagli, tuttavia, ah, spiacente, ma la difficoltà consiste nel come mettere queste informazioni nelle loro mani e il loro denaro nelle nostre senza comprometterci”.
“Altro brandy, Meikin-chan?” chiese Raiko versandolo emozionata. “Se c'è qualcuno che può risolvere quest'enigma quella sei tu.” Le due donne si misurarono con un'occhiata intensa e sorrisero.
“Forse.”
“Sì. Forse per il momento può bastare. Possiamo riprendere il discorso più tardi, o domani, se vuoi. Posso organizzare la tua serata, se non sei troppo stanca?”
“Grazie. No, non sono stanca. Il traghetto da Edo era piacevole e niente affatto affollato, il mare era bello e le mie domestiche hanno fatto in modo che il capitano esaudisse tutti i miei desideri.”
Meikin era arrivata al molo del villaggio poco prima che calassero le tenebre. “Posso chiedere che cosa mi proporresti?”
“Abbiamo delle geishe, ma non al tuo livello. Ci sono delle giovani che potrebbero dimostrarsi adatte.” Raiko sorrise socchiudendo gli occhi nel ricordare i bei tempi andati. “O forse una maiko?” Meikin ridacchiò e sorseggiò altro brandy. “Sarebbe un piacevole diversivo e mi farebbe ripensare ai vecchi tempi, Raiko-chan. Mi aiuterebbe a riflettere, a capire se posso trovare ciò di cui abbiamo bisogno.
Bene. Hai ragione. Per il momento abbiamo parlato più che a sufficienza di cose serie. Chiacchieriamo piuttosto dei vecchi tempi e di come vanno gli affari. Come sta tuo figlio?”
“Sta bene, sempre intento alla scalata del Gyokoyama.”
“Potrei forse mettere una buona parola anche se di certo non è necessario.
Una banca eccellente, la migliore, io ottengo gli interessi più alti e ho frazionato i depositi per sicurezza: siccome si sta avvicinando un periodo di carestia ho acquistato abbondanti scorte di riso. Tuo figlio deve avere ventiquattro anni adesso, neh?”
“Ventisei. E tua figlia?”
“Grazie a tutti gli dei ricchi e poveri sono riuscita a sposarla bene con un goshi, così i suoi figli saranno samurai.
Ne ha già uno, un maschio, ma purtroppo suo marito è molto caro!” Meikin scosse il capo e rise.
“Comunque non devo lamentarmi perchè in fondo mi limito a trasformare le insignificanti briciole di qualche vecchio riccastro in un lignaggio che non avremmo mai ritenuto possibile per la nostra famiglia. Neh?” Il suono di passi si mescolò alle loro risate. Un colpo battuto sullo shoji. “Padrona?”