Gai-Jin (172 page)

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Authors: James Clavell

Tags: #Fiction, #Action & Adventure

BOOK: Gai-Jin
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Quella battuta lo fece ridere di gusto e la tensione tra loro svanì.

“Non per voi, signora, mai, lo giuro. Mai.”

“Staremo a vedere. Dobbiamo traversare molti mari, voi e io, perchè, come direbbe Malcolm, io sto abbracciando le sue speranze e i suoi sogni: che possiate aiutare la Struan a distruggere la Brock una volta per sempre.

Forse condividiamo questi sogni e queste speranze?”

“Lo credete possibile?”

Angélique aprì la borsetta e ne estrasse il foglio che aveva trovato nello scomparto segreto della cassaforte, lo avvicinò alla lampada per vedere meglio e ad alta voce lesse:

 

“Questo è il solenne accordo stipulato con il signor Gornt, gentiluomo della Rothwell di Shanghai: se le informazioni da lui fornite aiuteranno la Struan a piegare la Brock and Sons causandone il fallimento entro i prossimi sei mesi, a nome della Struan io garantisco che il signor Gornt ricaverà dal loro fallimento il cinquanta per cento degli interessi della Brock nella Rothwell, che lo appoggeremo in buona fede e nel migliore dei modi presso la Victoria Bank affinché possa ottenere il prestito necessario ad acquistare il restante cinquanta per cento, che appartiene a Jefferson Cooper, e che a partire da questa data e per la durata di vent'anni la Struan garantisce a lui e a qualsiasi società da lui personalmente controllata uno status di privilegio su qualsiasi affare concordato”

 

Gli tese il foglio ma lui non lo accettò.

“Porta la data dell'altro ieri, Edward, ed è firmato, anche se non convalidato dalla firma di un testimone.”

Ancora Gornt non fece alcun cenno di voler prendere il documento.

La sua vista era ottima e mentre Angélique lo leggeva aveva avuto tutto il tempo per riconoscerne la firma.

Tuttavia senza la convalida di un testimone non ha valore, pensò, mentre la sua mente valutava in fretta eventuali piani, interrogativi e risposte. “Dunque, signora?”

“Potrei convalidare la firma di mio marito.”

Con un sussulto smise di fare ipotesi.

“Una moglie non può convalidare la firma del consorte.”

“E se avessi firmato il giorno prima... prima del matrimonio?”

Da dove diavolo le viene quest'idea? pensava lui cercando di riordinare in fretta le idee.

Da Jamie? Da Paradiso? Angélique è come una nave a vapore, niente sembra poterla fermare.

“Anche se, se questo documento fosse convalidato non vincolerebbe comunque la Nobil Casa.”

“No, ma avrebbe un certo peso per Tess Struan... è pur sempre un accordo fatto con suo figlio. Non conferma forse il fatto che stavate lavorando con mio marito clandestinamente per realizzare la più grande ambizione della sua vita?”

“Forse, forse la penserebbe così, signora.”

Esitò.

“Che cosa pensa Jamie del documento?”

“Non ne pensa niente perchè non ne è al corrente. Nessuno ne è al corrente eccetto me” gli rispose, certa di dire il vero.

Altrimenti perchè Malcolm l'avrebbe nascosto?

Soprappensiero, lui si versò altro champagne e notò che lei invece non aveva quasi toccato il suo.

“Immagino” aggiunse con delicatezza, “che un simile favore ne richieda uno in cambio.”

“Vorrei che tornaste a Hong Kong a tutta velocità con la Prancing Cloud, come avete programmato, e che andaste immediatamente da Tess Struan a consegnarle una lettera.”

Lui la guardò incredulo. “E tutto?”

“Non proprio. Quando arriverete a Hong Kong, e il veliero approderà molto prima del postale, andrete da lei prima che sia venuta a conoscenza della tremenda notizia della morte di mio marito da qualcun altro. E' essenziale che siate voi a parlarle per primo, a comunicarle la tragedia ma anche un'informazione segreta, un'informazione vitale che garantirà la rovina dei Brock, che li metterà fuori combattimento per sempre e in men che non si dica.”

Inspirò profondamente. “Perché lo garantirà, non è vero?”

“Sì” rispose lui a bassa voce, ritenendo che non vi fosse più motivo di negarlo.

“Poi le direte che i Brock avevano progettato di assassinare Malcolm utilizzando Norbert Greyforth come strumento di morte. Terzo che...”

“Come?”

“Non è forse vero? Non faceva forse parte del piano di Tyler Brock? o di Morgan? Certamente Jamie lo pensa, ed è pronto a giurarlo. Il signor Skye mi ha parlato del duello e il resto l'ho strappato a forza a Jamie: il motivo di quel duello. Norbert non era forse soltanto uno strumento per assassinare Malcolm?”

“Può darsi” disse Gornt sopraffatto dai suoi discorsi. “E' probabile.

Terzo?”

“Terzo.” La voce di Angélique divenne ancora più bassa ma stranamente più chiara: “Terzo, le direte che è grazie a me che le state portando le prove per distruggere i Brock, e dovete sottolinearlo”.

“Grazie a voi?”

“Grazie a me. Sì. Mettetelo bene in chiaro. Per me è molto importante, non c'è molto da dire su questo e comunque voi avrete quello che volete.”

“Ne siete sicura?”

“Sì. Le direte che voi avreste dimenticato questo contratto stipulato con suo figlio perchè lo ritenevate ormai senza valore. Ma poiché io vi ho chiesto, vi ho implorato di incontrarla, avete deciso di precipitarvi a Hong Kong.” Si allungò verso di lui. “L'informazione... bisognerà agire in fretta, vero?”

“Sì” rispose lui.

“Dunque sottolineatelo. Ma soprattutto continuate a insistere che sono stata io a convincervi ad andare da lei. Che le mie preghiere vi hanno persuaso a incontrarla e a mettere nelle sue mani le prove che serviranno a distruggere i loro nemici... che vi ho assicurato che lei avrebbe onorato il contratto o che vi avrebbe ripagato in modo adeguato. E lo farà. Tess Struan lo farà, lo garantisco.”

“Grazie alla vostra firma?”

“Sarà la prima cosa che noterà, quindi parlategliene. Ditele che Malcolm mi aveva chiesto di convalidare la sua firma dicendomi soltanto che si trattava di un contratto tra voi due e che io ho firmato davanti a entrambi, senza pensarci, lunedì, prima della festa. Ditele che non l'ho letto né ho chiesto di sapere di cosa si trattasse. Ultima cosa, ditele che avete una mia lettera urgente e consegnategliela.” Angélique afferrò il bicchiere. “Se la legge di fronte a voi, cosa poco probabile, vorrei sapere che cosa dice o come si comporta.”

Sorbì un secondo sorso, si appoggiò allo schienale della poltrona in attesa, gli occhi fissi in quelli di lui.

Il suo volto non lasciava capire altro a Edward. “Che cosa c'è scritto nella lettera?”

“Potete leggerla se volete, prima che la sigilli.” Poi in tono leggero e del tutto privo di astio aggiunse: “Vi risparmierà la seccatura di aprirla”.

Edward continuava a pensare a quel suo enigmatico comportamento. “E le notizie della morte, del vostro matrimonio e della morte del figlio, come le comunicherò tutto questo?”

“Non lo so, Edward. Troverete voi un modo.”

Borbottò qualcosa, stupefatto da quella sicurezza, no, non dalla sicurezza ma dall'astuzia.

Era ovvio che il suo obiettivo era quello di entrare nelle grazie di Tess ribaltando l'attuale inimicizia e di bloccare così qualsiasi azione civile o penale che una madre come Tess Struan, lacerata dall'agonia della perdita, avrebbe potuto scatenare contro di lei.

All'Insediamento si scommetteva cinque a uno che Tess Struan l'avrebbe perseguita penalmente e la si dava vincente due a uno.

Non importa, questa strategia potrebbe fare entrare Angélique nel cerchio del vincitore... potrebbe. Con cautela, non proprio come lei ha suggerito ma in modo molto più sottile, Edward avrebbe potuto fare ciò che Angélique proponeva senza danneggiare se stesso e con qualche possibilità di concludere con Tess quell'accordo che gli avrebbe dato tutto ciò che desiderava, forse, una volta superato lo shock per la morte del figlio, quando sarebbe stata in grado di apprezzare l'enormità della sua offerta.

Dal mio punto di vista è molto meglio cercare di staccare Angélique dall'amo di Tess Struan, molto meglio.

Che cosa dovrei chiedere in cambio? La sua firma, certo, ma che cos'altro? Che cos'altro voglio da lei? Ci sono tante altre mosse che potrei fare.

Angélique allungò una mano per prendere la penna. Il suo volto era serio mentre firmava e apponeva la data di due giorni prima. In silenzio vi versò la polvere per asciugare l'inchiostro, ne soffiò via l'eccesso e mise il foglio di fronte a lui tenendo gli occhi bassi.

“Qualsiasi cosa decidiate questo ora è vostro” disse rischiando tutto sul suo celebre senso dell'onore.

“Quanto al resto, Edward, se mi aiuterete avrete anche la mia gratitudine, la mia eterna gratitudine.”

E lo guardò suscitando in lui una sensazione molto piacevole.

 

Nella casa dello shoya Jamie sedeva a gambe incrociate e scalzo sul tatami, di fronte a Hiraga. A capotavola c'era lo shoya che si stava occupando del sakè e del tè.

Per più di un'ora Jamie aveva risposto e fatto domande mentre Hiraga aveva tradotto esitando davanti alle parole strane, chiedendo ulteriori spiegazioni per capire. Jamie era stanco, non a causa dell'incontro, un diversivo piacevole e benvenuto, ma perchè ai guai dell'Insediamento sembrava non esservi soluzione.

Era rimasto addolorato dal rifiuto opposto da sir William al cambiamento di programma per la sepoltura, anche se lo capiva poiché nella sua posizione avrebbe fatto lo stesso.

Povera Angélique, povero Malcolm, povera Nobil Casa. Persino povera Tess.

Qualcuno dovrà pur cedere e non sarà sir William. Dovrà cedere Angélique, non c'è niente da fare. E questa volta temo che ne uscirà distrutta.

Aveva esposto la sua idea di una joint venture nel modo più semplice possibile: lo shoya e i suoi avrebbero fornito le merci, Jamie le capacità tecniche degli europei, con un pagamento a sei mesi che avrebbe dato il tempo di vendere le merci e recuperare il denaro o reinvestirlo in merci che avrebbe consigliato di importare. Ciò condusse a una discussione sulle quantità e poi sui metodi di produzione su vasta scala con cui si sarebbero arricchiti.

“Lo shoya chiede: Quanto costa la vostra macchina per produzione in serie?”

“Dipende da quello che deve produrre.”

“Jami-sama, lo shoya chiede, prego, quali merci bisogna fare per vendere in Inghilterra?

Non adesso, fra tre giorni prego. Lo shoya dice di sì, forse si fa la società per azioni e si porta la macchina per la produzione in serie in Giappone.” Jamie sorrise.

“Una produzione in serie inizialmente è costosa per via delle macchine e della fabbrica stessa. Non come la joint venture che suggerivo. Non potrei mai trovare tutto il denaro necessario per impiantare una fabbrica.”

“Jami-sama, non preoccupatevi, non preoccupatevi per i soldi. Il Gyokoyama può comprare anche Eco se vuole.” Hiraga sorrise cupamente mentre Jamie sbatteva le palpebre. “Lo shoya e io ringraziamo.

Prego. Fra tre giorni voi dite quali prodotti e il prezzo. Vi accompagno a casa.”

“Non ce n'è bisogno, grazie.

“ Hiraga si inchinò, lo shoya si inchinò, Jamie rispose a sua volta con un inchino e si avviò verso l'aria della sera.

“Un tè?” domandò lo shoya.

Hiraga annuì e si preparò per uscire. Aveva bisogno di un bagno e di un massaggio ma era soddisfatto di sé perchè sembrava tutto sistemato eccetto la faccenda dei tre koku richiesti per Jamie McFay.

Lo shoya ordinò a una domestica di portare il tè e quando la ragazza fu uscita disse: “Ho delle notizie per voi. Le ha portate un piccione viaggiatore, Otami-sama, notizie che riguardano il principe Yoshi e la giovane shishi di cui volete sapere”.

“Basta con questi giochi! Certo che voglio sapere queste notizie.” Ora che erano rimasti soli senza neppure rendersene conto Hiraga aveva riacquistato il tono imperioso del samurai. “Di cosa si tratta?”

“C'è stato un altro tentativo di assassinare il principe Yoshi.”

“E morto?” chiese Hiraga speranzoso.

“No, Otami-sama, ecco qua, vi prego di leggere voi stesso.” Con una docilità che non gli apparteneva lo shoya offrì il foglio di carta già mostrato a Raiko e Meikin: Un tentativo di assassinare il principe Yoshi all'alba nel villaggio di Hamamatsu è fallito. L'assassino solitario è stato ucciso dallo stesso principe.

Nell'attacco è morta la signora Koiko.

Informate la Casa del Glicine della nostra grande tristezza. Seguiranno altre informazioni. Hiraga trattenne il respiro. “Quand'è accaduto?”

“Cinque giorni fa, Otami-sama.”

“Non si sa altro?”

“Non ancora.” Leggendo il messaggio il suo mal di testa sembrò peggiorare mentre i pensieri si affollavano in un vortice confuso. Koiko morta, un altro shishi morto! Ma chi? Se Koiko è morta che ne è stato di Sumomo? “Avete informato la Casa del Glicine?”

“Sì, Otami-sama.”

“Che cosa ha detto Meikin?”

“Era distrutta dal dolore, Otami-sama, è naturale.”

“Che cos'altro sapete, shoya?”

“Tutto ciò che so e che riguarda voi e gli shishi vi viene comunicato.”

“Sapete niente di Katsumata e Takeda?”

“Soltanto che si stanno avvicinando, come il principe Yoshi, si suppone.”

“Quando arriva? Ha cambiato i suoi piani adesso?” chiese con la mente in subbuglio. Se Koiko è stata uccisa nella lotta, è stato un incidente oppure Yoshi ha scoperto che Koiko è legata a noi come Meikin?

“Dite, dunque!”

“Non lo so. Forse tra otto giorni, Otami-sama.” Lo shoya studiava il volto preoccupato di Hiraga pensando che sì, in effetti quel giovanotto ha di che preoccuparsi perchè ovviamente si trova in grave pericolo eppure... quanto vale! Concordo che sia un Tesoro Nazionale o che lo dovrebbe essere. Una joint venture! Che idea divina! Mio figlio comincerà a lavorare con questo gai-jin Jamie a partire da domani per imparare le cose dei barbari e poi non avrò più bisogno di Hiraga che per me non significa altro che guai e, spiacente, ormai è condannato. Come tutti noi del resto, se non ci comporteremo con intelligenza. “Otami-sama, ci sono troppi movimenti di truppe intorno a noi.”

“Come? Che genere di movimenti?”

“La Bakufu ha mandato rinforzi nelle tre stazioni di cambio più vicine, sulla Tokaidò. Inoltre ci sono cinquecento samurai in arrivo sia da nord che da sud.” Una goccia di sudore gli scivolò lungo la guancia.

“Siamo nella trappola del tairò Anjo.” Hiraga imprecò e sentì la pressione salire. “Che cosa sentite dire, shoya? Sta progettando di attaccarci qui?”

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