Gai-Jin (174 page)

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Authors: James Clavell

Tags: #Fiction, #Action & Adventure

BOOK: Gai-Jin
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Alcuni rami riempirono gli interstizi. Soddisfatto richiuse la bara con il coperchio e la inchiodò. Vi si appoggiò per qualche istante, ansimando, sporco e più preoccupato di quando aveva cominciato. Paradiso ha ragione, pensò lavandosi le mani in un secchio.

Non ce la faremo mai.

“Avete perduto la testa, dottore” gli aveva detto Skye con la sua tosse sibilante, “e l'ha perduta anche lei, e anch'io a diventare vostro complice. Zia Willie vedrà i sorci verdi ma non importa, domani notte ci sarò.” Questo accadeva al circolo poche ore prima tra il frastuono e le discussioni di sempre. “Prendete un altro whisky.”

“Berrò un caffè invece, grazie, poi partirò.”

“La storia di Angélique mi ha ricordato quella della mia Nellie, dottore.

L'ho sposata quand'ero un apprendista di studio di sedici anni e lei ne aveva quindici, o perlomeno facevamo finta di essere sposati e vivevamo in una catapecchia poco lontano da Fleet Street, vicino all'Old Cheshire Cheese Pub, il locale di Sam Johnson. E' morta di parto e con lei il bambino, sarebbe stato un maschio.”

Offrì a Hoag un sigaro e ne accese uno per sé. “La fossa comune, un paio di penny al monatto, e questa fu l'ultima cosa che seppi di loro. Il colera quell'anno era brutto, anche la dissenteria. I cimiteri erano strapieni.” Paradiso sputò nella sputacchiera. “Non pensavo più alla piccola Nellie da anni. Siete mai stato sposato, dottore?”

“Sì, una volta, anche lei morì a Londra.”

“Un'altra coincidenza? Però dopo Nellie non me la sono più risentita di risposarmi... ho giurato che non sarei stato mai più così povero, costasse quel che doveva costare, sempre in partenza, troppi viaggi.

Ho avuto un sacco di ragazze ma non ho mai preso la sifilide.

E voi, dottore?”

“No.” Hoag aveva incrociato le dita. “Non ancora.”

“Ehi, siete superstizioso anche voi?”

“Sì. Siete sicuro della posizione legale di questa faccenda?”

“Sicurissimo, ma se zia Willie volesse potrebbe addebitarci una dozzina di imputazioni, non temete. State a sentire, qualsiasi cosa succeda Tess Struan darà in escandescenze, il vostro stipendio smetterà di arrivare e finirete sotto un ponte senza il becco di un quattrino.”

“Non importa. Torno in India...”

E strano come il male conduca al bene o il bene al male.

Tutti questi eventi mi hanno spinto a decidere.

Questa volta torno davvero, torno a Cooch Behar, in Bengala, dove vivevo e dove è nata Arjumand.

Troverò la sua famiglia e... e poi si vedrà.

Ho abbastanza denaro per partire e vivere qualche anno, i nostri figli ormai sono cresciuti e appartengono al mondo londinese, sono educati nel migliore dei modi, ho pagato perchè avessero le cose migliori e mia sorella e suo marito sono i loro veri genitori, entrambi brave persone e inglesi fino al midollo.

Io sono un buon medico e Dio sa se in India non hanno bisogno di medici, anche mediocri, così chissà, magari ci sarà ancora un pò di felicità per me... non me l'aspetto, chiedo soltanto un pò di pace dall'ossessione di averla uccisa.

Guardò con stanchezza le due bare.

Un'ultima occhiata per controllare che tutto fosse in ordine. Prese la lampada a olio, uscì e chiuse la porta dietro di sé. Una luna triste gettava un'ombra attraverso le finestre aperte. Un'altra ombra si mosse silenziosa.

Il sergente Towery scrutò nella stanza.

Era perplesso.

Perché il dottor Hoag arrivava nel cuore della notte e poi scavava in giardino come un ladro di tombe per riempire di terra la bara dell'indigeno?

La curiosità ha ucciso il gatto, caro mio, ma non quando io sono di guardia. Domani darò un'occhiata da vicino prima che il dottore si svegli e prima che il nostro onnipotente Pallidar arrivi per l'ispezione.

Lui troverà la risposta.

Capitolo 48


 

Kanagawa, Venerdì, 12 dicembre

 

Con estrema freddezza Pallidar disse: “Dunque, dottore?”.

Hoag era stato convocato da pochi minuti.

Sedeva all'estremità di una sedia, pallido e a disagio.

Rigido e impettito nella sua uniforme, Pallidar sembrava imponente malgrado il forte raffreddore.

Sulla scrivania c'erano il copricapo piumato e la spada con la nappa di seta scintillante nella prima luce del mattino. Dietro Pallidar c'era il sergente Towery.

I rintocchi delle campane del tempio risuonavano minacciosi.

Hoag si strinse nelle spalle con aria dimessa. “Solo zavorra.”

“Per l'amor di Dio, dottore, questa non è una corte marziale e personalmente non mi importa nulla se volete riempire le casse da morto con sterco di vacca, ma ditemi per gentilezza perchè l'avete fatto e perchè l'avete fatto proprio ieri notte.”

“Io... io pensavo che... che fosse una buona idea.”

“Voglio sapere, adesso...” Un colpo di tosse gli impedì di proseguire.

Esasperato si soffiò il naso e tossì, si schiarì la gola e tossì di nuovo.

In tono animato Hoag disse: “Ho, anzi abbiamo una nuova medicina alla clinica che vi farà passare il raffreddore in un batter d'occhio; contiene chinino e oppio”. Accennò ad alzarsi. “Ne vado a prendere un pò”

“Sedete! Parlatemi delle bare, per Dio, non della mia influenza. Il sergente vi ha visto e com'era suo dovere me lo ha riferito. Adesso volete spiegarmi quello che è successo?” Capendo di essere in trappola, Hoag aveva cominciato ad agitarsi sulla sedia. Maledicendo in silenzio il sergente disse: “Posso parlarvi da solo, Settry, vecchio mio, per cortesia?”.

Pallidar lo guardò con occhi fiammeggianti.

“D'accordo. Sergente!” Towery salutò e uscì a passo di marcia.

“Dunque?”

“Dunque vedete... voi dovete capire...” Sebbene Hoag avesse deciso di dirgli senza mezzi termini di farsi gli affari suoi perchè grazie a Dio non era più soggetto alla disciplina militare, quei dannati militari lo avevano già maltrattato abbastanza e non l'avrebbero fatto un'altra volta, si trovò invece a raccontare la storia con tutti i dettagli. Concluse così: “Quindi capite, Settry, che c'era un problema di peso, di differenza di peso, e che la terra lo risolveva alla perfezione... ascoltate, George Babcott arriverà da un momento all'altro, ma non deve sapere, nessuno deve sapere, voi stesso non sapete niente, e ci limiteremo a spedire la bara sbagliata col veliero, cioè quella giusta, e questa notte, quando arriva la lancia, a Dio piacendo lo seppelliremo come voleva e come vuole Angel”.

Hoag era diviso tra un'impressione di grande sollievo e un forte senso di colpa per aver spifferato tutto. “Voi non sapete niente. Adesso vado a prendervi la medicina contro la tosse.”

“Volete restare seduto, per piacere? Siete un folle. Innanzitutto: avete guardato fuori della finestra?”

“Come?” Hoag fece come gli veniva suggerito e guardò dalle finestre che si affacciavano sul mare: vide alte onde grigie e il sole completamente oscurato dai nembi. “Oh!”

“Già, oh! Prima di sera scoppierà un dannato temporale perciò un funerale in mare è fuori discussione, inoltre sapete bene che sir William ha deciso che il funerale si farà a Hong Kong, quindi, per Dio, è li che avrà luogo.”

“Ma Settry, non...”

“No, per voi, per Angélique e per chiunque altro” lo interruppe Pallidar in preda a un nuovo accesso di tosse. Poi con voce roca aggiunse: “Sir William è il responsabile qui e ha preso una decisione, e quella decisione va rispettata. Chiaro?”.

“Sì, ma...”

“Non ci sono ma, vi ripeto. Adesso vi prego di procurarmi un pò di quella medicina per la tosse e di stare lontano dalla camera mortuaria.

Sergente!” Towery si affacciò dalla porta. “Sissignore?”

“Mettete una sentinella davanti alla porta della camera mortuaria e che nessuno vi entri senza il mio permesso. Non voglio che le bare vengano toccate.” Hoag uscì imprecando per quell'avventura, inveendo contro Pallidar e il sergente ficcanaso ma, soprattutto, contro se stesso. Al diavolo, pensò, ho combinato un pasticcio.

Nella clinica trovò la medicina. Fu tentato di aggiungervi dell'olio di castoro ma poi decise di non farlo. “Ecco, Settry, questo vi farà sentire meglio.” Pallidar ne provò qualche sorso e fu sul punto di soffocare. “Pessimo, siete sicuro di non averci pisciato dentro per farmi un dispetto?”

“Ne ho avuto la tentazione.”

Hoag sorrise.

“Mi dispiace di essermi comportato da perfetto idiota. Comunque potreste sempre chiudere un occhio, sapete che potreste ancora farlo. Nelson quando è stato necessario l'ha fatto.”

“Sì, ma lui era nella marina. Qui noi teniamo gli occhi ben aperti.”

“Settry, ve ne prego.” Pensieroso, Pallidar sorseggiò la medicina. “Dovete lamentarvi con sir William.” L'attenzione di Hoag si concentrò sulle rughe di preoccupazione che segnavano il bel volto dell'ufficiale. “Che cosa succede?”

“A me niente, eccetto questo schifoso raffreddore e la tosse. Ma nell'Insediamento molte cose bollono in pentola. Per esempio negli ultimi giorni ci sono stati tanti movimenti nemici intorno a noi, pattuglie samurai, quasi tutte in incognito.

Per sicurezza stiamo pattugliando anche la Tokaidò e le zone limitrofe all'Insediamento, ecco perchè abbiamo notato i loro movimenti. Ci sono tantissimi soldati, uno sull'altro. Non ci danno fastidio a parte qualche piccola questione. Ho contato circa quattrocento bastardi armati fino ai denti.”

“Il tairò Anjo sta cercando di molestarci, di spaventarci?”

“E' probabile.” Pallidar tossì e trangugiò un altro sorso di medicina.

“E cattiva, mi sento già peggio. Puah! Consiglio di far evacuare per qualche tempo il nostro personale da qui.” Hoag fischiò. “Non vorrei che si dovesse chiudere anche la clinica.”

“Non vorrei avervi morto senza neanche una bara in cui mettervi.

Queste carogne sono specializzate negli attacchi a sorpresa come quello in cui fu ferito lo sfortunato Malcolm. Qualcuno dovrà pur pagare per lui.” Hoag annuì.

“Sono d'accordo.”

Guardò verso Yokohama, il paesaggio invernale era piatto e monotono. Odiava il freddo, l'avrebbe sempre odiato. Osservò la Prancing Cloud e il postale, i mercantili, le navi da guerra e le navi d'appoggio che si preparavano ad affrontare l'imminente tempesta oppure a salpare. Ordini superiori imponevano che dalle ciminiere delle navi da guerra salissero sempre degli sbuffi di fumo; questo per far sapere alla Bakufu e alle loro spie che i motori erano accesi e la flotta era sempre pronta a entrare in azione.

Sono stupide tutte queste morti, ma che cosa possiamo fare? I responsabili devono pagare.

Poi vide il fumo della lancia a motore della Struan avanzare mentre gli spruzzi delle onde di prua bagnavano gli oblò della cabina. La sua ansia aumentò.

“Settry, non pensate...” Soffocò sul nascere un'altra appassionata implorazione rendendosi conto all'improvviso che, se quella sera non era adatta alla sepoltura in mare, con un pò di fortuna avrebbe comunque potuto attenersi alla prima parte del piano e far imbarcare sulla Prancing Cloud la bara sbagliata.

Sono l'unico a sapere quale corpo contengono, eccetto forse il sergente, e ho il sospetto che non noterebbe la differenza. Nessuno potrà notarla se non le scoperchierà.

“Non pensate che la vita a Yokohama sia più strana che altrove? Viviamo su una polveriera, non vi sembra?”

“E' la stessa cosa ovunque. Assolutamente la stessa” rispose Pallidar sovrappensiero senza distogliere lo sguardo da lui.

 

Yokohama

 

Nell'ufficio del tai-pan Jamie, Angélique e Skye erano riuniti vicino al bovindo. La pioggia batteva sui vetri.

Era quasi mezzogiorno. “Questa notte sarà troppo pericoloso.”

“Ci sarà un temporale, Jamie?”

“Sì, Angélique. Abbastanza forte da impedirci di agire.”

“Però la Cloud salperà come previsto?”

“Sì, nessuna tempesta la può fermare. Passerà prima da Kanagawa a prendere la bara. Siete sempre intenzionata a metterla a bordo del veliero?”

“E' un ordine di sir William, non mio” rispose lei con fermezza.

“Vuole rispedire Malcolm a Hong Kong contro i suoi e i miei desideri e vuole farlo il più in fretta possibile: ciò significa mandarlo col veliero.

Una bara partirà come lui vuole. Jamie, credo che il nostro stratagemma sia giusto. In quanto al temporale, finirà presto. Se non possiamo seppellire mio marito questa notte, lo faremo domani o dopodomani.”

“Il postale partirà domattina intorno a mezzogiorno.”

“Potreste fargli rimandare la partenza in caso di necessità?”

“Credo di sì. Proverò.” Jamie rifletté un istante. “Ne parlerò con il capitano. C'è altro?” Angélique sorrise con tristezza. “Prima dobbiamo scoprire se il dottor Hoag ha portato a termine il suo compito. In caso contrario... c'è sempre la possibilità che io debba partire con il veliero, malgrado tutto.”

“E' più che probabile che Hoag torni con la lancia.” E poi Jamie aggiunse, pur senza credere a quel che diceva: “In un modo o nell'altro tutto andrà bene. Non preoccupatevi”.

“E se chiedessimo a Edward Gornt di unirsi a noi?” chiese lei.

“No” rispose Jamie. “Tre di noi bastano, oltre a Hoag. Ho già prenotato le cuccette sul postale, per Hoag e per noi due.” Skye si intromise: “Angélique, è molto più saggio che voi restiate qua. Tutti qui sanno che Willie ha voluto decidere contro la vostra volontà e questo vi solleva da molte responsabilità”.

“Dovrò andare per forza, se non possiamo seppellire Malcolm. Devo prendere parte alle sue esequie. Non posso mancare.” Sospirò. “Dobbiamo nominare un capitano per questa impresa, Jamie, e io propongo voi.“

“Concordo” disse Skye.

“Nel frattempo non possiamo far altro che aspettare Hoag.”

Jamie sembrò sul punto di dire qualcosa poi si fermò e limitandosi ad annuire andò nel suo ufficio. L'aspettava una pila di posta da evadere.

Cominciò a occuparsene con diligenza ma qualcosa nel cassetto gli impediva di concentrarsi.

Era la lettera di Maureen.

Infine scagliò la penna sulla scrivania, aprì il cassetto, ne estrasse la lettera e la rilesse.

In realtà non ce ne sarebbe stato bisogno perchè l'aveva già letta almeno venti volte.

Il brano incriminato diceva:

 

Poiché non ho avuto risposte alle mie ferventi preghiere che tu tornassi per condurre un'esistenza normale qui a casa, ho deciso di riporre tutta la mia fiducia nel nostro Signore e partire per Hong Kong, o per il Giappone, ovunque tu sia. Il mio caro padre ci ha anticipato il denaro prendendolo a prestito dalla banca in cambio di un'ipoteca sulla nostra casa di Glasgow. Ti prego di lasciare un messaggio per me presso Cook's di Hong Kong perchè salpo domani, sulla Eastern Mail, in una cuccetta di seconda classe...

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