Gai-Jin (142 page)

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Authors: James Clavell

Tags: #Fiction, #Action & Adventure

BOOK: Gai-Jin
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“Perché mai?” Koiko rientrò nella stanza. “Perché: questa è la nostra ultima notte insieme per qualche tempo, gli ho detto che domani non viaggerò con voi, e vi voglio tutto per me.” Si sfilò con grazia il kimono e gli scivolò accanto.

Benché l'avesse vista nuda molte volte, e molte volte avesse accarezzato e goduto di quel corpo, quella notte fu infinitamente più bella, come non era mai stata.

 

Kyòto

 

Nel palazzo di Kyòto una delle spie del capo cancelliere bussò alla porta della sua camera da letto.

Quando l'ebbe svegliato gli porse un cilindro metallico contenente il messaggio portato da un piccione viaggiatore.

“E' stato intercettato qualche minuto fa, signore.” Il minuscolo cilindro era indirizzato al capo consigliere della Bakufu a palazzo, Saito, e recava il sigillo personale del tairò Nori Anjo.

Il cancelliere esitò un istante e poi con un'unghia lunga e ben curata ruppe il sigillo.

Anjo aveva inviato il messaggio all'alba:

 

Il capo dei gai-jin ha rifiutato con insolenza l'ordine imperiale di lasciare Yokohama e si prepara a un'invasione. Preparate l'ordine di mobilitazione generale da far firmare all'Imperatore. Con questo messaggio chiedo formalmente all'Imperatore di firmarlo senza indugio.

Poi spedisci con urgenza copie di detto documento a tutti i daimyo.

Organizza il ritorno immediato dello shògun Nobusada a Edo per guidare le nostre schiere.

La principessa Yazu può restare, anzi è preferibile che resti a Kyòto.

Il principe Yoshi è formalmente invitato a rientrare immediatamente
.

 

Il cancelliere rifletté, poi con compiacimento decise che il parere di Saito sarebbe stato respinto e l'imperatore consigliato di non firmare per nessun motivo un ordine di mobilitazione generale. Con grande cautela ripose il messaggio nel cilindro e utilizzando la copia del sigillo che si era procurato lo richiuse.

“Accertati che arrivi a destinazione” disse.

Quando rimase solo ridacchiò soddisfatto.

La guerra.

Bene.

Anjo era il miglior tairò che ci si potesse augurare.

Annegheranno nel loro piscio insieme a tutti i gai-jin, a Yoshi, a tutti quanti.

Eccetto la principessa.

La principessa resterà qui, e diventerà vedova... prima è, meglio è.

Capitolo 39


 

Villaggio di Hamamatsu, Lunedì, 8 dicembre

 

Sumomo si risvegliò definitivamente poco prima dell'alba.

Aveva fatto brutti sogni.

Anziché essere in viaggio lungo la Tokaidò insieme a Koiko e al principe Yoshi era di nuovo a Kyòto, inseguita dai soldati della Bakufu, capeggiati da Abeh, che la spingevano verso una trappola: un rifugio shishi in fiamme.

C'erano urla, sangue ovunque, i fucili sparavano.

In preda al panico seguiva Takeda e Katsumata lungo una stretta galleria, poco più di un cunicolo dove i loro corpi passavano a stento, e strisciava dietro agli altri due tra le pareti ruvide che la graffiavano.

L'aria era satura di polvere, irrespirabile.

I piedi di Takeda si trascinavano avanti, annaspava.

E dietro qualcuno o qualcosa li tallonava, poi Takeda si trasformava in Yoshi e Yoshi la prendeva a calci, fermava la sua corsa e poi spariva e davanti non c'era più nient'altro che un tumulo di terra.

Quando il suo cuore ritrovò un battito regolare e riuscì a mettere a fuoco la stanza appena illuminata dalla lampada a olio, Sumomo vide che una delle sentinelle che riposava sui futon accanto la stava osservando.

La sera prima, quando aveva accompagnato Koiko da Abeh, questi le aveva ordinato di dormire nella stanza comune dove lo spazio abbondava.

Vi si trovavano già quattro soldati, due profondamente addormentati e due di sentinella. Sumomo si era preparata il letto ma aveva faticato a prendere sonno; era agitata perchè aveva sentito Yoshi comunicare a Koiko che non avrebbero più viaggiato insieme e Koiko spiegare ad Abeh: “Il principe Yoshi ha deciso che da domani io e il mio gruppo lo seguiremo, con più calma”.

“Ha detto come devo organizzare le cose?”

“Credo che voglia farmi scortare a Edo da dieci uomini guidati da voi. Spiacente di costituire un problema.”

“Non ci sono problemi per me, signora, finché lui è al sicuro.” Sicuro e fuori portata, aveva pensato Sumomo irritata dal cambiamento di programma.

Molte cose potrebbero accadere lungo la strada che arriva a Edo.

Alla fine era riuscita a prendere sonno, ma i sogni l'avevano tormentata. Di solito non ricordava i suoi sogni; prima di addormentarsi e al risveglio diceva sempre una preghiera, Namu Amida Butsu, nel nome del Buddha Amida. Poteva bastare nel caso esistesse davvero un dio da pregare.

La notte precedente aveva dimenticato di recitarla. Adesso ripeté tra sé le parole e chiuse gli occhi.

Il sogno la riportò immediatamente nella capanna degli shishi.

Era stata la più terribile esperienza della sua vita, quella dell'attacco improvviso; i colpi sparati attraverso le pareti della capanna e la testa del giovane accanto a lei che esplodeva senza lasciargli nemmeno il tempo di gridare come tutti gli altri, in preda al panico e al tormento provocato dai proiettili che colpivano a casaccio mentre Katsumata, rimasto per un istante pietrificato, si riprendeva e si metteva alla guida della difesa ordinando a qualcuno la carica dall'ingresso principale e ad altri da quello posteriore.

Ma entrambi gli attacchi erano stati respinti e Sumomo non sapeva dove nascondersi. Capiva che tutto era perduto tra proiettili, urla e sangue, e che quella era la fine, Namu Amida Butsu, Namu Amida Butsu. Poi due mani l'afferrarono senza riguardi e la spinsero nel cunicolo dietro Takeda che spostava il corpo di un uomo che sembrava impazzito. Katsumata ne scavalcò un altro che cercava di prendere il posto di quello che l'aveva salvata, di cui lei non aveva neppure visto il volto e che venne ucciso.

La rissa che ne segui bloccò l'unica via di fuga e finì quando fu ormai troppo tardi per scappare.

In qualche modo riuscirono a emergere all'aria aperta da quell'oscurità satura d'odio e di dolore. Il panico mise loro le ali ai piedi facendoli correre a perdifiato alle costole di Katsumata che attraverso tortuosi vicoli li condusse all'ultimo rifugio possibile in città, l'ingresso posteriore di Iwakura.

Gli shishi presenti indissero subito un consiglio di guerra.

“Suggerisco di separarci” esordi Katsumata. “Ci riuniremo ancora in primavera, nel terzo o nel quarto mese. In primavera scateneremo una nuova offensiva.”

“Perché aspettare primavera?”

“Perché siamo stati traditi, perchè tra noi c'è una spia, tra noi o tra i nostri protettori. Dobbiamo separarci e metterci in salvo.” E così avevano fatto. “Sumomo, tu andrai da Koiko...” Ma prima ancora che potesse rendersi conto dell'enorme confusione in cui si trovava, Sumomo era stata travolta da una crisi di pianto.

“Passerà, Sumomo” le aveva detto Katsumata.

E aveva avuto ragione anche in questo. Le aveva somministrato una pozione calmante che l'aveva fatta dormire. Al momento dell'incontro con Koiko era tornata quella di sempre e si era calmata quasi del tutto.

“Quando sentì che ti torna la paura bevi un sorso della medicina” erano state le ultime parole di Katsumata.

“Tra una o due settimane sarai come nuova. Ricorda sempre che sonno-joi ha bisogno che tu sia al meglio di te...” Sumomo riemerse dal sogno del dormiveglia sudata e spaventata.

Il cielo era ancora buio. Allungò una mano verso l'involto con i suoi effetti personali che di solito usava come cuscino e in cui teneva la bottiglietta di Katsumata.

Ma l'involto non era al suo posto. Quando aveva cambiato stanza non l'aveva portato con sé. Non importa, pensò, non ne ho bisogno, posso farne a meno.

Si ripeté questa frase parecchie volte rigirandosi sotto le coperte che, umide e fredde, sembravano essersi appiccicate alle sue membra.

Poi notò che la sentinella la stava ancora osservando.

“Un brutto sogno, neh?” le sussurrò a bassa voce, con gentilezza.

Lei si limitò ad annuire.

“Io potrei farti dormire bene” disse l'uomo scostando la coperta con un gesto invitante. Sumomo scosse il capo. Il soldato si girò su di un fianco e dimenticò la ragazza: era stupida a rifiutare un simile piacere.

Anche Sumomo si voltò dall'altra parte; più che offesa era divertita.

Con una mano controllò che il coltello nascosto nell'obi fosse al suo posto.

Il contatto con la lama le diede la pace di cui aveva bisogno. Un'ultima preghiera: Namu Amida Butsu.

Chiuse gli occhi e cadde in un sonno senza sogni.

Koiko era sveglia e si sentiva bene. Il sole non era ancora sorto. Yoshi dormiva tranquillamente al suo fianco. Era piacevole restarsene rilassata sotto le coltri, con la certezza di non dover affrontare un altro giorno nello scomodo palanchino, sballottata di qua e di là in nome di un'indecente fretta.

E inoltre era felice perchè era stata una buona notte.

Yoshi aveva dormito sodo.

Di tanto in tanto aveva russato lievemente ma Koiko non ne era stata disturbata.

“Abituate le vostre orecchie, signore” chiocciavano le vecchie cortigiane sdentate alle maiko della scuola, “trascorrerete tutta la vostra vita adulta in compagnia di uomini anziani. Tutti gli uomini russano, ma gli uomini anziani russano più forte.

Però sono anche i soli che pagano bene... i giovani vi regaleranno fiori e poi finiranno per russare lo stesso.”

Tra tutti gli uomini con cui aveva condiviso le sue notti Yoshi era quello con il sonno più tranquillo.

Era molto più difficile da sveglio, era difficile tenergli testa, difficile soddisfarlo. Non fisicamente, fisicamente era forte ed esperto e benché lei fosse educata a non lasciarsi coinvolgere da un abbraccio, riusciva quasi sempre a farle raggiungere i vertici del piacere.

Katsumata era stato un amante più magico.

Accarezzava la sua immaginazione, sapeva eccitarla oltre ogni limite. Si entusiasmava quando lei imparava qualcosa di nuovo, come decifrare le parole sussurrate: “E' nei bisbigli che risiede la vera conoscenza, i messaggi importanti, i segnali di pericolo, di salvezza, è li che si svela ciò che giace nascosto nel più profondo del cuore.

Ricorda: tutti noi abbiamo tre cuori: uno da far vedere al mondo, uno da mostrare alla famiglia e uno soltanto per noi stessi. Alcuni uomini ne hanno sei. E

Yoshi è uno di questi. Lui è il tuo obiettivo, e tu il suo complemento”.

Koiko ridacchiò tra sé ripensando a quando aveva detto a Katsumata che il principe Yoshi le sembrava ben al di là della sua portata. Lui aveva sorriso esortandola a mostrarsi più paziente. “C'è tempo. Hai solo diciotto anni e ormai io non ho molte altre cose da insegnarti. Devi cominciare a camminare da sola.

Come tutti gli studenti più seri e promettenti devi ripagare l'insegnante superandolo! Sii paziente, Koiko, a tempo debito la tua mama-san e io faremo in modo che Yoshi si accorga di te...” E così avevano fatto. Entro quello stesso anno.

Il primo invito al Dente del Drago risaliva a sei mesi e cinque giorni prima. Aveva il cuore in gola e temeva di fallire la prova, ma non era seriamente preoccupata. Era ben preparata e aveva ripagato il suo insegnante.

Ma ho davvero qualche influenza su Yoshi? So che gli piace la mia compagnia e apprezza la mia intelligenza e che sta bene con me. Ma dove dovrei indirizzarlo? Katsumata non ne ha mai parlato esplicitamente, si è limitato a dire che al momento opportuno la strada mi sarebbe stata svelata. “Sonno-joi è la meta finale.

Intanto lega a te il principe Yoshi.

Aiutalo a cambiare. Gradualmente lo aiuterai a venire dalla tua parte.

Non dimenticare mai che non è un nemico, ma che al contrario rappresenta un elemento di vitale importanza per noi, perchè sarà lui a guidare con il titolo di tairò la nuova Bakufu formata da fedeli samurai, non ci sarà più bisogno né di uno shògun né dello shògunato, e il nostro Consiglio di Samurai permanente lo coadiuverà...” Mi domando come sarà la nuova era, e se vivrò abbastanza a lungo per vederla, pensò Koiko comodamente adagiata accanto a Yoshi. E adesso: che cosa fare di Sumomo?

Mandarla a dormire in un'altra stanza non era necessario, anche se avesse dormito come al solito a pochi passi non avrebbe prestato alcuna attenzione alle loro grida e ai gemiti. Ma non era per questo che l'aveva allontanata.

Quando Yoshi le aveva sussurrato che l'indomani non sarebbero ripartiti insieme, aveva avuto l'impressione di sentire un fugace movimento dall'altra parte della parete, come se Sumomo si fosse avvicinata di soppiatto per origliare i loro discorsi: una scandalosa invasione della loro intimità e un bell'esempio di maleducazione.

Solo una ficcanaso farebbe una cosa simile, aveva pensato Koiko.

Oppure una spia.

Ah! Katsumata mi sta forse giocando uno dei suoi tiri intricatissimi e mi fa vivere con una ragazza che spia Tora-chan e me?

Domani mi occuperò di lei, per il momento dormirà altrove.

Dopo aver sistemato le cose dicendole soltanto che il principe Yoshi preferiva restare solo, aveva frugato nel fagotto dei suoi effetti personali; non sapeva esattamente perchè lo faceva ma era ormai certa che Sumomo avesse cercato di spiarli.

Non c'era niente di strano tra gli oggetti della ragazza.

Qualche indumento e una bottiglia contenente una sostanza medicinale. Il kimono ripiegato con cura era dozzinale e venne degnato solo d'una occhiata veloce.

Tranquillizzata, Koiko aveva legato di nuovo l'involto. In quanto alla bottiglia... non poteva trattarsi di un veleno?

Prima di tornare da Yoshi aveva deciso di accertarsene. Sumomo ne avrebbe bevuta qualche goccia. Non è mai sbagliato cautelarsi contro un pericolo potenziale. Yoshi aveva detto: “E stato questo a uccidere Utani.

Non aveva messo le sentinelle dove avrebbe dovuto”.

Spiacente, Utani è stato ucciso dalla notizia del suo appuntamento sussurrata nell'orecchio della mia cameriera da un soldato, notizia che io l'ho autorizzata a riferire a Meikin che a sua volta l'ha passata a Hiraga. Mi chiedo come sia davvero Hiraga.

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