E finché la marina non si comporta come deve, ciascuno di noi rischia la sua fottuta pelle, per Dio!”
Scese il silenzio. McFay restò impassibile ma era preoccupato che Struan si opponesse duramente a quell'uomo molto più maturo ed esperto di lui. E gli dispiaceva anche che la risposta di Norbert non fosse già parte della proposta iniziale di Struan. Era poi indignato per il fatto di non essere stato messo al corrente della ragione di quell'incontro e quindi di non aver avuto l'opportunità di suggerire una tattica migliore. Tentò di mascherare i propri pensieri.
“Comunque sia, Norbert, approvi un incontro tra te, Dmitri e il tai-pan, rappresentanti della maggioranza, e zia Willie, non appena ritorna?”
“Si può fare, ma non servirà a niente.” Norbert, rinfrancato dallo scontro, bevve il suo brandy.
“So quello che il signor Brock, un vero tai-pan, e il signor Morgan direbbero. In un tagliente linguaggio anglosassone Tyler Brock direbbe che l'ammiraglio è un traditore e William un piccolo bastardo arrogante che non cambierà mai, poi affronterebbe di persona quell'altro dannato cretino di Stanshope e scriverebbe con il primo postale ai nostri amici in Parlamento di scatenare un sacrosanto inferno.”
Si accese un sigaro senza smettere di parlare, e sogghignando dietro una nuvola di fumo continuò con sprezzo:
“Poi direbbe che nonostante i nostri amici siano più potenti e attivi dei vostri, scrivere sarebbe utile quanto comprare un sacco di scoregge, perchè la loro risposta impiegherebbe cinque o sei mesi, e così gli direbbe: “alzate il culo da quella fottuta sedia, siete voi il responsabile, per Dio, risolvete questo problema o vengo in Giappone a rompere qualche testa”.
Come sempre quando sentiva nominare Tyler Brock leggeva di lui sul giornale, o lo incontrava di persona per le strade di Hong Kong e all'ippodromo, Struan fu assalito da un'ondata di rabbia e di paura latente.
“E la vostra risposta qual è?”
“Non ne ho nessuna. Se ce l'avessi l'avrei già messa in atto, per Dio.” Norbert ruttò rumorosamente. “Come con il vostro giapponese segreto e quelle concessioni minerarie che non avrete mai.” Struan e McFay lo guardarono allibiti.
Due settimane prima, bisbigliando euforico, Vargas aveva riferito di essere stato avvicinato da uno degli abituali fornitori di seta, che fungeva da intermediario per un tale Ota. Questi invitava il tai-pan a un incontro segreto “per discutere la concessione in esclusiva alla Struan dei giacimenti d'oro del suo feudo, che include gran parte del Kwanto, la regione di pianure e montagne intorno a Edo. In cambio di armi”.
“Perfetto” commentò Struan. “Se è in buona fede, per noi potrebbe essere la grande svolta! Che ne dite, Jamie?”
“Se è vero, sicuramente!”
“Guardate qui, ho il documento.” Vargas mostrò loro un foglio di carta di riso raffinata coperto di colonne di ideogrammi simili a quelli cinesi e completato da elaborati sigilli. “Questo è il sigillo del principe Ota, e questo è il sigillo di uno dei roju, il principe Yoshi. Pongono due condizioni, che l'incontro si svolga a Kanagawa e che l'intera questione sia segreta per la Bakufu.”
“Perché? E perchè a Kanagawa e non qui?”
“Dicono solo che l'incontro deve avvenire lì, ma aggiungono che raggiungeranno la Legazione di Kanagawa nottetempo. L'incontro dovrà svolgersi nella nostra Legazione.”
“Forse è una trappola, tai-pan” disse Jamie. “Non dimenticate che Lun numero uno è stato ucciso proprio lì e che gli assassini...” Quel pensiero congelò l'entusiasmo di Malcolm, ma fu subito accantonato.
“Abbiamo dei soldati di stanza a proteggerci.”
“Hanno garantito che i loro ufficiali non saranno armati, sembra che lì preoccupi soprattutto la segretezza, senhor” disse Vargas.
“E troppo rischioso per voi, tai-pan” intervenne ancora Jamie. “Ci andrò io con Vargas, che mi farà da interprete.”
“Spiacente, senhor McFay. Vogliono incontrarsi con il tai-pan in persona.
E sembra che non ci sia bisogno di un interprete, ne porteranno uno che sa parlare inglese.”
“E' troppo pericoloso, tai-pan.”
“Sì, ma è un'occasione troppo buona per sprecarla, Jamie, non è mai stato offerto niente del genere a nessuno di noi. Se riusciremo a concludere un accordo di questo tipo, e per di più segreto, avremo fatto un enorme passo avanti. Quali sono i termini, Vargas?”
“Non li hanno specificati, tai-pan.”
“Non importa. Accetta l'invito e ci incontreremo con loro al più presto. A una condizione, che io possa portare anche il signor McFay. Jamie, ci andremo via mare, fatemi preparare un palanchino a Kanagawa.” L'incontro era stato breve e diretto in maniera imprevista. Due samurai.
Uno di loro, che diceva di chiamarsi Watanabe, parlava con accento americano ma usando anche gergo inglese.
“Il principe Ota vuole due prospettori. Esperti. Possono andare dove vogliono nella sua terra, con guide. Niente armi. Dà salvacondotto, buone abitazioni asciutte, cibo con sakè a volontà e donne. Un anno di contratto. Voi tenete metà dell'oro che trovano, fornite tutti gli strumenti per scavare e i sorveglianti per addestrare i manovali se trovano una vena. Voi gestite la vendita. Se va bene, lui rinnova il contratto un secondo anno, un terzo, e ancora, se Nobil Casa sta ai patti. Accettate?”
“Dovranno cercare solo l'oro?”
“Certo, oro. Il principe Ota dice che ha una piccola miniera, forse intorno ce ne sono altre, eh? Voi gestite la vendita. Gli uomini devono essere bravi, devono essere stati nei campi della California o dell'Australia.
Accettate?”
“Accetto. Ci vorrà un pò di tempo per trovare gli uomini giusti.”
“Quanto?”
“Due settimane se sono nell'Insediamento, sei mesi se li dobbiamo far venire dall'Australia o dall'America.”
“Prima si fa meglio è. Poi, quanti fucili avete da venderci subito?”
“Cinque.”
“Il signore Ota li compra e gli venderete tutti i fucili choshu quando arriveranno. Stesso prezzo.”
“Quelli sono già stati promessi. Ve ne daremo degli altri.”
“Il signore Ota vuole i fucili choshu, vuole quelli. Paga stesso prezzo.
Tutte le armi dei choshu, capite? E tutte le altre che potete. Voi venderete solo a lui in Giappone, solo a lui, capite? Anche i cannoni e le navi, tutto quello che riuscirete ad avere. Paga in oro. Più oro trovate, più è vostro.” Malcolm e McFay non riuscirono a spostarlo da quelle condizioni.
Alla fine Struan accettò e fissarono per il mese seguente un nuovo incontro, nel quale Struan avrebbe presentato un breve contratto con l'elenco delle condizioni e una scheda sui due uomini.
Quando i samurai se ne furono andati, Malcolm e McFay si congratularono a vicenda. “Jamie, andrete a cercarli nella Città Ubriaca e li troverete. Per Dio, sbrigatevi e state attento che Norbert non lo venga a sapere.
“Fidatevi di me.”
In pochi giorni McFay aveva trovato i due uomini che facevano al caso: uno era americano, l'altro veniva dalle miniere di stagno della Cornovaglia, avevano entrambi lavorato nella zona aurifera scoperta nei pressi dell'azienda agricola di Sutter in California e setacciato il fiume Anderson in Australia.
L'indomani i minatori avrebbero comunicato il loro fabbisogno di strumenti da lavoro e si sarebbero definite le clausole del contratto. Struan e McFay sbiancarono alle parole di Norbert.
“L'accordo con i giapponesi l'ho concluso io, giovane Malcolm, ve ne potete scordare, e scordatevi anche di quei minatori che avete trovato, gli ho fatto un contratto per cinque anni.”
“Voi avete fatto cosa?” Norbert rise. “La mattina ha l'oro in bocca, figliolo. Gli ho offerto condizioni migliori delle vostre, e li ho già imbarcati per Edo per il samurai Watanabe. Ma dove avrà imparato l'inglese americano, quel bastardo?
Ve l'ha detto? Non importa. La metà dell'oro che troveremo è un buon affare.”
La sua risata divenne ancora più insolente.
“Quanto a William, lo incontrerò non appena tornerà, non mi preoccupa. Dmitri sei il benvenuto, organizzerò io l'incontro.” Guardò Struan con una smorfia di disprezzo. “Dato che voi non ci sarete, porterò Jamie con me.”
“Cosa?” Norbert ruttò ancora. “Mi è giunta notizia che vostra madre vi ha ordinato di tornare a Hong Kong con la prima nave.” Jamie avvampò. “Norbert, per favore...”
“Jamie, tenetevi fuori da questa storia” ringhiò Struan. “Norbert, vi suggerisco di scegliere le parole con più attenzione.”
“Davvero, ragazzo? Ho forse capito male, non vi ha ordinato di tornare in fretta, tanto che ha dato ordini in quel senso anche al vostro Capitano?”
“Non sono affari vostri! Vi avverto...”
“Tutto quello che succede a Yokohama è affar mio!” Norbert gli urlò in risposta. “E non accetto consigli dalla Struan, men che meno da un infante con il moccio al naso!” McFay balzò in piedi, Struan sollevò il bicchiere di brandy e gli scagliò il contenuto in faccia.
“Cristo santissimo...”
“Ritirate quello che avete detto, Norbert” gridò Struan. Dmitri e Jamie McFay erano pietrificati da come stava precipitando la situazione.
“Ritiratelo o sarò costretto a chiedervi soddisfazione, per Dio!”
“Un duello al tramonto?” lo schernì Norbert, contento che la provocazione avesse colpito più forte di quanto avesse sperato. Diede uno strattone alla tovaglia, facendo tintinnare tutti i cristalli e ne usò un lembo per asciugarsi il viso. “Scusate il disordine, voi due siete testimoni che ho detto solo la verità, per Cristo!”
“Chiedete scusa, sì o no?” Norbert posò entrambe le mani sulla tavola e fissò Malcolm Struan con aria di sfida. Malcolm, bianco dalla rabbia, ricambiò lo sguardo. E' vero che vi è stato ordinato di tornare, è vero che avete vent'anni, che siete minorenne di fronte alla legge, e perciò avete ancora il moccio al naso.
E' la verità, ed eccovene un'altra: potrei farvi saltare la testa o staccarvela dal collo anche con una mano legata. Se non siete neanche capace di stare in piedi, come pensate di battervi a duello, eh?” concluse con pesante tono di scherno.
“Siete uno sciancato, giovane Malcolm, è questa la sacrosanta verità! Ma ve ne voglio dire un'altra ancora: è vostra madre a dirigere la Struan, lo fa da anni, e la sta facendo affondare.
Chiedetelo a Jamie, o a chiunque sia abbastanza onesto da confermarvelo!
Voi vi fate chiamare tai-pan, ma non lo siete, non siete Dirk Struan, non siete il tai-pan e non lo sarete mai!
Tyler Brock è il tai-pan e, per Dio, la nostra diventerà anche la Nobil Casa prima di Natale. Un duello?
Siete matto, ma se è questo che volete, comunicatemi quando.” E con questo se ne andò tronfio sbattendo la porta.
“Voglio, voglio che voi due mi facciate da padrini” disse Malcolm balbettando per la rabbia.
Dmitri si alzò tremante. “Malc, siete pazzo. I duelli sono vietati dalla legge; ma ci sto. Grazie per il pranzo.” E uscì.
Struan tentò di riprendere fiato. Alzò lo sguardo verso McFay che lo fissava come se fosse uno sconosciuto.
“Sì, è una follia, Jamie, ma Norbert è il migliore della Brock e figli, vi ha sopraffatto e...”
“Mi dispiace...”
“Anche a me. Ma la verità è che io non ho parlato a nessuno di quel minatori, Vargas non ne sapeva niente, dunque la storia dev'essere trapelata da voi. Siete il dipendente migliore nella compagnia, ma Norbert ci seppellirà qui. Un proiettile in testa è l'unico modo per trattare con quel bastardo, e con tutti i maledetti Brock.”
“Mi dispiace di avervi deluso” disse McFay dopo una pausa, “mi dispiace davvero... ma non voglio prendere parte a questo duello, né ad alcuna vendetta. E' una follia.”
Struan diventò ancora più pallido.
“Parliamo di voi, o mantenete il voto di sostenermi, per Dio, o siete finito. Vi do tre giorni.”
Quello stesso mattino di buon'ora Settry Pallidar e un drappello di dragoni a cavallo conducevano il corteo oltre il ponte del primo fossato del castello di Edo.
Attraversato il ponte levatoio tra file di impassibili samurai in uniforme schierati spalla a spalla come già migliaia di altri allineati sulla strada, passarono sotto la saracinesca e superarono i massicci cancelli rivestiti di ferro.
Li guidava un drappello compatto di samurai con vessilli alti tre metri recanti l'insegna del Roju, tre fiori di ciliegio intrecciati.
Dietro i dragoni veniva la banda scozzese, con un capobanda gigantesco, venti stridenti cornamuse e una cinquantina di uomini al seguito, poi i ministri con i loro attendenti, tutti a cavallo.
I ministri indossavano abiti di corte, i tricorni, le spade cerimoniali e mantelli o finanziere per ripararsi dal vento.
Il ministro russo, in uniforme da cosacco e mantellina, montava il miglior cavallo di tutto il Giappone, uno stallone bruno alla cui cura e protezione erano addetti non meno di venti stallieri. Sir William era accompagnato da Phillip Tyrer e Johann, Henri Seratard da André Poncin.
Chiudeva il corteo un drappello di soldati britannici.
I due piccoli cannoni da campo trainati su supporti mobili e i cannonieri si fermarono prima del ponte.
Il compromesso aveva richiesto giorni di discussioni: sir William insisteva che la scorta di cannoni cerimoniali faceva parte del tradizionale rituale di cortesia ai regnanti, la Bakufu invece che la presenza in quell'occasione di qualsiasi tipo di armi gai-jin era fuori legge e rappresentava un oltraggio al loro riverito shògun.
L'accomodamento a cui sir William era giunto dopo una settimana di estenuanti trattative stabiliva che i cannoni rimanessero al di là del ponte e che i saluti regali venissero sparati solo dopo il formale consenso unanime promesso dai roju.
“Niente munizioni a terra, molto spiacenti...”
Questo punto fondamentale era stato risolto con l'aiuto dell'ammiraglio francese. Nel corso di un'interminabile riunione fece avvicinare la nave ammiraglia alla costa e diede l'ordine di sparare una bordata, invero non molto ben mirata, di granate e palle di cannone che sfiorarono l'Insediamento e atterrarono senza danno nella risaia vicina, terrorizzando ogni giapponese dei dintorni.
“Se non possiamo portare munizioni a terra” spiegò sir William con finta semplicità, “dovremo necessariamente procedere ai saluti dal mare.
Gli avevamo chiesto di sparare a salve, ma credo che abbia frainteso, per via della lingua, sapete e, mi dispiace, ma se la gittata sarà troppo corta e colpirà la vostra città, ne sarete voi i responsabili.