Gai-Jin (152 page)

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Authors: James Clavell

Tags: #Fiction, #Action & Adventure

BOOK: Gai-Jin
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“Perché?”

“L'ho capito da Tyrer che lo ha capito dal suo samurai addomesticato, Nakama. Il giapponese di Tyrer è eccezionalmente dotato, tenuto conto da quanto poco tempo è arrivato qui. Mostra una notevole predisposizione e perciò dobbiamo tenerlo d'occhio e coltivarcelo.

Tyrer ha scoperto che non c'è del tenero tra questo Anjo e Toranaga Yoshi, che è un aristocratico come voi, mentre Anjo è un borghesuccio qualsiasi.” Seratard non rimase, insensibile al complimento, benché non avesse affatto natali aristocratici da vantare.

“Incoraggiamo segretamente gli inglesi a sconfiggere Anjo e all'ultimo momento prendiamo le distanze da un eventuale conflitto, ma nel frattempo coltiviamo Yoshi in nome della segreta politica del nostro paese.

Facciamo di lui un alleato, dobbiamo farlo, poi attraverso di lui ributtiamo gli inglesi nella loro fogna e prendiamo il controllo della presenza straniera in Giappone.”

“E in che modo ci riusciremo, André? A coltivare Yoshi intendo dire?”

“Lasciate fare a me” aveva replicato lui tentando un altro azzardo.

Attraverso Raiko, mettendole a disposizione spie di ottimo livello, e denaro, poteva stabilire i contatti giusti per avvicinare Yoshi. “Lui sarà la chiave che ci aprirà il Giappone.

Dovremo investire del denaro, è ovvio, ma non molto. Tuttavia, nelle tasche giuste...” e con una piccola sosta anche nelle mie, aveva evitato di precisare, “garantisco il successo dell'impresa. Sarà il nostro Cavaliere Senza Macchia. Dobbiamo aiutarlo a diventare il nostro sir Galahad, che porterà sir William re Artù alla rovina.”

Perché no, si disse ripensando a quei discorsi mentre conversava con Tyrer, un altro pezzo chiave della scacchiera del dominio francese in Asia. Phillip farà...

Mio Dio! quasi gridò quando l'idea gli esplose nella mente: se Struan verrà ucciso in duello, Angélique sarà libera e potrebbe diventare una Ginevra per questo muso giallo di Yoshi. Perché no? Magari a lui un diversivo non dispiacerebbe. Attraverso Raiko, forse Angélique potrebbe... Perché senza fondi sarebbe vulnerabile e quindi pericolosa...

Rise e accantonò il pensiero come troppo azzardato per essere preso seriamente in considerazione.

“Phillip” disse nell'intento di fargli credere d'essere il suo migliore amico, “se possiamo aiutare i nostri padroni ad arrivare a una soluzione definitiva e a metterla in pratica... che ne dite?”

“Sarebbe fantastico, Andrè!”

“Un giorno voi sarete l'ambasciatore del Giappone.” Tyrer rise. “Non dite sciocchezze.”

“Non sono sciocchezze.” Malgrado il fatto che si sarebbero sempre trovati su opposti fronti e che lui avrebbe sempre avuto il bisogno di influenzarlo, Tyer gli piaceva sinceramente. “Tra un anno parlerete e scriverete in giapponese senza problemi, sir William si fida già di voi, avete il vostro asso nella manica, Nakama, che vi aiuta. Perché no?”

“Perché no?” ripeté Tyrer con una smorfia. “E' una buona idea con cui concludere una serata. Sogni d'oro, André.”

Quasi nessuno quella notte dormì un sonno tranquillo come quello di Angélique. La bomba scagliata da Struan durante la cena, unita all'ansia generata dall'incombere di guerre in Giappone e in Europa, e i conseguenti danni per gli affari, tennero svegli quasi tutti. “Come se la nostra guerra civile non mi desse già abbastanza preoccupazioni” mormorò Dmitri al cuscino nell'oscurità della sua stanza, nell'edificio della Cooper-Tillman.

Le notizie che giungevano da casa erano sempre più allarmanti, indipendentemente dalla parte per cui si stava, e lui aveva membri della famiglia su entrambi i fronti.

Perdite spaventose per i due eserciti, saccheggi, incendi, atrocità, ammutinamenti, episodi di brutalità e corruzione, eccidi mostruosi.

Uno zio gli aveva scritto dal Maryland che intere città erano state bruciate e saccheggiate dalle bande sudiste di Quantrill e dai Jayhawker del Nord, e che ormai i più importanti uomini dell'Unione avevano trovato il mezzo di comperare per sé e per i propri figli la possibilità di non arruolarsi: La guerra viene combattuta dai poveri, dagli affamati, dai mal equipaggiati e dai disperati.

Questa è la fine per il nostro paese, Dmitri...

Da Richmond suo padre scriveva le stesse cose: Non resterà più niente se la guerra continuerà per un altro anno. Niente. E' terribile dirtelo, mio caro figlio, ma tuo fratello Janny è stato ucciso nella seconda battaglia di Bull Run, povero ragazzo, e la nostra cavalleria è stata decimata, una carneficina...

Dmitri si rigirò più volte nel letto: cercava di dimenticare il dolore per la sua nazione ma non vi riusciva.

 

Al circolo intanto era in corso un alterco tra i pochi mercanti ubriachi rimasti. Ai tavoli sedevano alcuni ufficiali della marina e dell'esercito, Tweet e qualche civile, tutti intenti a bere i bicchiere della staffa.

A un tavolo accanto alla finestra sedevano il conte Zergeyev e il ministro svizzero appena arrivato in Giappone, Fritz Erlicher. Il russo si protese verso il bicchiere di porto nascondendo il divertimento. “Sono tutti sciocchi, Herr Erlicher” disse sovrastando il frastuono generale.

“Intendete dire che il giovane Struan non faceva sul serio?”

“Lui fa sul serio, ma se i suoi desideri diventeranno realtà è ancora da vedere.” In francese, Zergeyev spiegò allo svizzero il conflitto esistente fra Tess Struan e suo figlio.

“Questo è quello che si dice: è lei a tenere le redini della compagnia anche se lui porta il titolo di tai-pan.”

“Se questo progetto diventasse realtà per noi due sarebbe una buona cosa.”

“Ah! Avete forse qualcosa da proporre?”

“Solo un'idea, conte Zergeyev.” Erlicher allentò il nodo della cravatta e respirò più liberamente; nella sala l'aria era fumosa e pesante, densa dell'odore di birra e urina, e la segatura sul pavimento aveva urgente bisogno d'essere sostituita. “Noi siamo una piccola nazione indipendente con poche risorse naturali ma coraggio e capacità da vendere.

Gli inglesi, che voi non amate, hanno il monopolio in Europa di quasi tutta la produzione e il commercio di armi... anche se la fabbrica Krupp sembra ben avviata.”

Lo svizzero, un uomo grande e grosso con una folta barba, sorrise. “Abbiamo saputo che la madre Russia vi ha una partecipazione significativa.”

“Voi mi stupite.” Erlicher rise. “A volte stupisco anche me stesso, Herr conte. Ma volevo sottolineare che noi abbiamo messo in funzione le nostre prime fonderie di fucili e cannoni, e in privato vi posso dire che stiamo negoziando con Gatling per ottenere la licenza per produrre le sue armi; potremmo perciò rifornirvi di qualsiasi articolo abbiate bisogno, in futuro, beninteso.”

“Grazie, caro signore, ma noi non abbiamo questa necessità. Lo zar Alessandro II è un riformatore amante della pace, lo scorso anno ha emancipato i servi della gleba e quest'anno si è occupato della riforma dell'esercito, della marina, dell'apparato burocratico e giudiziario, del settore dell'educazione, di tutto, insomma.”

Erlicher fece una smorfia. “E nel frattempo presiede il più grande dominio territoriale della storia, soggiogando un numero di persone che non ha mai avuto eguali, a eccezione di Gengis Khan e delle orde dei suoi mongoli. Gengis andava verso occidente” aggiunse con un sorriso radioso, “mentre lo zar si allunga verso est, verso l'intero continente!

Immaginate!

Verso tutto il continente fino al mare, e attraverso la Siberia fino alla penisola Kamciatka. E non è ancora tutto? o forse mi sbaglio?”

“Forse” ribatté il conte sorridendo a sua volta.

“Abbiamo saputo che lo zar spera di arrivare in Giappone attraverso la vostra nuova fortezza di Vladivostok, poi di dirigersi verso nord alle Kurili, poi ancora più a nord alle Aleutine per ricongiungersi infine con l'Alaska russo che arriva fino alla California settentrionale. E tutto questo mentre il mondo dorme. Stupefacente.”

Erlicher estrasse la scatola di sigari e l'offrì al suo compagno. “Volete? Sono i cubani migliori.” Zergeyev ne prese uno, l'annusò e l'arrotolò tra le dita, poi lasciò che l'altro glielo accendesse. “Grazie. Eccellente. Sono tutti sognatori come voi gli svizzeri?” chiese in tono cordiale.

“No, signor conte. Ma siamo amanti della pace e buoni ospiti per tutti i pacifisti, ce ne stiamo ben armati sui nostri monti e osserviamo il mondo.

Per fortuna le nostre vette sono ostili a chi vi giunge senza invito.”

Un altro alterco li distrasse per un momento; Lunkchurch, Swann, Grimin e gli altri erano più rumorosi del solito.

“Non sono mai stato in Svizzera. Voi dovreste venire in Russia, abbiamo molti panorami che sono una gioia per gli occhi.”

“Conosco la vostra bella San Pietroburgo. Tre anni fa, sono stato accreditato nella nostra ambasciata di San Pietroburgo per alcuni mesi.

E la migliore città d'Europa, penso, se si appartiene alla nobiltà, se si è molto ricchi o diplomatici stranieri.

Dovete averne una grande nostalgia.”

“Una nostalgia lancinante, più di quanto voi possiate immaginare.” Zergeyev sospirò. “Tra non molto vi farò ritorno. A quanto pare il mio prossimo incarico sarà a Londra... e allora visiterò le vostre montagne.”

“Sarei onorato di ospitarvi.” Erlicher emise un anello di fumo col suo sigaro. “Allora il mio suggerimento pratico non vi interessa?”

“E certo vero che gli inglesi monopolizzano tutte le imprese, tutte le rotte e tutti i mari, che sfruttano ogni risorsa delle terre conquistate...” Ora non c'era alcun calore nel sorriso del conte, ”...risorse che andrebbero divise.”

“Non sarebbe dunque il caso di parlarne ancora, in un ambito più tranquillo?”

“Magari a pranzo? Informerò senza meno i miei superiori della nostra conversazione. Qualora in futuro si verificasse una necessità, dove potremmo contattare voi o i vostri superiori?”

“Ecco il mio biglietto da visita. Se chiedete di me a Zurigo trovarmi non vi sarà difficile.”

Erlicher guardò il russo osservare ammirato gli stupendi caratteri del nuovo e miracoloso processo di stampa appena messo a punto. Il conte Zergeyev era un uomo dai tratti eleganti, patrizio dalla testa ai piedi, vestito con eleganza perfetta. Gli abiti dello svizzero invece erano di mediocre fattura e i suoi avi erano stati tutti contadini. Ciò nonostante non invidiava Zergeyev.

Io sono svizzero, stava pensando. Sono un uomo libero. Non mi devo inginocchiare né togliere il cappello davanti a nessun re, zar, prete o uomo qualsiasi, se non voglio farlo. Questo poveraccio è pur sempre un servo.

Ringrazio Dio per i miei monti e le mie valli, e per i miei fratelli e le mie sorelle in mezzo ai quali vivo, tutte persone libere, oggi e per sempre.

Accanto al bar, Lunkchurch, ubriaco e barcollante, discuteva con un altro uomo urlando a più non posso: “Che quello Struan dica le sue cavolate quando cavolo vuole...”.

“Per l'amor del cielo, Barnaby, smettetela di parlare in quel modo” gli gridò il reverendo Tweet aprendosi un varco verso la porta con il collare storto e il volto paonazzo e sudato. “Se ci si riflette da un sano e inglese punto di vista, bisogna ammettere che moralmente il giovane Struan ha scelto l'atteggiamento giusto!”

Lunkchurch ribatté a quell'affermazione con un gesto molto volgare.

“Mettetevi le vostre cavolo di prediche dove dico io!” Avvampando di rabbia, il reverendo Tweet cercò inutilmente di colpire Lunkchurch con un pugno.

Quelli più vicini a Lunkchurch lo trattennero come facevano di solito in casi simili, e gli uomini intorno a Tweet cercarono di placarne l'ira e arrestarne la veemente filippica. Ma a quel punto Charlie Grimm, sempre pronto ad accettare qualsiasi sfida, superò il frastuono generale e il proprio torpore alcolico e gridò: “Barnaby, preparati a incontrare il tuo Creatore!”.

Fortunatamente gli astanti si scansarono e tra le grida festose degli spettatori i due cominciarono a picchiarsi senza più controllo.

“Il prossimo giro è offerto dalla casa” disse il barista. “Uno scotch per il reverendo, porto per il conte e il suo ospite. Adesso voi due piantatela di picchiarvi!”

Tweet accettò la bevanda e a passo incerto si avvicinò a un tavolo distante dai due contendenti che si rotolavano avvinghiati sul pavimento, incattiviti come non mai. Il barista sospirò, rovesciò sui due un secchio di acqua sporca, birra e altri fondi di bicchiere, fece il giro del bancone, sollevò Lunkchurch e Grimm e tra grida entusiastiche li scaraventò su High Street.

“Signori, si chiude! Signori!” disse agli uomini che manifestavano il loro scontento. Tutti scolarono i loro bicchieri e cominciarono a uscire. Zergeyev e Fritz Erlicher salutarono con un educato cenno l'uomo di chiesa.

“Reverendo” disse Swann, il magro mercante che svolgeva la funzione di diacono della piccola comunità, “perchè non andiamo a cercare qualche peccatore nella Città Ubriaca?”

“Ecco, signor Swann, è... per così dire... di strada.”

Nella sua casetta nello Yoshiwara, Hinodeh aspettava. Furansu-san aveva detto che sarebbe venuto quella sera, ma forse un pò in ritardo.

Hinodeh era pronta per spogliarsi,, indossava kimono e sottokimono raffinati, i suoi capelli scintillavano tra i fermagli di guscio di tartaruga e argento che decoravano l'acconciatura, ideata per mettere in risalto la nuca e il collo perfetti; quei fermagli erano li soltanto per essere sfilati e lasciar ricadere i capelli sulle spalle, con sensualità.

Mi chiedo cosa ci sia di tanto erotico nella nuca e nel collo di una donna, si domandò Hinodeh, e perchè anche nasconderli sia erotico.

Gli uomini sono così strani!

Ma sapeva bene che il gesto di lasciar ricadere i capelli aveva il potere di eccitare Furansu-san, e tutti gli altri, e quella era la sua unica concessione al loro patto.

Era l'unica cosa che facesse alla luce.

Quando lui dormiva nella casetta, la sua maiko la svegliava delicatamente nell'oscurità che precede l'alba e l'aiutava a rivestirsi. A volte lui si svegliava. Hinodeh poi andava nell'altra stanza e ne richiudeva la porta lasciando la maiko a sorvegliarla. Se era ancora stanca si riaddormentava. Furansu-san aveva accettato di non entrare mai in quel santuario, condizione da lei imposta dopo la loro prima notte: “In questo modo il segreto della notte si protrarrà nel giorno” gli aveva detto.

“Come?”

“In questo modo ciò che tu hai visto la prima volta non cambierà mai, qualsiasi sia la volontà degli dei” Un tremito la attraversò. Malgrado si sforzasse di non pensarci, non poteva allontanare del tutto da sé la sensazione che il seme del vile Dio della Malattia stesse già guadagnando forza, pronto a esplodere da un momento all'altro. Si scrutava quotidianamente.

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