Gai-Jin (50 page)

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Authors: James Clavell

Tags: #Fiction, #Action & Adventure

BOOK: Gai-Jin
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“Chiarissime” ribatté André con uno sguardo inespressivo come quello di un rettile. “Si è tolta la vita.”

“E' stata trovata con la gola tagliata, e dal vostro coltello. La mama-san dice che come sempre avevate trascorso la notte insieme.” André cercò di capire perchè mai Seratard insistesse sull'argomento.

“E' vero, ma ritengo che non siano affari che vi riguardano.”

“Temo di sì, invece. L'ufficiale della Bakufu di zona ieri mi ha inviato una richiesta formale di informazioni.”

“Ditegli di andare a morire ammazzato.

Hana, il Fiore, era speciale, sì, era mia, sì. Ho pagato il prezzo più alto per averla, ma era pur sempre soltanto una donna del Mondo Fluttuante.”

“Come avete detto poc'anzi con tanta precisione, gli uomini sono fatti di menzogne e mezze verità. Secondo il rapporto avete avuto una violenta discussione perchè lei aveva un amante.”

“Abbiamo litigato, è vero, e avrei voluto ucciderla, è vero anche questo, ma non perchè aveva un amante” borbottò André senza fiato.

“La verità è... la verità è che aveva avuto altri clienti in passato. Tre in tutto, quando lavorava nell'altra casa, prima che diventasse di mia proprietà. Uno di loro... uno di loro le aveva trasmesso la sifilide e lei l'ha trasmessa a me.” Seratard rimase di stucco. “Mon Dieu, sypbilis?”

“Sì.”

“Mon Dieu, ne siete proprio sicuro?”

“Sì.” André si alzò e andò a versarsi un bicchiere di brandy che trangugiò d'un fiato. “Babcott me l'ha confermato un mese fa. Nessuna possibilità di errore. E non può essere stata che lei. Quando gliene ho parlato, lei...”

Gli parve di rivederla che lo guardava nella casetta dentro le mura della Casa delle Tre Carpe, con le sopracciglia leggermente aggrottate nell'ovale perfetto del volto. Aveva diciassette anni e non era più alta di un metro e cinquanta.

“Hai, gomen nasai, Furansu-san, macchie come tue ma un anno fa, mie macchie sukoshi, piccole, hay piccole, Furansu-san, sukoshi, no cattive, vanno via” disse con gentilezza e un sorriso dolce nella sua abituale mescolanza di giapponese e brandelli di inglese.

“Hana dice mama-san. Mama-san dice vedere dottore, dottore dice, no cattive. Macchia no cattiva perchè io appena cominciato lavorare e io piccola. Dottore dice prega tempio e bevi medicina. Ugh! Ma poche settimane tutto va via” e in tono allegro aggiunse: “Tutto va via un anno fa”.

“Non sono andate via'!”

“Perché arrabbiato? No preoccupa. Io prega tempio shintoista come dice dottore, pagato monaco molti tael, mangiato... “ Rise con una smorfia, “mangiato cattiva medicina. Poche settimane e tutto andato via.”

“Non è andato via. Non se ne andrà mai. Non c'è cura!” Lei lo guardò con un'espressione strana. “Tutto andato, tu vedi me, mio corpo, tutto, quante volte vedi?

Tutto andato via, certo.

“Per Dio, no!” Un'altra smorfia, poi Hana si strinse nelle spalle.

“Karma, vero?”

Lui era esploso.

In preda a un profondo shock la ragazza si era prostrata appoggiando la fronte al tatami e implorando perdono.

“No cattivo, Furansu-san, andato via, dice dottore, andato via. Tu vedi stesso dottore, tutto va via...”

Intorno alle pareti di shoji, André sentiva passi e sussurri.

“Devi farti visitare dal dottore inglese!”

Sentiva i battiti del cuore nelle orecchie, amplificati, e cercava di esprimersi con coerenza pur sapendo che andare da un medico, da qualsiasi medico, sarebbe stato inutile, e che per quanto a volte i segni della devastazione potessero essere fermati, era altresì vero che un giorno o l'altro sarebbero spuntati in massa. “Ma non capisci?” aveva urlato.

“Non esiste una cura!”

La ragazza era rimasta prostrata tremando come una foglia e con monotonia ripeteva: “No cattivo, Furansusan, no cattivo, tutto va via!” André si riscosse dalle sue fantasticherie e guardò Seratard.

“Quando la interrogai lei mi disse di essere stata curata un anno prima. Era in buona fede, credeva nell'efficacia della cura e ovviamente si sentiva guarita. In quanto a me, oh sì, io continuavo a gridare e a chiederle perchè non l'avesse detto a Raiko-san, e lei continuava a rispondere: Che cosa dovevo dire, secondo il dottore non era niente e se fosse stato importante sarebbe stata la sua mama-san a parlarne a Raiko-san.”

“Ma è terribile, André. Babcott l'ha visitata?”

“No.” Trangugiò un altro sorso di brandy senza tuttavia riceverne consolazione e spinto da un bisogno disperato di raccontarlo infine a qualcuno disse: “Babcott mi ha detto che la malattia... che una donna appena contagiata dalla malattia può non avere nessuna colpa, perchè non sempre è contagiosa, almeno non tutte le volte che si dorme con lei, Dio sa perchè, ma finisce inevitabilmente per diventarlo se ci si continua a dormire, e quando compare il primo segno è l'inizio della fine.

Spesso dopo un mese o due i segni se ne vanno e ci si sente in salvo quando invece non è affatto così!”

La vena nel centro della fronte di André era scura e gonfia. “Qualche settimana o qualche mese più tardi compare un'eruzione cutanea: quello è il secondo stadio. Può trattarsi di una manifestazione debole o violenta, non si sa da cosa dipenda, e qualche volta è accompagnata da epatite o meningite, e può durare a lungo o andarsene subito, ancora una volta Dio solo sa perchè.

L'ultimo stadio, lo stadio dell'orrore, può manifestarsi in qualsiasi momento a partire da pochi mesi dopo il contagio fino a trent'anni dopo.”

Seratard estrasse un fazzoletto dalla tasca e si asciugò la fronte; ripensando alle frequenti visite che aveva fatto allo Yoshiwara, alla sua musume, che in teoria era soltanto per lui ma che poteva benissimo avere altri amanti, pregò di essere stato risparmiato. Come si fa a stabilire se le ragazze e la mama-san sono complici dato che il loro unico interesse è irretirti? “Avevate il diritto di ucciderla” disse in tono cupo.

“Avreste dovuto uccidere anche la mama-san.”

“Raiko non era responsabile. Le avevo detto che nessuna delle ragazze disponibili in nessuna casa dello Yoshiwara era di mio gradimento. Volevo una ragazza giovane, speciale, vergine o quasi.

La implorai di trovarmi un fiore, spiegandole quello che volevo nei dettagli, e lei lo trovò; Hana-chan era tutto quello che potevo desiderare, la perfezione... inoltre proveniva da una delle migliori case di Edo, e... non potete immaginare quant'è... quant'era bella.”

Ricordò come aveva sussultato il suo cuore la prima volta che Raiko gliel'aveva mostrata mentre era intenta a chiacchierare con altre ragazze in una stanza. “Voglio quella, quella col kimono azzurro.”

“Ti consiglio di prendere Fujiko o Akiko o una delle mie altre ragazze” aveva ribattuto Raiko che, quando voleva, sapeva parlare inglese discretamente. “Col tempo te ne troverò un'altra. Guarda la piccola Saiko.

Tra un anno o due...”

“Voglio quella, Raiko. E' perfetta. Chi è?”

“Si chiama Hana, il Fiore. Secondo la sua mama-san quella bella creatura è nata vicino a Kyòto ed è stata comprata dalla sua casa all'età di tre o quattro anni perchè venisse addestrata a diventare geisha.” Raiko sorrise. “Per tua fortuna non è geisha... se fosse geisha non sarebbe in offerta, mi dispiace.”

“Perché io sono un gai-jin?”

“Perché la geisha è per l'intrattenimento, non per dormire, e poi mi dispiace, Furansu-san, ma è molto difficile apprezzare una geisha se non si è giapponesi. I maestri di Hana erano pazienti ma lei non aveva talento per le arti e così è stata addestrata per altro.”

“La voglio, Raiko. “

“Un anno fa era abbastanza grande per cominciare. La sua mama-san ha ottenuto i migliori prezzi, naturalmente solo dopo che Hana aveva approvato il cliente. Soltanto tre clienti hanno goduto di lei, la sua mama-san dice che è una buona allieva e che era autorizzata a dormire con i clienti soltanto due volte la settimana. L'unico tratto negativo è che è nata nell'anno del Cavallo di Fuoco.

“Che cosa significa?”

“Sai che noi contiamo dei cicli di dodici anni come i cinesi, e che ciascun ciclo porta il nome di un animale: Drago, Serpente, Gallo, Toro, Cavallo e così via. Ma ciascun animale ha anche uno dei cinque elementi: Fuoco, Acqua, Terra, Metallo e Legno, che variano da un ciclo all'altro.

Delle donne nate nell'anno del Cavallo con il segno del Fuoco si dice che siano... sfortunate.”

“Non credo nelle superstizioni. Ti prego di dire il prezzo.”

“E un fiore da letto senza prezzo.”

“Il prezzo, Raiko.”

“Nell'altra casa dieci koku, Furansu-san. In questa due koku all'anno.

E una casa per lei dentro le mie mura, due cameriere, tutti i vestiti che vuole e un regalo d'addio di cinque koku quando non hai più bisogno dei suoi servizi...

Questa somma deve essere depositata presso il nostro mercante di riso-banchiere del Gyokoyama e gli interessi resteranno tuoi fino al momento della separazione. Tutto deve essere messo per iscritto, firmato e registrato dalla Bakufu.”

Era una somma enorme per il Giappone e piuttosto alta anche per un europeo, pur tenendo conto di un cambio molto favorevole. André Poncin aveva trattato per una settimana riuscendo a ottenere soltanto uno sconto di pochi centesimi.

Sognava tutte le notti di aver concluso l'accordo e infine accettò le condizioni imposte da Raiko. Con il dovuto rituale, sette mesi prima la ragazza gli era stata presentata formalmente. Lei l'aveva formalmente accettato. Formalmente entrambi avevano firmato i documenti e la notte seguente lui l'aveva fatta adagiare nel suo letto per scoprire che era tutto ciò che aveva sognato.

Allegra, felice, entusiasta, tenera, amorevole.

“Era un dono di Dio, Henri.”

“O del demonio. Per non parlare della mama-san.”

“No, lei non aveva colpa. Il giorno prima che io ricevessi Hana, Raiko mi disse, in modo ufficiale e prima di ricevere il pagamento, che il passato era passato e che aveva promesso di trattare Hana come una delle sue ragazze, di controllare che nessun altro uomo la incontrasse e che restasse solo mia a partire da quel giorno.”

“Dunque l'ha uccisa lei?” André versò un altro brandy. “Io.... ho chiesto a Hana di farmi il nome degli altri tre uomini. Il mio assassino è tra loro, ma lei diceva di non essere in grado di aiutarmi, oppure non lo voleva fare. Io... io l'ho picchiata per costringerla a dirmelo ma lei continuava a gemere e a non parlare.

L'avrei uccisa, è vero, ma l'amavo e... me ne sono andato. Ero come un animale impazzito, suonavano le tre o le quattro di notte quando mi buttai in mare.

Forse volevo annegarmi, non so, non ricordo esattamente, ma l'acqua fredda ebbe l'effetto di farmi tornare in me. Quando arrivai alle Tre Carpe, Raiko e le altre erano in stato di shock, sconvolte. Hana era rannicchiata dove l'avevo lasciata ma aveva il mio coltello conficcato nella gola e sotto il suo corpo una pozza di sangue diventava a ogni istante più grande.”

“Dunque si è tolta la vita?”

“Così dice Raiko.”

“Non le credete?”

“Non so a che cosa credere” rispose André in preda a una profonda angoscia. “So soltanto che ero tornato per dirle che l'amavo, che la malattia era soltanto una questione di karma, che non era colpa sua, che mi dispiaceva aver detto quello che avevo detto e di aver fatto quello che avevo fatto, che tutto sarebbe tornato come prima e che quando la malattia si fosse manifestata ci saremmo uccisi insieme...” Henri Seratard cercò di raccogliere le idee.

Era frastornato.

Non aveva mai sentito parlare della Casa delle Tre Carpe prima che le voci sulla morte della ragazza avessero cominciato a circolare nell'Insediamento.

André era stato sempre molto discreto, pensò, e giustamente; e ha ragione, si tratta di affari che non mi riguardano dopotutto, o meglio non mi riguardavano fino a quando la Bakufu non ne ha fatto motivo di un'inchiesta ufficiale.

“Quei tre uomini... Raiko sa chi sono?”

Stordito, André si limitò a scuotere il capo.

“No, e dall'altra mama-san non se ne possono ottenere i nomi.”

“Chi è? Come si chiama questa donna? Dove vive? La denunceremo alla Bakufu e ci penseranno loro a farglieli dire.”

“Non perderebbero il loro tempo per questo, perchè dovrebbero?

Inoltre l'altra casa, la Locanda dei Quarantasette Ronin, era un covo di rivoluzionari, circa una settimana fa è stata bruciata e la testa della mama-san infilzata su un palo.

Santa madre di Dio, Henri, che cosa farò?

Hana è morta e io sono vivo...”

Capitolo 16


 

Il dottor Hoag arrivò a Kanagawa nel Primo Pomeriggio, a bordo della lancia.

Babcott gli aveva fatto sapere che non poteva lasciare la Legazione perchè stava operando nella clinica ma che avrebbe cercato di tornare quanto prima...

Mi dispiace ma non potrò arrivare prima di tarda notte o più probabilmente domattina. Se volete raggiungermi qui siete il benvenuto, ma preparatevi a trascorrervi la notte perchè il tempo sta cambiando...

L'aspettavano sul molo un granatiere e Lim che indossava un cappotto bianco, ampi pantaloni neri, scarpe di stoffa e uno zucchetto.

Mentre Hoag toccava terra, Lim accennò a un inchino simbolico.

“Salute, padrone, sono Lim, ragazzo numero uno.”

“Puoi smetterla di parlare pidgin, Lim” ribatté Hoag in un cantonese passabile. Lim lo guardò con un'espressione corrucciata e perplessa.

“Sono Il Dottore di Medicina Saggio e Illuminato.”

Quella era, più o meno, la traslitterazione del nome cinese di Hoag, cioè il significato dei due caratteri più vicini ai suoni “Hoa” e “Che”, scelti tra una dozzina di possibilità da Gordon Chen in persona che era un suo paziente.

Lim continuò a fissarlo. Fingere di non capire era sempre il modo più veloce per far perdere la faccia a un demone straniero che avesse l'impertinenza di imparare qualche parola della lingua civilizzata. Ayeeyah, pensò, chi è questo sfacciato fornicatore, questo putrido demone rosso mangia madre con un collo da toro, questa scimmia con la faccia da rospo che ha l'ardire di parlare la nostra lingua e darsi tante arie...

“Ayeeyah” rispose Hoag con dolcezza, “anch'io conosco molti sporchi modi per descrivere la madre di un fornicatore nonché le parti putrefatte di un uomo venuto da un villaggio pieno di piscio e di sterco che me ne dia l'occasione, per esempio fingendo di non capire quello che dico.”

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